Catania, la testimonianza diretta, in esclusiva, del cliente dell’assalto alla posta: “’Mbare! Ma a rapina a sta facennu tu o iu?”

È balzata alla cronaca, diventando virale, la notizia lanciata da “La Sicilia” della tentata rapina avvenuta nell’ufficio postale del quartiere catanese di San Giovanni Galermo. 

La vicenda risale allo scorso venerdì mattina, intorno le 08:20, quando all’interno dell’ufficio, con solo due clienti presenti tra cui una donna incinta, fa il proprio ingresso un uomo (sui trent’anni) col volto parzialmente coperto da un foulard nero e da un paio di occhiali da sole.

Grazie ad un contatto comune, abbiamo potuto ascoltare il cliente divenuto famoso per la frase riportata sul titolo dell’articolo “ «’Mbare! Ma a rapina a sta facennu tu o iu?», che ci ha raccontato l’intera vicenda dai contorni non solo goliardici.

“Mi trovavo lì per sbrigare delle commissioni – spiega il cliente balzato agli onori della cronaca – mi reco allo sportello per parlare con l’impiegata quando, dopo qualche minuto, mi sento toccare il collo da dietro, come se fosse un abbraccio. Mi giro e mi ritrovo di fronte una persona che non conosco con foulard e occhiali da sole neri. Mi prende il collo e mi tira verso di sé con la mano sinistra e sulla destra invece impugnava qualcosa fino a quando ha iniziato ad urlare ‘ho una bomba, questa è una rapina, datemi i soldi, datemi i soldi’. 

Sia io che la signora eravamo pietrificati, però sono riuscito a mantenere la calma e il controllo sin dal primo minuto, naturalmente ero spaventato ma non mi sono mai agitato. Lui, nel frattempo, continuava ad urlare ‘datemi i soldi, datemi i soldi’. 

L’impiegata sosteneva che non poteva darglieli per via della cassaforte a tempo, pertanto non era possibile assecondarlo. Lui comunque non smetteva di ripetere “datemi i soldi quelli che ci sono nel cassetto”, fatto sta che la dipendente non glieli ha dati. Ad un certo punto, innervosito dalla situazione, si rivolge a me e da lì è scattata la battuta virale. 

Mi dice “Ciù dicissi lei ca ma dari i soldi se no a mazzu” quindi spontaneamente gli dico “scusa, ma se non te li danno a te i soldi, li danno a me? Non ti seccare, a rapina a stai facennu tu”. Oltre la battuta in sé, la preoccupazione era tanta. Non nascondo che mi sono spaventato, anche perché non sapevo se avesse con sé magari un taglierino a qualsiasi altra arma. Ho visto un ragazzo disperato, che stava commettendo una sciocchezza.

Ad un certo punto l’ho fatto desistere, dato che i soldi non gliene davano, io che naturalmente non collaboravo, mi giro e gli dico ‘guarda, qua soldi non te ne danno, è meglio che scappi, che vai via perché secondo me da un momento all’altro arriva una pattuglia dei carabinieri o della polizia. Lui mi ha ascoltato, mi lascia il collo e scappa. Era solo, non aveva complici, macchine o quant’altro. È scappato a piedi”.

Una vicenda davvero surreale, per una Catania che oltre la goliardia e la fantasia mostra anche tanta disperazione.

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