Le elezioni nei territori ucraini occupati dalla Russia sono terminate ieri, 27 settembre 2022, dopo essere iniziate il 23 settembre. Referendum a dir poco falsi – secondo gli stessi ucraini e l’Occidente – sull’annessione alla Russia di quattro regioni ucraine: Luhank’s, Donetsk, Zaporizhzhya e Kherson. Il Cremlino ha dichiarato valido il risultato ottenuto nelle regioni di Donetsk e Lugansk, arrivando al 100% dei voti positivi all’annessione. Cosa molto scontata dato che il Cremlino ha pensato bene a come organizzare le votazioni: il voto dei residenti era tutt’altro che all’insegna della privacy e del diritto di libera scelta. Video sui social, in particolare TikTok, mostra come un comune residente debba mostrarsi naturale e felice davanti allo scrutatore e al militare che lo accompagna di diventare cittadino russo.
Anche l’agenzia di stampa statale russa Tass riporta i dati degli amministratori locali filorussi, secondo cui anche a Zaporizhzhya e Kherson le votazioni hanno avuto un forte successo. Stesso modus operandi…
Non può nascondere il suo profondo rammarico il Presidente dell’Ucraina Zelensky, ribadendo che i referendum nelle quattro zone assediate dall’inizio della guerra sono fasulli. In un’intervista alla Cbs dichiara che questa chiara presa di posizione da parte del suo omologo russo renderà impossibile qualsiasi negoziato diplomatico perché, in realtà, la volontà di Putin è rendere questa guerra infinita fino a costituire la cosiddetta “Novorossjia”.
Essa sarà composta dai territori di Donetsk, Luhans’k, Zaporizhzhya, Kherson, Kharkiv, Dnipropetrovsk, Mykolayiv, Odessa insieme alla Crimea. Basterà a Putin ottenere questo sbocco sul mare e queste risorse naturali, oppure vorrà conquistare anche l’area sotto influenza russa della Transnistria, a confine con la Moldavia?
Non è stato il primo referendum…
Il referendum sull’indipendenza del Donbass fu organizzato già l’11 maggio 2014 dai separatisti ucraini filorussi della Novorossjia (Nuova Russia). Anch’esso è stato fortemente criticato dall’Ucraina, dagli USA, dall’Ue, dal Giappone ed in parte dalla Bielorussia. In molti hanno denunciato brogli elettorali e repressioni militari, se il voto non corrispondeva a quello desiderato. L’unico Stato, infatti, che ha riconosciuto il referendum è stata la Federazione Russa. Si tenne in tre diverse regioni ucraine, Oblast’ di Donec’k (79%), Oblast’ di Luhans’k (86%) e Oblast’ di Charkiv (60%). In quest’ultima, il referendum è fallito. L’allora presidente dell’Ucraina Oleksandr Turčynov dichiarò che l’affluenza degli elettori nella regione del Donbass fu del 32%.
Entrambi i referendum non possono essere considerati validi in quanto l’Ucraina aveva già scelto la sua indipendenza in un referendum del 1° dicembre 1991. L’unica domanda scritta sulle schede fu: Approvi l’Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell’Ucraina? L’atto venne confermato del mese di agosto dello stesso anno con un altro referendum.
Tutti i cittadini, compresi quelli sovietici del Donbass, espressero sostegno per l’indipendenza e la permanenza in Ucraina. Di nuovo nel maggio 2014, al referendum regionale fu sollevata la stessa domanda, in lingua ucraina e russa: Sostieni l’atto di indipendenza statale della Repubblica popolare? Sì.
Indipendenza legittima
La Costituzione e la Legislazione dell’Ucraina prevedono solo un referendum in ucraino, nominato solo dal Parlamento. Già a suo tempo, le autorità ucraina avevano definito illegale i referendum di Donetsk e Luhans’k.
Referendum consultivo “Per la pace, l’ordine e l’unità con l’Ucraina” sullo status delle regioni di Donetsk e Luhans’k, 11 maggio 2014:
- Sei favorevole alla conservazione della tua comunità territoriale in Ucraina?
- Sei favorevole all’adesione della tua comunità territoriale all’organizzazione illegale e non riconosciuta “Repubblica Popolare di Donetsk”?
