Ci manchi Lucio

“…E ancora adesso mentre bestemmio e bevo vino,

per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino…”

Ci manca. Ci manca la sua voce unica, le sue parole, le sue musiche anticoncezionali, il suo carisma umile, la sua profondità. Lucio ci manca come artista e come uomo. La cosa di cui possiamo ringraziarlo e quella di averci lasciato in eredità delle canzoni indimenticabili. Tra queste, sicuramente, 4 Marzo 1943, una canzone che parla di vita e di amore, di catene spezzate e di assenze. Nello scrivere questo articolo, lo ammetto, mi sono interrogato a lungo su quale fosse la “canzone più bella” di Lucio e ci ho messo un pò a capire che a questa domanda non c’è risposta. La sua arte ha toccato sensibilità a volte opposte tra loro, ogni canzone è una perla preziosa custodita nel cuore di ognuno di noi. Oggi, come dice “Gesù Bambino”, sarebbe stato il suo ottantesimo compleanno ed in questo giorno ognuno di noi lo ricorderà ascoltando la “propria perla”… stessa cosa farò io, con voi, in queste poche righe.

Nei primi anni ’90, in vacanza alle Isole Tremiti, Lucio vede passare sopra la sua testa degli aerei militari, in missione verso i Balcani. Erano gli anni della guerra in Bosnia. Di getto scrive una canzone, nella quale immagina che un soldato possa dire ‘no’ all’ordine di combattere. E da qui parte un flusso di pensieri che diventa poesia.

Henna non è solo un brano contro la guerra, è un canto d’amore che celebra la bellezza dell’Umanità e del Creato, una preghiera laica scritta in pieno Adriatico.

Il dolore in “Henna” diventa un simbolo che non si può ignorare, come quando canta: “Troppo sangue qua e là sotto i cieli di lucide stelle, nei silenzi dell’immensità. Ma chissà se cambierà oh non so, se in questo futuro nero buio forse c’è qualcosa che ci cambierà. Io credo che il dolore è il dolore che ci cambierà”. Una speranza, una piccola finestra sul mondo per Dalla rimane sempre aperta, dove l’amore ci riavvicina alla natura e alla sua bellezza: “Va bene io credo nell’amore, l’amore che si muove dal cuore che ti esce dalle mani e che cammina sotto i tuoi piedi, l’amore misterioso anche dei cani e degli altri fratelli animali. Delle piante che sembra che ti sorridono, anche quando ti chini per portarle via”.

Oggi Lucio fa ottant’anni e credo esista un modo solo per festeggiarlo degnamente, prendiamoci un momento da soli, chiudiamo gli occhi e ascoltiamo la nostra “perla”. Magari scopriamone di nuove, commuoviamoci con le sue parole e facciamoci anche due risate…

“Ho fatto le mie scale tre alla volta
Mi son steso sul divano
Ho chiuso un poco gli occhi
E con dolcezza è partita la mia mano”  

1 commento

  1. Complimenti Mattia. È un bellissimo articolo ed hai abilmente interpretato il pensiero di tutti noi che lo abbiamo ammirato per le sue canzoni/poesie.

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