In questi ultimi anni, esclusa la pandemia, uno dei temi più dibattuti, e che maggiormente ha infiammato le piazze di tutto il mondo, è quello climatico e ambientale.
Il surriscaldamento globale è sotto gli occhi di tutti e soprattutto le nuove generazioni sembrano aver sviluppato una coscienza “green” che fa ben sperare per il futuro del pianeta.
È necessario intervenire e dobbiamo farlo subito, perché la sfida che il mondo è chiamato ad affrontare non può più essere rinviata.
Allora, ben vengano anche gli appuntamenti internazionali come Cop26 che, ancora una volta, ci hanno detto che gli Stati si impegneranno al fine di azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e punteranno a limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C.
Per raggiungere tali ambiziosi obiettivi, ci dicono, sarà fondamentale accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone, ridurre la deforestazione, accelerare la transizione verso i veicoli elettrici, incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili.
Obiettivi giusti, da condividere con forza. Non fosse che l’investimento di 100 miliardi – una tantum – per le energie rinnovabili promosso dalla Cop26 è necessario ma profondamente insufficiente.
Veramente vogliamo credere che si possa finanziare sporadicamente una grande rivoluzione energetica, oltreché culturale, con qualche evento spot e con cifre che, per quanto apparentemente grandi, rischiano di non ottenere risultati?
100 miliardi, davanti a una sfida globale così impegnativa e difficile, sono ben poca cosa. Per fare capire quanto questa cifra sia irrisoria basti pensare che, per sostenere i mercati finanziari, solo la Federal Reserve ha acquistato almeno 120 miliardi di dollari di obbligazioni ogni mese da quando c’è il Covid.
Qualcuno potrebbe obbiettare che sono due temi completamente differenti e non comparabili. Verissimo, ma l’esempio è stato fatto solo per dare al lettore un termine di paragone che possa meglio far comprendere le dimensioni dell’investimento.
E allora in un periodo come quello che stiamo attraversando, sarebbe il caso di iniziare a ragionare in maniera prospettica, andando oltre l’orizzonte del proprio naso e guardando con metodo al domani.
La transizione energetica è una delle grandi sfide globali del presente e del futuro, non trasformiamola in uno spot.