Pubblicato il 25 marzo 2025 l’Annual Threat Assessment2025, che svela pericoli e minacce per l’attuale amministrazione statunitense
La paura non verrebbe (solo) dall’Oriente: secondo l’Annual Threat Assessment 2025, pubblicato dall’Office of the Director of National Intelligence, primo report per la nuova amministrazione Trump, diffuso dalle agenzie di intelligence degli Stati Uniti e pubblicato il 25 marzo 2025, sembra non sia la Repubblica popolare cinese il primo antagonista dello Stato a stelle e strisce, bensì la Russia di Putin, specialmente – ed in questo starebbe la peculiarità – rispetto al nucleare. Il Rapporto ha preso in esame, alla luce delle recenti vicissitudini mondiali, i principali possibili pericoli provenienti dall’esterno analizzando e rendendo pubblici i rischi, le aree e gli attori che l’Office of the Director of National Intelligence (DNI) ritiene critici per la sicurezza nazionale per l’anno in corso, evidenziando la necessità di attenzionarli. Ciò che contraddistingue questo report ATA dai precedenti è il riconoscimento di criminali transnazionali e terroristici non statali, evidenziati come minaccia primaria per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Si legge nel Report: “Criminali transnazionali, terroristi e altri attori non statali minacciano e colpiscono la vita dei cittadini statunitensi, la sicurezza e la prosperità del Paese e la forza degli Stati Uniti in patria e all’estero”, riferendosi, fra gli altri attori non statali, a gruppi terroristi come Al-Qa’ida ed ISIS, che continuano, specialmente a seguito della guerra israelo-palestinese, ad essere una minaccia, con la possibilità di attacchi mirati contro interessi americani.
Il report era molto atteso dagli 007 americani, in procinto di vedere confermate o smentite le precedenti conclusioni sul conto del presidente russo Vladimir Putin. Le ipotesi al vaglio erano due: considerare le mire espansionistiche di Putin sull’Ucraina finalizzate a smantellare il governo appropriandosi dei territori, minando al contempo l’egemonia, specialmente economica e di sicurezza, degli Stati Uniti ma anche dell’Occidente oppure adeguarsi al punto di vista trumpiano, secondo cui “l’amico” Putin sarebbe un importante partner commerciale per gli Stati Uniti, assolutamente affidabile e concorde nel voler porre fine alla guerra in Ucraina, ottenendo il controllo di parti della stessa che gli appartengono di diritto. Il Rapporto, pur definendo la Russia una “minaccia potenziale e duratura al potere, alla presenza e agli interessi globali degli Stati Uniti” e affermando che “il Presidente Vladimir Putin sembra deciso e pronto a pagare un prezzo molto alto per prevalere in quello che considera un momento decisivo nella competizione strategica della Russia con gli Stati Uniti”, non cita il fatto che l’attuale amministrazione Trump stia al fianco della Russia, condividendone visione, obiettivi e strategie anche nei confronti dell’Unione Europea, vista come un ostacolo alla realizzazione dei loro obiettivi imperialisti. Il Report afferma inoltre che “la Russia continuerà a poter impiegare la diplomazia anti-statunitense, le tattiche energetiche coercitive, la disinformazione, lo spionaggio, le operazioni di influenza, l’intimidazione militare, i cyberattacchi e gli strumenti della zona grigia per cercare di competere al di sotto del livello di conflitto armato e di creare opportunità per far avanzare gli interessi russi”. Da sottolineare che durante l’audizione per la presentazione del report, il senatore John Cornyn (R-TX) ha letto alcuni di questi estratti alla direttrice Gabbard e le ha chiesto se fosse d’accordo con questa analisi. Lei ha risposto di sì. Nel frattempo, in effetti, il team di negoziatori russi continua a trascinare per le lunghe le trattative per porre fine al conflitto con l’Ucraina proseguendo i bombardamenti, questo mentre quelli americani, guidati dall’immobiliarista Witkoff, lanciano segnali di positività e distensione assolutamente incoerenti con quanto sta effettivamente accadendo. Segnali contrastanti dunque, con letture diverse, con un Putin difficilmente comprensibile (oltre che poco affidabile) circa le sue dichiarazioni spesso in contrasto con le sue mosse. La Russia, comunque, nonostante la guerra in Ucraina e le relative perdite subite, ha guadagnato vantaggi strategici, aumentando il rischio di escalation ma anche di un possibile conflitto nucleare. Inoltre, il Cremlino, secondo l’intelligence americana, sembra stia lavorando ad un’arma spaziale nucleare che potrebbe dargli una supremazia pericolosa. Insieme a Iran, Corea del Nord e Cina, cerca di sfidare gli Stati Uniti attraverso campagne deliberate per ottenere un vantaggio. Il conflitto in Ucraina ha fornito a Mosca, spiega il Report, “una grande quantità di lezioni su come combattere contro le armi e l’intelligence occidentali in una guerra su larga scala” e, se protratto, si concretizzerebbe per Washington un importante rischio legato ad una possibile escalation involontaria con un potenziale uso di armi nucleari.
