Elezioni Usa: possibile dietro-front di Biden, conferma di Trump e prospettive di voto

Qualche giorno fa, in una intervista a “Bet News”, Joe Biden ha dichiarato che sarebbe stato pronto a riconsiderare la sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti solo in caso di “problema medico”.

Ed ecco il problema medico: è di ieri infatti, 17 luglio, notizia ufficiale per cui il Presidente avrebbe contratto il Covid-19 che lo ha costretto a rinunciare al previsto comizio elettorale a Las Vegas, in Nevada, ed a rientrare nella sua residenza privata in Delaware.

Sto bene” ha dichiarato il Presidente alla stampa e “sta mostrando sintomi blandi” ha specificato la sua portavoce Karine Jean-Pierre, ma fonti vicine al Presidente hanno dichiarato che lo stesso si stia informando sulle possibilità di vittoria in caso di candidatura della sua vice, Kamala Harris.

E’ dunque ancora aperta l’eventualità di un ritiro di Biden alle nuove presidenziali, nonostante fino a qualche giorno fa lo stesso si fosse dimostrato fermamente reticente nell’interrompere la corsa alla presidenza nonostante le numerose gaffe che avevano portato i più a considerarlo un candidato quanto meno poco efficace e competitivo nei confronti del suo avversario Donald Trump che ad oggi, dalle proiezioni di voto, risulta in vantaggio anche se con soli 2 punti percentuali – almeno stando al primo sondaggio del 16 luglio di Ipsos/Reuters fra gli elettori statunitensi che vede Trump al 43% delle preferenze contro il 41% di quelle per Biden.

Ma ciò che va considerato è che la rilevazione nei 3 giorni precedenti l’attentato a Trump del 13 luglio scorso, vedeva i due candidati allineati al 40% mentre in soli tre giorni Trump è salito di 3 punti percentuali mentre Biden di 1, segnale questo che farebbe pensare al fatto che l’attentato possa aver rafforzato la figura del tycoon giocando, in particolare, sulla fetta degli indecisi, ossia la parte della popolazione statunitense decisiva nelle elezioni e verso cui si riversa l’attenzione dei candidati.

Secondo alcuni analisti è stato fortemente determinante l’atteggiamento che ha avuto Trump nel post attentato: l’ex presidente, dapprima protetto dalla sua sicurezza come da protocollo, si è subito rialzato in piedi agitando il pugno – ormai suo segno distintivo – ed alla convention repubblicana a Milwaukee si è presentato con l’orecchio fasciato ed al grido di “Usa! Usa!” e “Fight! Fight!” è stato salutato ed acclamato dai 2.400 delegati presenti nella sala.

Lunedì 15 luglio i repubblicani hanno ufficializzato la nomina di Donald Trump come candidato del partito alle elezioni presidenziali del 5 novembre mentre oggi, giovedì 18 luglio, in un discorso in prima serata, lo stesso accetterà formalmente la nomina. Appoggiato da Elon Musk, che ha annunciato che donerà 45 milioni di dollari al mese all’America Pac, Trump, proprio nella convention di Milwaukee, ha scelto il senatore dell’Ohio J.D. Vance come candidato alla vicepresidenza: personaggio controverso Vance, con idee fortemente estremiste, ha accettato la nomina al grido di “Make America Great Again“.

Se dunque restano ancora sconosciute le dinamiche dell’attentato, tanto che il 22 luglio la direttrice della Secret service, Kimberly Cheatle, sarà chiamata a testimoniare a seguito di un’indagine aperta dal Comitato di controllo della Camera a guida repubblicana e dopo che, nella conferenza stampa per chiarire le dinamiche dell’incidente, alle domande incalzanti dei giornalisti ha risposto in modo evasivo, Donald Trump sembra restare l’unico punto fermo in un contesto prospettico elettorale in cui anche gli stessi Dem premono per l’uscita di Biden. Vedremo.

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