I danni dell’emergenza sanitaria e della quarantena. Il Consiglio nazionale degli psicologi suggerisce come affrontarli
Una valanga ha travolto le nostre vite da quando il virus cinese, denominato Covid-19, è stato riscontrato per la prima volta in Italia. Da allora è stato necessario rimpicciolire le nostre esistenze, decreto dopo decreto, alla sussistenza e alla reclusione in casa. Se è giusto affrontare per prima l’emergenza sanitaria, bisogna però fare i conti con i danni psicologici e materiali che ci ritroveremo a constatare tra qualche mese. Il primo aspetto è quello più sottovalutato finora dai media. Come se una quarantena così lunga fosse naturale per l’individuo. O come se i territori della bergamasca possano dimenticare così facilmente i camion dell’esercito incaricati di portare via i feretri delle morti quotidiane. E’ stata inferta una ferita nella società italiana, e in particolare nella memoria collettiva di alcuni territori.
Lo stesso Governo ha riconosciuto il problema. Nel decreto legge 9 marzo 2020, n. 14 “Disposizioni urgenti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale in relazione all’emergenza”, si prevede l’opportunità per le aziende sanitarie di assumere professionisti sanitari. Con esplicito riferimento anche agli psicologi. In questi giorni poi il Cnop (Consiglio nazionale ordine psicologi) ha pubblicato diversi vademecum e raccomandazioni. Tra cui un’interessante guida anti-stress per affrontare al meglio la clausura sanitaria. Al primo posto gli esperti pongono lo sviluppo della resilienza. Termine fin troppo abusato ultimamente, dovrebbe venire fuori in situazioni negative come queste. Nel dettaglio bisogna far fronte in maniera positiva a eventi negativi, adottando un atteggiamento costruttivo e restando sensibili alle opportunità e senza alienarsi. Così non considereremo casa una prigione, ma un luogo dove rifugiarsi. Questi mesi non tempo sprecato, ma tempo ritrovato. Il tempo appunto. E’ l’occasione per riorganizzare la nostra vita e dare dignità a ogni momento della giornata. Riscoprire ad esempio la convivialità di un pasto sano rispetto al panino mangiato velocemente nella pausa lavoro. Gli esperti ricordano inoltre che la nostra visione negativa della vita influenza le nostre paure. Un buon modo di esorcizzarle è parlarne. Magari proprio con quel vicino di casa, o colui che abbiamo visto tante volte nel balcone di fronte, con cui possiamo instaurare un dialogo positivo. Le nostre paure sono anche le sue. Inoltre mai come in questo caso possiamo utilizzare Skype o le telefonate per socializzare veramente. Altro consiglio che viene sottolineato è cercare di ragionare sul valore dei social network che hanno nella nostra vita perché “guardare compulsivamente il cellulare, più che rassicurarci, rischia di aumentare il carico cognitivo e di conseguenza la sensazione di essere costantemente sotto pressione”. Meglio sarebbe quindi informarsi sulla situazione da fonti ufficiali e non da passaparola incontrollati. Non più di una volta al giorno. E per chi deve lavorare da casa? Dividere quanto più possibile l’ambiente di lavoro con quello domestico, gestendo bene pause e attività, applicando orari e vestiario simili a quelli effettivi di lavoro. Diversi studi hanno poi dimostrato come una dose di attività fisica migliori umore e salute. Camminare, fare attività a corpo libero, stretching e yoga liberano endorfine, riattivano l’organismo e aiutano a dormire. E così un corretto riposo influisce positivamente su tutte le attività precedenti. Infine, se si convive, il Cnop suggerisce di rispettare gli spazi dell’altro e lasciare dei momenti privati al partner per evitare scontri che sarebbero amplificati dalla situazione.
Non dimentichiamoci poi di ascoltare gli altri, in particolare gli anziani, ancora più isolati dalle loro abitudini e famigliari, e i minori. La Società italiana per lo studio dello stress traumatico (Sisst) ha diramato suggerimenti per gestire bambini e adolescenti ai tempi del coronavirus. Tutte le informazioni negative di questi giorni li investono anche se non danno subito dei disturbi emotivi. Col tempo potrebbero causare problemi di attenzione, sonno discontinuo, irritabilità. “I genitori e chi sta accanto ai minori”, si legge nella raccomandazione, “devono attivare una funzione didattica di cuscinetto che attutisce senza nascondere nulla”. Ciò è possibile aiutando “i bambini a comprendere che stiamo vivendo qualcosa di diverso, ma senza soffocarli di responsabilità o paure”. Questi sono insomma alcuni consigli per affrontare al meglio il momento, in attesa di tornare alla normalità. Consapevoli però che c’è una normalità prima e una dopo il coronavirus. E le due non saranno affatto uguali.