Lunedì 17 giugno, presso il Salone Internazionale dell’Aeronautica e dello Spazio di Parigi (le Bourget), il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha presentato un primo modello del Progetto di Caccia di Sesta Generazione europeo, realizzato grazie alla collaborazione tra due big dell’industria aeronautica e aerospaziale (Dassault Aviation e la franco-ispano-tedesca Airbus). Al design avveniristico e accattivante dell’aeromobile si accompagnerà anche lo sviluppo di un nuovo motore, c.d. Next European Fighter Engine (NEFE).
Per l’occasione Macron è stato accompagnato dai ministri della Difesa francese e tedesco, rispettivamente Florence Parly e Ursula von der Leyen (ex favorita alla successione della Cancelliera Merkel alla guida della CDU). Successivamente, si è unito alla delegazione pure il Ministro della Difesa spagnolo Margarita Robles. Il progetto riuscirà ad attrarre a sé un enorme indotto, e innumerevoli aziende iberiche si uniranno alla già nutrita schiera di fornitori francesi e tedeschi. Il caccia di sesta generazione, il quale dovrebbe entrare in azione entro il 2035-2040, servirà a sostituire i vecchi modelli in uso presso le aeronautiche dei summenzionati Paesi, in particolare il Dassault Rafale in Francia, gli Eurofighter Typhoon e gli F-18 Hornet in Spagna.
Il punto, tuttavia, cruciale è rappresentato proprio da una dichiarazione del Ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen, il quale ha affermato: “Quello di oggi è un grande passo in avanti per modernizzare la Bundeswehr”, riferendosi dunque ai benefici che la Germania certamente trarrà dal programma. La frase che segue è ancora più importante per comprendere quali sviluppi il progetto suddetto avrà sulla integrazione europea: “È un grande giorno per la Politica di Sicurezza e di Difesa Comune europea”.
Fa riflettere la totale assenza dell’Italia e dei suoi rappresentanti, ed è innegabilmente indicativa di un sostanziale disinteressamento della classe dirigente alle vicende europee e all’apporto fondamentale che le politiche di sicurezza e di difesa comuni acquisiranno nei decenni a venire, specie alla luce della crescente integrazione dell’Unione in questo contesto, come in quello della protezione dei confini esterni e, auspicabilmente, della politica estera UE.