Per essere una voce fuori dal coro all’interno di Forza Italia, bisogna usare Twitter. Lì la longa manus di Berlusconi e dei suoi fedelissimi non arriva a rimettere in pista chi va fuori strada. Un dissidente ideale è Elio Vito, parlamentare di lungo corso, prima radicale, poi forzista, tra i più vicini al Presidente negli anni d’oro del partito. Egli, a colpi di tweet, fa valere le sue idee che, tuttavia, spesso sono in contrasto con la linea della Forza Italia odierna: sostenitore convinto del Ddl Zan, critico verso alcuni esponenti dell’alleata Lega, scettico verso alcune posizioni del partito, soprattutto nei confronti dell’unione futura in chiave elettorale coi sovranisti.
Eletto per la prima volta alla Camera nel 1992 in chiave radicale, dopo ha aderito alla nascente Forza Italia. Già nel 1994 viene nominato vice capogruppo alla Camera e nel 2001 capogruppo; nel 2008 è stato rieletto per la sesta volta e incaricato Ministro per i rapporti col Parlamento. Con la genesi del PDL, Vito segue Berlusconi nell’alleanza di centrodestra e, nel 2013, finita l’esperienza unitaria, ritorna in FI assieme agli altri. Nel 2018 è stato eletto per l’ottava volta parlamentare. Una carriera senz’altro invidiabile, si direbbe, e per giunta fedele alla linea, cosa che in FI non è così scontata; carriera che, tuttavia, nell’ultimo anno è stata segnata da un notevole cambio di passo. Infatti, Vito non si riconosce più in alcune battaglie, altresì storiche, promosse dal suo partito.
Mentre Forza Italia, per mascherare delle lotte intestine al suo interno, non si esprime unitamente sul Ddl Zan, così da far credere che la libertà di idee sia una pietra miliare in un partito invece rovinato dai diktat, Elio Vito è un sostenitore strenuo della battaglia del collega democratico. “Forza Italia? Non lo riconosco. Era un partito a favore dei diritti civili, oggi siamo chiusi e oscurantisti”, ha dichiarato a Open agli inizi di luglio. Dura critica, quindi, che va nella direzione del puro dissenso: se il partito non si schiera sì apertamente, non importa. Ciò che conta è la difesa dei diritti civili. Questo il pensiero di Elio Vito, in una Forza Italia sempre più a trazione leghista e, quindi, “oscurantista”, secondo le sue parole. I social network, che sono il campo d’azione preferito dall’Onorevole, sono spesso teatro di insulti a lui riservati da militanti e simpatizzanti di (centro)destra, che non ritengono possibile una forma di dissenso tanto evidente. Le emoji arcobaleno compaiono in molti suoi post, che, tra l’ironia e la serietà, parlano chiaro: Forza Italia non deve essere cannibalizzata dalla Lega.
Quella Lega che annovera tra i suoi alfieri Borghi e Durigon, due bersagliati dai tweet di Vito. La diatriba con Borghi è nata a seguito delle affermazioni del deputato leghista sui sieropositivi, che hanno fatto molto discutere e hanno indignato Vito. La tematica riguardava, ancora una volta, il Ddl Zan; “indegno accostamento tra Lgbt e Hiv, il legista Borghi si scusi”, aveva gridato in Aula il forzista. Da lì è nato un botta e risposta via social tra i due, che forse oggi non si guardano di buon occhio quando s’incrociano lungo il Transatlantico. Con il Sottosegretario Durigon, però, la polemica è più pesante. Quando Durigon, con un’uscita infelice, dichiarò che il parco “Falcone e Borsellino” di Latina sarebbe dovuto essere rinominato “Parco Mussolini”, perché così si chiamava fino al 2017, Elio Vito ha perso la calma. Ogni giorno, twittando, chiede le dimissioni di Durigon, con post del tipo “Buongiorno, oggi è [data del giorno] e il Sottosegretario Durigon non si è ancora dimesso”. Lo fa anche a livello istituzionale, dichiarandosi pronto a firmare una mozione di sfiducia nei confronti del collega, e alleato, leghista. L’ha ribadito al suo partito e al premier Draghi. E finché Durigon non si dimetterà – Vito ha da attendere molto – egli proseguirà la sua azione sfiduciante.
A livello di partiti, non risparmia attacchi in generale alla Lega: “Salvini e Partito moderato non stanno insieme”, scriveva qualche giorno fa sui suoi canali in merito alla federazione di centrodestra che è in cantiere. Il contenitore dovrebbe chiamarsi “Prima l’Italia” (nome non definitivo e promosso da Salvini, NdA), titolo che non piace a Elio Vito, che ironizza così: “Prima l’Italia, e dopo?”. Come per dire, oggi prima l’Italia, domani prima e solo la Lega.
Ieri il Coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, ha dichiarato di non ergersi a giudice di Lamorgese e Durigon, in merito alle discussioni riguardo alla ministra dell’Interno (attaccata per la gestione complicata degli sbarchi e i rave) e il Sottosegretario. Pronta la risposta di Vito, via Twitter: “Trovo gravi le parole del nostro Coordinatore nazionale, Tajani, che, novello Ponzio Pilato, se ne lava le mani”.
Tajani come Ponzio Pilato, dunque, secondo un parlamentare della sua schiera. La storia ci ricorda come Pilato, adottando la tattica del “menefreghismo”, mandò a morte Gesù Cristo. Il paragone fatto da Vito, forse, non aveva granché a che fare con le dichiarazioni del Coordinatore, bensì con il corso della storia. Forza Italia è il perno del Centrodestra, ma solo in quanto ideatore di esso. Oggi è schiacciato dai sovranisti, ai quali prova ad assomigliare, ma poco c’azzecca. Elio Vito, con le sue strategie indiscutibilmente furbe, è la prova di due evidenze: la prima, che anni di guerre dentro FI hanno portato alla creazione di una frangia “a sinistra” dentro al partito; la seconda, che per manifestare contrarietà Forza Italia bisogna usare il pugno duro, senza temere ritorsioni. Il comportamento dell’Onorevole Vito è discutibile, può infastidire, qualcuno può definirlo “ingrato”, tuttavia mette in chiaro come il dispotismo, prima o poi, stanca. Non solo gli elettori, che da tempo hanno virato altrove, ma anche i parlamentari, perfino quelli storici.
[…] Per essere una voce fuori dal coro all’interno di Forza Italia, bisogna usare Twitter. Lì la longa manus di Berlusconi e dei suoi fedelissimi non arriva a rimettere in pista chi va fuori strada. Un dissidente ideale è Elio Vito, parlamentare di lungo corso, prima radicale, poi forzista, tra i più vicini al Presidente negli […] Fonte: Lanterna (Read More) […]