Purtroppo, quando si cerca la parola del popolo, si sa bene che questo è composto principalmente da gente che per le vicissitudini della vita, è cresciuta in contesti che non li hanno portati a conoscere determinati argomenti di natura costituzionale. Così, più che istruirli seriamente, in modo da indurli a fornire un parere sano e ponderato su una data questione, si cerca invece di “mobilitarli” dandogli banalmente un credo da seguire, contornato da slogan vuoti di significato e di varia natura, come “risparmio”, “efficienza”, “meno tasse”, “più sicurezza”, ecc.
Questa volta si parlerà della riforma costituzionale, promossa dal Movimento 5 Stelle che opta per una modifica dell’organo legislativo, riducendo i parlamentari di entrambe le camere da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi, al solo fine di portare un risparmio alle casse dello Stato.
In realtà c’è tutto un discorso ben più profondo dietro che riguarda tutte le funzioni e le influenze del nostro organo legislativo (il Parlamento) che i nostri padri costituenti (i fondatori dell’attuale costituzione e della Repubblica Italiana) tennero in considerazione quando decisero la struttura politica del paese.
Infatti, uscendo dal periodo fascista si apprese come l’avere tutti e tre i poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) in mano ad una sola persona di fatto, non fosse una soluzione poi così vincente. Questo perché, indipendentemente dalla personalità di Mussolini, là dove l’accentramento dei poteri viene posto in essere, chiunque si ritrova amministrato dalla singola persona, diviene un po’ “la vittima” delle sue scelte, in quanto l’amministrato (il popolo), il più delle volte rinuncia a una parte del suo libero arbitrio, ritrovandosi nelle mani di colui che gli propina più sicurezza e/o competenza (l’amministratore). A tal proposito, basti pensare ai vari regimi monarchici (ai vari Re) e a come le monarchie funzionanti, che fecero veramente gli interessi del popolo, si possono contare sulla punta delle dita.
Quindi, parlando dell’attuale riforma della nostra costituzione, andremo ad affrontare le conseguenze più dirette che un tale taglio comporterebbe. Bisogna subito affermare come i numeri dei membri delle due camere (630 deputati e 315 senatori), oggetto della riduzione di cui stiamo parlando sono frutto di un calcolo volto a garantire la rappresentanza in base al numero in percentuale della popolazione e non frutto di una mera scelta di fantasia, dettata dalla noia del momento o da un lancio di dadi.
Pertanto, ridurne il numero al solo fine di far risparmiare si e no lo “zero virgola qualcosa” non rientra assolutamente tra le scelte migliori, in quanto la struttura del potere legislativo, potrebbe sì crollare rovinosamente, ma potrebbe portare anche ad una definitiva non rappresentanza della parola del popolo. In aggiunta, si andrebbero a toccare quei contrappesi della nostra Repubblica, come la terzietà del Presidente della Repubblica, la Terzietà della Corte Costituzionale e la varietà della maggioranza in Parlamento, volte ad assicurarsi che un determinato soggetto non possa prevaricare i suoi limiti costituzionalmente imposti. Inoltre, guardando a quella parte del popolo insoddisfatta dall’attività parlamentare, bisogna far notare come non per forza il taglio dei parlamentari andrebbe a “purgare” gli inetti e/o gli incompetenti, in quanto non è fondato su alcuna base meritocratica, ma si tratta dei più classici tagli lineari fondato esclusivamente su un mero calcolo matematico. Anzi, volendola dire proprio tutta, se qualcuno fosse spinto proprio da ideali non nobili, gli inetti sarebbero la base perfetta sul quale fondare la propria “legislatura” in quanto essi sono spinti alla fedeltà dal quattrino e su quelle poltrone, di certo, il quattrino non mancherà mai. Quindi quelli “purgati” sarebbero proprio i portatori di idee e riflessioni.
Riprendendo invece il discorso della terzietà e della qualità degli organi suddetti, si afferma ciò perché:
- Il PdR (Presidente della Repubblica) viene eletto dalla maggioranza delle due camere e in mano sua, vi è il potere della grazia presidenziale e la possibilità di nominare 5 giudici della Corte Costituzionale
- La Corte Costituzionale, è composta da 15 giudici i quali vengono nominati: 5 dal PdR, 5 dal Parlamento e 5 presi dalle più alte cariche della magistratura.
