Coppola presenta Megalopolis, show alla Festa del Cinema di Roma

È arrivato anche in Italia Megalopolis, l’ultimo film di Francis Ford Coppola, proiettato in anteprima il 14 ottobre in occasione della pre-apertura della Festa del Cinema di Roma 2024 e in tutte le sale dal 16 ottobre. Precedentemente presentato in anteprima mondiale durante la scorsa primavera al Festival di Cannes, il film ha fin da subito diviso la critica tra coloro che l’hanno acclamato con grande entusiasmo e coloro che l’hanno disprezzato senza mezze misure. Le motivazioni sono da ricercarsi proprio nella grandiosità, e allo stesso tempo nella strampalatezza, della pellicola. Di sicuro non può lasciare lo spettatore tiepido o ammutolito: è un’opera che parla forte e osa come non si vede spesso nelle sale.

Ci troviamo nella New Rome, urbe distopica che fonde due realtà apparentemente lontane: la moderna New York e l’antica Roma. A seguito della caduta di un satellite in città, Cesar Catilina (Adam Driver) – un architetto rivoluzionario a cui è stato conferito un Nobel per l’invenzione del Megalon, un materiale magico resistente al tempo – vuole costruire “Megalopolis” sulle rovine. Catilina fa parte, però, di una delle famiglie patrizie più importanti: suo zio, Hamilton Crasso (Jon Voight), è un ricco banchiere. A infiammare la scena c’è anche suo cugino Clodio (Shia LaBeouf) che, assetato di vendetta, si eleva a leader del popolo, incoraggiando le rivolte per favorire le sue meschine aspirazioni. Un altro oppositore del progetto utopico di Cesar è Frank Cicerone (Giancarlo Esposito), sindaco di New Rome e portavoce del conservatorismo. Tra le varie vicende degne di gossip, quello che guizza allo sguardo e alle orecchie è la crescente corruzione che incatena la città: da una parte i troppo ricchi, che dalle loro grinfie malvagie muovono i fili e le fondamenta della metropoli; dall’altra i poverissimi, che patiscono e sottostanno, anzi, quasi non esistono.

È evidente, soprattutto grazie alle numerose citazioni filosofiche e filosofeggianti che fanno da cornice, che Coppola sta utilizzando la cinepresa per descrivere la caduta della società contemporanea. Non è un caso che abbia scelto l’antica Roma come metafora dell’America odierna: un impero che ingurgita tutto e che, se non si fermerà, rischia di divenire vittima della sua stessa avidità. Non dimenticherò mai la lezione di Gianbattista Vico sulla ciclicità della storia, e a questo pensavo in sala: come niente sia cambiato nei meccanismi sociali e politici in tanti anni, dalla Repubblica Romana a oggi. Infatti, il vero protagonista del film è il tempo, che Cesar è in grado di fermare, e che vorrebbe si fermasse per tutti attraverso la costruzione di Megalopolis, così da impedire la totale rovina e perdizione della civiltà – ormai prossima – e vivere finalmente l’utopia. Lo stesso Coppola dichiara che il vero quesito del film è: la società in cui viviamo è davvero l’unica alternativa possibile per noi?

Probabilmente no, ma: l’uomo è disposto a cambiare?

C’è chi in questo film può leggere un’isteria strampalata e poco chiara, ma alla luce di quanto detto, è chiaramente l’apice di una grande carriera: una dichiarazione di amore e di speranza per questo mondo.

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