Secondo il report, rimane in ogni caso ferma per gli Stati Uniti la minaccia cinese: se Mosca potrebbe mirare a militarizzare lo spazio con armi nucleari, la Cina sarebbe in grado di colpire gli Stati Uniti con armi convenzionali e di compromettere le infrastrutture statunitensi tramite attacchi informatici e cybernetici, puntando sulle risorse spaziali, restando nell’idea di Xi Jinping di sostituire gli Usa come prima potenza in materia di intelligenza artificiale entro i prossimi cinque anni. La Cina sta infatti consolidando una grande opera di potenziamento, finalizzata ad accrescere le sue capacità funzionali per fare pressione e minacciare più o meno velatamente gli Stati Uniti: l’esercito cinese sembra stia schierando “capacità avanzate, tra cui armi ipersoniche, aerei stealth, sottomarini avanzati, risorse più potenti per la guerra spaziale e informatica e un arsenale più ampio di armi nucleari”, come ha confermato al Senato la direttrice della National Intelligence Tulsi Gabbard. Pechino, secondo il Rapporto, è inoltre pronto ad aumentare già quest’anno la coercizione militare ed economica verso Taiwan.
Infine l’Iran, che sebbene non stia perseguendo attivamente armi nucleari – a dispetto di quanto diffuso dai media -continua a esercitare un’influenza regionale che sfida gli interessi degli Stati Uniti, possedendo elevate quantità di uranio arricchito. Inoltre la Corea del Nord, che considerati i passi avanti compiuti nelle sue capacità nucleari – supportate dalla Russia – aumenta la minaccia alla sicurezza statunitense.
Conclusioni
Ciò che salta all’occhio ad una prima lettura del Report è che, come accennato, non viene smentita la visione trumpiana sulla Russia, nonostante il documento evidenzi che attualmente il principale pericolo venga proprio dal Cremlino. Una evidente contraddizione quindi, tra il report e la strategia della Casa Bianca, supportata, evidentemente, dalle designazioni fatte dal Presidente Trump dei direttori nominati per l’Audizione ed anche dal suo più stretto entourage (si considerino in particolare le dichiarazioni dell’inviato speciale Steve Witkoff che elogia il presidente russo Vladimir Putin come leader affidabile). Per sostenere concretamente la sua strategia di porre definitivamente fine al conflitto in Ucraina, Trump ha concesso molto alla Russia, non condannando l’aggressione dell’Ucraina ma anzi avvalorando la necessità dei territori ucraini per Putin. Se dunque la direttrice Gabbard ha citato la minaccia russa in un solo e brevissimo passaggio, sottolineando le capacità nucleari della stessa (tra l’altro facendo da megafono alla guerra psicologica del Cremlino sugli Stati Uniti) e indicando la guerra contro l’Ucraina come un “catalizzatore” per la maggiore cooperazione di Mosca con Cina, Iran e Corea del Nord, è particolare notare come la caratterizzazione della Russia contenuta nel rapporto ATA 2025 differisca nettamente da quella proposta dalla Casa Bianca. Ma d’altro canto, si notano divergenze anche tra i comunicati di Usa e Russia sui risultati delle trattative svoltesi a Riyadh dal 23 al 25 marzo, a dimostrazione del fatto che non solo la guerra non è ancora conclusa, ma Trump non è nemmeno riuscito a strappare un cessate il fuoco ad un Putin che spesso si cela dietro il silenzio per non affrontare la cessazione delle ostilità.