Cosa sarebbe successo ai due poliziotti se l’attentato di Vienna fosse avvenuto in Italia?

Vienna, 2 novembre. Kujtimi Fejzulai, 20 anni, detto “Timi”, cittadino austriaco con origini macedoni. Già recidivo, con una condanna per terrorismo a 22 mesi: ne scontò solo 9.

Affiliato ad organizzazioni terroristiche devote alla Jihad, in nove minuti, armato di Ak-47 e una pistola Tokarev, uccide a sangue freddo 4 persone e ne ferisce 22 nel centro città.

Timi viene ucciso da due agenti, dopo aver seminato il panico fra le strade di Vienna. L’attentato viene rivendicato dall’ISIS. Le immagini le abbiamo viste tutti.

Alcuni quesiti, però sembrano essere leciti, se non doverosi: perché solo 22 mesi per un accusa di terrorismo? Dove ha acquistato le armi? Come si è coordinato per muoversi? Questo è un problema tutto occidentale.

Come spesso racconta il sociologo Niccolò Costa in “Turismo e terrorismo jihadista”: il vero nemico dei valori liberali dell’occidente è il rifiuto che provano quelli opposti; soggetto principale, il fondamentalismo (in particolare quello islamico).

Ma quello su cui dovremmo fare una doverosa riflessione è il trattamento che riserviamo a coloro che tutelano l’integrità della società. Ad esempio, i due poliziotti che hanno ucciso l’attentatore come sono stati trattati dall’opinione pubblica?

L’Austria ha mostrato che, nonostante la propria mancanza nel far restare il terrorista islamico Fajzulai in carcere in modo permanente, rende onore a chi mostra coraggio: assieme a questi due agenti, che hanno materialmente ucciso il jihaidista, sono state premiati tre giovani austriaci (due di origine turca e musulmani, uno di origine palestinese) per il valore mostrato durante l’attacco terroristico, salvando un agente ferito e mettendo a riparo un’anziana.

In Austria non c’è stata una sequela di gossip sulle motivazioni dell’assegnazione delle medaglie. Voglio però pormi una domanda: cosa sarebbe successo se fosse capitato in Italia lo stesso evento?

Immagino, in prima battuta, schiere di editoriali di alcuni giornalisti che andrebbero a condannare fermamente l’atto di violenza – dei poliziotti intendo – ed opinionisti su reti pubbliche inginocchiarsi per Timi. Una direttissima istruttoria ed un infinto inizio di processi a carico dei due agenti “colpevoli” di aver fermato l’attacco terroristico. Gogne mediatiche, per settimane, e tribolazioni varie per le loro famiglie. Forse, e dico forse, dopo 10 anni avrebbero riscattato un minimo di dignità.

Vi invito a leggere la storia di Ermenegildo Rossi, medaglia d’oro al Valor Civile. Capocabina di lungo e medio raggio in Alitalia. Anche lui sventò un attacco terroristico. Un po’ come si vede nei film. Quest’uomo è stato oscurato dall’opinione pubblica, quasi fosse un personaggio di cui l’Italia si debba vergognare.

Permettetemi di dire, però, che il vero grande problema è chi ci si vergogna dei figli più valorosi e li nasconde al mondo per paura delle loro orme. Un problema che rischia di sgretolare la nostra stessa società.

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