La Francia di Macron si prepara ad una nuova sfida elettorale nel 2022: le elezioni per il prossimo Presidente della Repubblica Francese esattamente fra quattro mesi, aprile 2022. Come è noto, tali elezioni si svolgeranno a suffragio universale diretto con il sistema del doppio turno: andranno al ballottaggio solo i due candidati che avranno il miglior punteggio al primo turno. Dunque, il primo turno si avrà il 10 aprile 2022 mentre il secondo il 24 aprile. Con la riforma del 2000, è stato ridotto il periodo di mandato da Presidente – rinnovabile una sola volta in modo consecutivo – da sette a cinque anni.
A parte le eccezioni del 2002 con il ballottaggio tra Jacques Chirac e Jean-Marie Le Pen (destra ed estrema destra) e quello del 2017 con Emmanuel Macron e Marine Le Pen (centro ed estrema destra), si tratta di quattro mesi piuttosto importanti che vedono tradizionalmente lo scontro tra destra e sinistra. Questa volta, però, ci sono avversari che il Presidente Macron non deve sottovalutare.
Tabella 1. Sondaggi elezioni presidenziali
A sinistra c’è la sindaca di Parigi Anne Hidalgo del partito socialista che però è in fondo ai sondaggi. I Verdi lanciano Yannick Jadot e l’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon. Tutti molto bassi rispetto ai loro avversari. A destra, Valérie Pécresse che ha vinto le primarie repubblicane contro uno dei favoriti, Xavier Bertrand. All’estrema destra, abbiamo Marine Le Pen con il populista Eric Zemmour.
Da quel che si può notare anche nella tabella, l’”incubo” di Macron non è più Le Pen (che perde 4 punti) ma la nuova promessa della destra del partito Les Republicans (LR) Valérie Pécresse che guadagna ben 6 punti in un mese. Secondo un’attenta analisi, la sinistra è ormai in un periodo di disgregazione: il 28% delle intenzioni di voto è distribuito in maniera troppo dispersiva tra sette candidati, nessuno dei quali riesce a raggiungere il 10%. Dunque, la vittoria si riversa esclusivamente a destra: Pécresse ha riconquistato la fiducia degli over 65, fascia elettorale che fino ad ora apparteneva alla destra di Emmanuel Macron.
Les Echos ha condotto uno studio su un campione di 1470 persone sulla preferenza del presidente uscente rispetto agli altri candidati. Esso non fa altro che confermare la volontà dei francesi di procedere con Macron, nonostante la spada di Damocle della sua avversaria.
Ma approfondiamo meglio chi è Valérie…
Valérie Pécresse
Classe 1967, 54 anni, sposata con 3 figli e appartenente alla borghesia gollista, non è una novizia nella politica. A 34 anni diviene deputata, cinque anni dopo ministro sotto la presidenza Sarkozy ed è stata eletta presidente della regione Île–de–France nel 2015 a 48 anni (confermata anche quest’anno). Questa grande professionalità politica la si deve anche ad un eccezionale background universitario: in molti la definiscono una macchina da guerra. Non a caso il soprannome “La Tigre”, una donna che vince e che fa.
Appassionata di boxe, adotta lo stesso spirito nelle sue campagne politiche: innanzitutto, nel suo programma vuole eliminare le disparità tra i due sessi e portare un’assoluta parità, anche nel governo. Per fare ciò, è indispensabile rompere con il passato che – secondo lei – incombe sulla nazione. Da luglio si è messa in cammino verso la sua meta, visitando 80 dipartimenti e parlando con attivisti. Quest’azione ha confermato la sua bravura e astuzia nel riconquistare quella fascia di elettorato che la destra che rappresenta aveva perso. Lo slogan è: “Macron o io”.
Lei stessa si dichiara “due terzi Merkel, un terzo Thatcher” (e nessuno meglio di lei sa quanto queste dichiarazioni, ora che la cancelliera tedesca è definitivamente a casa, possano pesare anche a livello europeo!) e non esita ad evocare la figura di Giovanna D’Arco perché simbolo della destra tradizionalista e nazionalista. Dunque, è questo suo intreccio tra il mondo classico e il richiamo alla modernità che la rende molto interessante politicamente. Non solo, anche il fatto di appartenere all’élite francese – che ormai non è più ben vista in Francia – la rende una persona “coraggiosa e credibile”.
Tra i suoi punti di forza c’è il fatto di avere un profilo centrista che le permette di rubare la scena a Macron, soprattutto nei confronti di quelle persone di destra che hanno sostenuto il presidente 5 anni fa e che ne sono rimaste deluse. Però, questo suo centrismo potrebbe giocare brutti scherzi: continuando a premere sull’unità del partito, si potrebbero scatenare i sostenitori di Eric Ciotti – che ha battuto nelle primarie – che si schiereranno dalla parte di Le Pen o Zemmour.
Il programma con cui vuole conquistare l’Eliseo è costruito in piena contrapposizione con quello di Macron e più attenta ai desideri della destra conservatrice. Innanzitutto, una riforma della scuola; a seguire, la posizione della Francia sull’immigrazione vista come manovra contro l’Islam. Innalzare l’età pensionabile a 65 anni entro il 2030, aumentare i salari delle classi medie e disimpegnare lo Stato per ridurre la spesa pubblica. Un piano politico che, ad oggi, sembra pensare di più alla gestione attuale della situazione francese e non ad una prospettiva futura. E questo potrebbe essere per lei un problema per le imminenti elezioni.
I vantaggi di Emmanuel Macron
Rispetto agli altri presidenti della Repubblica Francese, lui è di gran lunga il più vantaggioso in queste seconde rielezioni. Come dice la sua rivale, lui sa piacere e con questo sa radunare le sue truppe per camminare con lui. Nonostante le molte critiche rivoltegli durante il suo mandato, sta cercando di superare ogni criticità sia all’interno del suo partito sia nella sua campagna politica nazionale ed internazionale.
Durante il suo mandato, ha dovuto gestire due grandi crisi che gli hanno portato non pochi problemi: in primis, i gilet gialli e le loro rivendicazioni sociali. Ricordiamo tutti le loro occupazioni in piazza e nelle strade per molti mesi, e le repressioni della polizia di tutta risposta. A seguire, la pandemia Covid19, che ha colpito tutto il mondo e tutt’ora non dà tregua, nonostante i grandi risultati a livello scientifico. Come nella maggior parte degli Stati, la pandemia ha fatto sì che i capi avessero un carattere obbligatorio ed irrefrenabile. A volte, si toccavano picchi di monarchia che – si sa – non è ben vista nella terra della grande rivoluzione per la conquista delle libertà.
LIBERTÉ – EGALITÉ – FRATERNITÉ
I simboli che caratterizzano lo Stato francese. Macron abbraccia questi ideali facendoli propri e sta cercando di creare (per le imminenti elezioni) un discorso di identità politica e storica laica. Ci riuscirà o sarà soppresso al secondo turno dalla Pécresse?