Da venerdì è ufficialmente entrato in vigore il quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che comprende l’energia (escluso gas e petrolio), prodotti high – tech (semiconduttori, reti, 5g) e limitazione ai trasporti (navi e Tir). Sanzioni imposte da USA e Gran Bretagna ma che giungono in ritardo a causa degli equilibri da trovare fra i Paesi membri dell’UE.
Il pacchetto è stato approvato durante una riunione del Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio dell’Unione Europea) dai 27 ambasciatori dei Paesi Europei con dei compromessi. Sul tema dell’energia c’è ancora incertezza e indecisioni fra gli Stati membri, perché non tutti sono d’accordo con le sanzioni: chi vuole ancora acquistare il gas e petrolio dalla Russia e chi no.
A marzo le entrate per l’export di petrolio e gas hanno subito un forte calo: la Russia ha incassato l’equivalente di ben 5 miliardi di dollari anziché gli 8 previsti. Il sito specializzato telegra.ph spiega che molti acquirenti rifiutano di comprare il petrolio russo, definendolo “tossico”. Se la situazione continuasse a peggiorare, le compagnie russe di petrolio dovranno chiudere i battenti.
Per quanto riguarda l’esportazione del gas, secondo il servizio delle dogane, l’anno scorso ha fruttato solo 64 miliardi. Naturalmente, un blocco definitivo sarebbe devastante per la Russia perché le esportazioni passano quasi totalmente dai gasdotti. Quindi, il metano non potrà essere venduto ad altri acquirenti e costruire altri gasdotti richiederebbe anni e tecnologie che, forse, la Russia non riuscirà a procurarsi.
Una situazione completamente differente, invece, si presenta per il petrolio: solo 1 milione e mezzo di barili al giorno arriva agli acquirenti tramite gli oleodotti. Il resto viaggia su petroliere dirette ovunque, soprattutto verso l’India che risulta ad oggi il maggior acquirente. La Cina, invece, nonostante si trova al suo fianco, non ha acquistato più petrolio per paura di ripercussioni americane.
Prospettive future
Nei prossimi mesi si dovrà affrontare il calo delle vendite russe. Gli Stati Uniti hanno già annunciato che immetteranno sul mercato un milione di barili al giorno prelevandolo dalle riserve. La stessa cosa faranno i produttori alleati, ma si tratterà di una soluzione a breve termine perché poi le riserve dovranno essere di nuovo riempite e si dovrà affrontare a pieno l’inverno che verrà.
Dunque, accantonati gli americani chi sono gli “amici” del gas per noi? I paesi dell’Opec, con in testa l’Arabia Saudita che è il maggior esportatore mondiale dopo la Russia. Finora, l’Opec non ha aumentato la produzione per rispettare gli accordi presi in precedenza con il Cremlino anche se ricevono pressioni dall’Europa e dagli USA per coprire il periodo di rifornimenti scoperto.
Altre sanzioni…
Oltre al gas e petrolio, un occhio di riguardo va verso l’import di carbone dalla Russia, il cemento, lignite, liquori che, a oggi, hanno un valore complessivo di 5,5 miliardi. In più, c’è un blocco per quanto riguarda l’export di prodotti high – tech verso la Russia, ovvero semiconduttori, computer, tecnologia per il gas e altre apparecchiature elettriche e di trasporto per un totale di 10 miliardi.
Nella black list degli affari con l’Europa, risultano presenti anche le due figlie di Putin, Maria e Katerina, insieme ad altre quattro banche – tra cui Sberbank e Alphabank – a cui è stato imposto lo stop alle transizioni con l’UE.
È la volta anche dei mercantili russi che non possono attraccare nei porti europei e degli autotrasportatori per i quali è stato confermato il divieto di accesso nelle autostrade europee.
Spese militari
Si preferisce discutere e approvare un aumento di 500 milioni del fondo per il sostegno militare all’Ucraina (European Peace Facility) fino a raggiungere, così, una quota di 1,5 milioni di euro. Una proposta che viene direttamente dall’Alto Rappresentante per la politica estera Joseph Boirrel e sostenuta dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ma dovrà essere approvata dagli altri Stati membri.