- Il Governo è l’organo esecutivo del potere legislativo, ossia, tramite l’esercizio del potere esecutivo, fornisce quei famosi decreti “attuativi” per far in modo che le leggi possano essere attuate, ma non solo. Il Governo, su delega del Parlamento, può anche legiferare tramite i famosi decreti “legislativi” i quali sono leggi a tutti gli effetti. Da non confondersi con “i decreti legge” i quali sono leggi solo per i primi 60gg. Trascorso tale termine, il Parlamento se vuole li converte in legge, altrimenti cessano di esistere.
Così, con il taglio dei parlamentari, avere la maggioranza in Parlamento sarà molto più facile, garantendo al leader di partito, possessore della maggioranza suddetta, di influenzare con la propria indole ogni cosa. Questo perché, nel caso dovesse essere una persona positiva che crede veramente nel bene del paese e crede con tutto sé stesso nell’onestà e nell’efficienza della macchina amministrativa, si adopererà di conseguenza garantendo esclusivamente il bene comune e sociale, ma se dovesse rivelarsi l’esatto opposto? Una persona pronta a fare esclusivamente i propri interessi? Magari vendendosi a chi offre di più, anche a scapito dei propri amministrati in quanto questi non vengono considerati altro che dei banali numeri? Eh! Ed è su questi interrogativi che cade l’asino, ovvero ci si deve fermare a riflettere.
Ad entrambe le figure basterebbe aspettare il momento dell’elezione del PdR, in quanto avendo la maggioranza può eleggere veramente chi gli pare (incluso un fantoccio). Una volta “ottenuto” il PdR fantoccio, può farsi nominare Presidente del Consiglio, in quanto questa nomina è un potere insindacabile del PdR ai sensi dell’art 92 della costituzione, il quale prevede che “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.”. Poi il PdC va in Parlamento per avere la fiducia, ma se a controllare la maggioranza è il PdC stesso, l’esito della consultazione parlamentare è più che scontato. Qualcuno potrebbe sostenere che il PdR potrebbe nominare qualcun altro, ma a quel punto quel “qualcun altro” potrebbe tranquillamente venire sfiduciato alla prima occasione per ripicca, facendo cadere ogni altro governo diverso dal suo, fino a quando il PdR non accetterà la sua nomina o quella da lui suggerita (ministri inclusi).
Una volta raggiunto questo risultato, avendo la maggioranza incontrastata, potrebbe tranquillamente costringere il parlamento ad emettere tutte le leggi deleghe che vorrebbe, riformando qualsiasi aspetto del nostro ordinamento che non riterrebbe più di suo gradimento (magistratura inclusa).
Adesso una riflessione nasce spontanea. Se codesta persona rientrasse nello stereotipo del Re Artù fiabesco, il famoso cavaliere senza macchia e senza paura, diciamo che nulla potrebbe poi effettivamente rivelarsi un problema, ma se invece dovesse rivelarsi come il suo perfetto opposto? Ad esempio, iniziasse ad alimentare corruzione, concussione ed altri reati di vario genere? La magistratura, che di norma è la panacea a questi mali, è legata comunque al potere legislativo, in quanto l’esercizio del potere giudiziario deve attenersi rigorosamente alle leggi vigenti, quindi, con le leggi completamente stravolte, si ritroverebbe con le mani legate. Le nostre FF.OO. diverrebbero inutili, se non manipolate per reprimere i dissidenti come nel grandioso film “V per Vendetta”.
Infatti, puta caso costui venisse comunque condannato, avrebbe sempre “l’uscita gratis di prigione” grazie al PdR fantoccio che possiede il potere della “Grazia” la quale comporta l’estinzione della pena.
Se tutto ciò non bastasse e volesse darsi al pieno controllo del nostro ordinamento in maniera più sofisticata, al momento del rinnovo dei giudici della Corte Costituzionale potrebbe farsi nominare 5 giudici di suo gradimento dal PdR fantoccio e farsi eleggere 5 giudici, sempre di suo gradimento, dalla maggioranza che possiede incontrastata in parlamento. Così, avendo il controllo di 10 giudici della suddetta corte, potrebbe tranquillamente farsi dichiarare incostituzionale ogni tipo di legge “scomoda”, senza che nessuno possa dirgli nulla in concreto! In quanto egli stesso rientrerebbe tra i legittimi ricorrenti diretti ad interpellare la suddetta Corte.
Pertanto, la riflessione finale da fare è: vale veramente la pena correre il rischio sperando di incappare nel Re Artù fiabesco, rischiando al contempo di incappare con la stessa facilità nel suo esatto opposto? Ed il tutto per ottenere cosa? Un presunto risparmio dello “zero virgola” ed un’efficienza che per come stanno i fatti, non si avrà mai?