- Sei favorevole alla federalizzazione dell’Ucraina?
Il principio delle elezioni in Donbass
La legge sulle elezioni nel Donbass è sempre stata oggetto di discussione da parte dei Grandi dell’Europa ed extra Europa. I leader di Stati Uniti, Germania, Francia e Italia in un incontro con l’ex presidente ucraino Poroshenko hanno sempre sollevato la questione sul disegno di legge per le elezioni in “Ordlo” (Okremi Raiony Donetskoy ta Luhanskoy Oblastei in ucraino, per indicare alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhans’k).
Purtroppo, alla base del principio di pace su quelle zone ci sono gli accordi di Minsk, che prevedono un completo accordo politico per poter instradare il Donbass verso la pace. Una pace che, ad oggi, è difficilmente raggiungibile dato che gli accordi non sono stati rispettati, e da molto tempo.
Qui viene il bello: la legge sulle elezioni in Ordlo doveva garantire l’accesso ai candidati di tutti i partiti politici ucraini, il controllo delle operazioni elettorali con la partecipazione della polizia ucraina e la conta dei voti con la supervisione della Commissione elettorale centrale. Tutte cose considerate inaccettabili per le autoproclamate zone separatiste, come ci ha sempre tenuto a ribadire il presidente della Repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharchenko.
Al di là di tutto, due sono state le forze che hanno tratto vantaggio dalla tornata elettorale in Ordlo: lo stesso Blocco dell’opposizione e i clan di oligarchi che hanno regnato nelle zone dell’est negli ultimi anni. Questo perché il Blocco tornasse a primeggiare in quello che è stato fino a poco più dell’indipendenza il proprio feudo, secondo uno scenario in cui gli elettori del Donbass – compresi i rifugiati interni – potessero dare il loro voto ai partiti ucraini. Dall’altro lato, perché ancora c’è corruzione nei corridoi dei palazzi del potere a Donetsk, pieni di uomini vicini agli oligarchi più ricchi d’Ucraina.
Conseguenze sul settore dell’informazione
Per addolcire la pillola, la Russia ha redatto un nuovo manuale di istruzioni per trattare l’argomento della mobilitazione in Ucraina. L’importante è portare allegria a chi legge e/o ascolta notizie sulla mobilitazione.
Il documento prevede che sia evidenziato che la Russia ha vinto le guerre del passato solo quando “tutti” contribuivano allo sforzo e solamente quando la gente era convinta che il Paese combatte “una guerra popolare”.
Ciò che si chiede ai media, dunque, è di convincere i russi a unirsi contro la minaccia della NATO che vuole solo smembrare e saccheggiare la Russia. «Non è più accettabile farsi da parte e lasciare l’intero peso di responsabilità sui mercenari e sulle milizie del Donbass. La linea del fronte è lunga oltre mille chilometri e i soldati e civili russi sono uccisi dai mercenari della Nato e dai terroristi del regime di Kiev armati dalla Nato». I media russi sostengono che siano stati la NATO e i terroristi di Kiev a iniziare la guerra nel proprio territorio, giustificando il ricorso alla mobilitazione come un’azione giusta per provare che anche la Russia è in grado di raggiungere i propri obiettivi.
«La Russia non sta combattendo contro l’Ucraina, ma contro la Nato. L’Occidente ha proibito a Kiev di condurre negoziati con la Russia. Le agenzie di intelligence dei Paesi Nato raccolgono dati sul territorio russo allo scopo di ordinare all’Ucraina di spostare i combattimenti in Russia».
Dunque, il manuale chiede ai giornalisti di citare il più possibile virgolettati di residenti delle repubbliche del Donbass e degli altri territori occupati. Le citazioni servono a dimostrare, secondo loro, l’entusiasmo dei residenti, la loro gratitudine riferendosi a Putin come il loro protettore che ha semplicemente risposto alla richiesta della sua gente.
Si chiede di precisare, anche, che la mobilitazione interesserà solo l’1% della popolazione in età di richiamo. Saranno chiamati alle armi solo uomini con esperienza pregressa nel servizio militare, cosa che rende questa propaganda ancora più falsa dato che ci sono dimostrazioni chiare dell’esatto contrario.