Da alcuni giorni c’è entusiasmo al Campidoglio in tema di politica sociale: la Raggi è pronta a ordinare lo sgombero di CasaPound da via Napoleone III, sede del palazzo che dal 2003 è occupato abusivamente dal movimento politico di estrema destra. Si tratta di uno stabile imponente, nel cuore del quartiere Esquilino, costituito da 60 vani e circa 20 appartamenti, dove vivono militanti e capigruppo, dichiaratisi allora indigenti e in seguito smentiti dalla Guardia di Finanza, la quale ha definito autosufficiente il loro stile di vita.
CasaPound nacque ufficialmente nel 2008 come associazione di promozione sociale in seguito all’occupazione del sopraccitato stabile, poi fu partito (con scarsissimi risultati elettorali) fino al 26 giugno 2019, data in cui il presidente Gianluca Iannone ha stabilito che l’esperienza partitica fosse momentaneamente conclusa. Il nome è un riferimento chiaro al poeta Ezra Pound, la cui figlia peraltro ha preso le distanze dal movimento in seguito agli omicidi di Firenze (2011), quando un militante, Gianluca Casseri, uccise due venditori ambulanti senegalesi e ne ferì un terzo, prima di uccidersi in vista dell’arresto.
L’ideale a cui si rifà CasaPound è quello fascista, in cui coesiste una linea intransigente sull’immigrazione, un antisemitismo diffuso e un nazionalismo massimalista. Infatti, in un’intervista del 2011 il leader Gianluca Iannone dichiarava: “È vero, siamo fascisti. Ma del terzo millennio”. Quel “ma” necessitava argute spiegazioni per risultare convincente storicamente e moralmente, che non furono date. Inoltre, il gruppo è stato spesso protagonista violenze e scontri. Oltre ai fatti di Firenze, si ricordano 20 arresti e 360 denunce circa dal 2011 al 2016 verso militanti e simpatizzanti; Iannone, fondatore e presidente, nel 2009 è stato condannato in primo grado a 4 anni per aggressione ai danni di un carabiniere in borghese durante una rissa il 25 aprile 2004; alcuni membri di CasaPound fecero irruzione negli studi Rai di via Teulada a Roma durante la notte del 4 novembre 2004.
In considerazione dei precedenti del movimento e della ultra decennale occupazione del palazzo in via Napoleone III, Virginia Raggi si è pronunciata a “La Repubblica”: “Intanto incassiamo questo risultato. Poi ci metteremo seduti con il Prefetto Gerarda Pantalone per capire cosa ne sarà di quel palazzo. La decisione non spetta al Comune. Noi siamo pronti a dare ogni tipo di assistenza e supporto che ci verrà richiesta, come abbiamo fatto fino a questo momento”. A tali parole, Simone Di Stefano ha replicato che “CasaPound non accetterà alcuna alternativa”. Si preannuncia, così, uno scontro tra legalità e abusivismo, che non è nuovo tra i contendenti: lo stesso movimento, difatti, ha occupato anche l’Area 121 di proprietà dell’Aeronautica Militare a Ostia. Per quanto riguarda il palazzo romano, la Procura ha chiesto e ottenuto dal Gip il sequestro preventivo, con riferimento al reato di occupazione abusiva. Sono in corso le procedure per la notifica del provvedimento.
La scelta del Sindaco Raggi è coraggiosa e giusta; forse potrebbe nascondere un auspicabile ritorno di gradimento personale in vista delle imminenti elezioni comunali, ma comunque dimostra legalità e senso delle istituzioni. Ora è opportuno continuare nel più breve tempo, senza far sì che la burocrazia appesantisca il procedimento. E sarebbe bene che anche le forze politiche del Centrodestra si congratulassero o, quantomeno, si manifestassero entusiaste per la decisione.
Il silenzio dei leader non fa bene alla società.