Demo-Stellati

Tra le prime mosse di Enrico Letta nelle vesti di riformatore, più che di Segretario, del PD c’è stata la volontà di dialogare col nuovo Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte. Due ex premier, tornati alla ribalta politica contemporaneamente, il cui rientro ha sollevato i consensi dei rispettivi partiti nei sondaggi (PD 18.6% e M5S 17%)*. Il confronto, tuttavia, non si è fermato alla cortesia istituzionale del neo leader dem, ma si è mostrato nei termini di una futura, e auspicabilmente duratura, alleanza politica. 

Infatti, Letta ha cercato subito il presidente uscente, Conte, per discutere di temi e obiettivi comuni. Si prospetta un nascituro contenitore di sinistra, con all’interno PD, 5 Stelle e forse qualche partito minore in cerca di aggregazione. Italia Viva, in nome di una presunta coerenza, la si pensa fuori da tale ipotesi. Certo è che, al netto dei sondaggi sopraccitati, un’idea simile, qualora realizzata, costituirebbe uno scoglio per il Centrodestra, che è sicuro di una vittoria e aspetta soltanto le urne. Aggirandosi intorno al 35%, la possibile alleanza tra i due darebbe filo da torcere sui territori e in ambito nazionale. Intanto, rinvigorerebbe due partiti piuttosto spenti: il PD sottotono a seguito delle continue lotte intestine, che Letta spera di frenare, i 5 Stelle per la manifesta incoerenza nelle scelte fatte negli ultimi due anni. Il principale nodo da sciogliere, oltre alle trattative sui nomi per le elezioni amministrative autunnali e la stesura di un regolamento interno, riguarda però la leadership. Enrico Letta è stato chiaro e ha già sottinteso una conferma sulla costituzione dell’alleanza: “Tra me e Conte leader chi prende più voti”. 

Si annuncia, così, una rivalità che finora non è emersa, la quale tuttavia potrebbe rimescolare alcune carte in tavola. In primis, la diversità tra le due figure: l’uno, Conte, premier ancora ben voluto da una cospicua parte degli italiani, esibizionista nella forma e nella presenza, che è uscito di scena tra gli applausi e le promesse, vanificate, di un non-ritorno alla politica; l’altro, Letta, un professore d’altra caratura, attento alle volontà della società, soprattutto in tema diritti Lgbt e immigrazione, comunicativamente più semplice. Giuseppe Conte, oggi, prende in mano un partito populista, che ha rinnegato molti suoi cavalli di propaganda, come l’anti-europeismo; Enrico Letta raccoglie il testimone di un partito lacerato all’interno, da rifare, che mette le donne ai piani alti per lo più in quanto tali, perché i tempi lo richiedono, e che deve ricreare una base elettorale per una Sinistra ormai deludente verso gli elettori. 

Come in ogni coppia, c’è un corteggiatore e un corteggiato: il primo ruolo è toccato al Segretario del PD, il quale, anziché riconquistare i suoi elettori amareggiati, ha strizzato per primo l’occhio al Movimento. Che non si è fatto attendere nella risposta positiva. A ben ragionare, però, il bacino di voti che ha reso il M5S un grande partito nazionale e popolare è tale e quale a quello del PD; si tratta degli stessi elettori che, stanchi di una Sinistra da anni troppo al centro, hanno dato fiducia ai grillini. E invece di lavorare, strategicamente, su quell’ampio nucleo di elettori, Letta punta a consolidare l’alleanza con coloro che, oggi, rappresentano i vecchi piddini. Un ragionamento strano, ovvero beatificare il nuovo leader di un Movimento che ha sbeffeggiato l’europeismo, ha scelto tra la folla via web i rappresentanti delle massime istituzioni nazionali e ha esaltato la logica – da Conte superata – dell’uno vale uno. 

Un tema, rilanciato da Letta, li accomuna: “norme per evitare cambi di casacca e il trasformismo parlamentare”, si legge sul Twitter del Segretario. In altre parole, il vincolo di mandato, che blinderebbe i voltagabbana dei partiti. L’idea, pilastro della campagna pentastellata, è piaciuta al Movimento.

Un futuro polarizzato in grandi contenitori, è ciò che si prospetta. A dispetto del multipartitismo, a volte estremo, che caratterizza l’Italia da quand’è repubblicana. Centrodestra e Demo-Stellati, dunque, con i restanti piccoli partiti che decideranno quale strada imboccare. 

* Fonte: Supermedia YouTrend/Agi

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here