Elezioni in Francia: la mossa politica di Macron

Con un’affluenza record si chiude anche il secondo turno delle elezioni in Francia. Il voto consegna un’Assemblea spaccata: nessuno dei tre blocchi – il Rassemblement National RN guidato da Marine Le Pen, il Nuovo Fronte Popolare NFP guidato da Mélenchon, Ensemble ENS guidato da Macron – ha di fatto raggiunto la maggioranza utile per governare.

La Costituzione francese consente (è già successo in passato) la ‘coabitazione’, e dunque un Presidente ed un Primo Ministro di coalizioni differenti, ma al contrario non è mai successo che un partito ottenesse al secondo turno la maggioranza senza una coalizione evidente.

Ed è ciò che è appena accaduto al Nuovo Fronte Popolare, che si afferma prima coalizione del paese davanti (suppur non di molto) a Ensemble e al deludente Rassemblement National, in sette giorni da primo a terzo partito della nazione.

Alla luce degli esiti, l’attuale premier Gabriel Attal (ENS) aveva annunciato che avrebbe rassegnato le proprie dimissioni, magari in vista proprio di un possibile accordo Ensemble – Nuovo Fronte Popolare, con quest’ultimo che avrebbe ottenuto dunque la guida del paese nominando un proprio nuovo premier. Con Macron confermato presidente.

Ma Macron ha per il momento rifiutato le dimissioni di Attal. Il presidente ha di fatto annunciato che aspetterà la “strutturazione” della nuova Assemblea prima di chiamare una personalità a formare un governo, garantendo per il momento la stabilità del paese.

Ed ecco che quello che Emanuel Macron ha compiuto circa un mese fa, a seguito dei risultati alle elezioni Europee, si è oggi rivelata la mossa corretta: sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni alla luce dei deludenti risultati europei si è di fatto dimostrato un capolavoro politico.

L’idea di sfidare la destra, guidata dal Rassemblement National di Marine Le Pen, sul terreno elettorale è finita per diventare la trappola perfetta, complice il sistema elettorale francese che Macron dimostra di conoscere alla perfezione e (ancor di più) l’exploit di una sinistra fortemente unita.

Dall’uomo che avrebbe consegnato la Francia ai neofascisti, Macron oggi ne esce a testa alta, seppur l’arrivo al potere della destra sembri solo posticipato.

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