La revoca della tutela del genitore è giunta in concomitanza con l’uscita del docu-film Netflix Britney vs Spears: ma come sarà da ora in poi la vita della famosa popstar?
Un macigno durato 13 anni. Una vita controllata 24 ore su 24, sotto ogni aspetto, da quello economico a quello sentimentale. Da una vita vissuta a mille direttamente sul tetto del mondo a non poter nemmeno comprare un paio di scarpe da 40 dollari in piena autonomia. Ma ora Britney Spears è libera. Il 29 settembre 2021, una sentenza ha finalmente sospeso il padre della cantante, Jamie Spears, dall’incarico di tutore del patrimonio (stimato circa 60 milioni di dollari) e della figura di Britney.
Una volontà richiesta a squarciagola da anni di battaglie dalla stessa popstar e dalle migliaia di fans che, dal 2014, all’urlo di #FreeBritney (il movimento fondato da questi ultimi in segno di sostegno della nota cantante) si sono battuti affinché ciò accadesse.
Una vita vissuta a mille, quella della Spears, tra successi musicali fino al tracollo del 2007, anno in cui iniziarono seri guai per la popstar. Tra battaglie per la tutela dei figli con il suo ex marito, il ballerino Kevin Federline, alle notti folli e devastata da alcool e droghe inseguita da paparazzi alla ricerca dello scoop del secolo, Britney entrava ed usciva da rehab e cliniche psichiatriche, fino a quando qualcuno ha deciso che non era più in grado di gestire autonomamente il suo patrimonio legale.
È qui che entra in scena Jamie, il padre della popstar, che in breve da tutore temporaneo di quest’ultima lo diventerà per ben tredici lunghi anni. C’è chi in questa tutela vede una mera arrampicatura sociale dell’uomo e chi, al contrario, lo vede come un gentile salvatore della figlia. La prima tesi sarà quella più sostenuta, specie da parte di tutte quelle persone più vicine a Britney, in seguito prontamente allontanate da Spears Senior.
In tutto ciò Britney continua ad essere una macchina da soldi, con concerti in tutto il mondo e sempre sold out. Ma lei non può usufruire di nulla, se non di una piccola “paghetta” da circa 8.000 dollari al mese. Poco, se si pensa alla mole di dollari che entravano nelle casse grazie ai suoi spettacoli.
Una realtà portata alla luce da una serie di testimonianze e docu-serie rilasciate negli ultimi tempi da piattaforme come Hulu Tv con il suo Framing Britney (in Italia, invece, è visibile su DiscoveryPlus) e Britney vs Spears, prodotto da Netflix USA.
Quest’ultimo, in particolar modo, è stato propiziatorio in quanto uscito proprio il giorno prima della storica sentenza che la “liberato” dalle grinfie paterne la famosa star.
Nel docu-film, diretto e prodotto dalla regista Erin Lee Carr con l’aiuto della giornalista Jenny Eliscu, vengono ricostruite la vita e gli aneddoti che hanno portato a quello che sarebbe diventato uno dei casi mediatici e giudiziari più misteriosi ed eclatanti degli ultimi anni. Oltre a numerose testimonianze di coloro che furono vicini alla cantante in quegli anni, questa produzione si
differenzia dalle precedenti in quanto presenta agghiaccianti dichiarazioni ed intercettazioni private rilasciate proprio dalla diretta interessata. In una di queste, ad esempio, si sente la Spears intenta a chiedere delucidazioni al telefono ad un avvocato circa la sorte della custodia dei suoi figli se avesse tentato di uscire dalla tutela del padre-padrone.
Oltre a tenere la popstar sotto scacco con la minaccia di toglierle i figli, Jamie Spears controllava ormai qualsiasi sfera della vita della figlia, tanto da scegliere addirittura cosa poteva mangiare e con chi poteva uscire quest’ultima. La cantante, infatti, non era libera di farsi nuovi amici se non quelli esplicitamente “approvati” dall’uomo. Soprattutto se di sesso maschile, questi ultimi venivano seguiti da investigatori privati per assicurarsi che il loro comportamento non intralciasse il volere del padre.
Docu-film a parte, la vita vera ora sta per voltare pagina, dopo la storica sentenza del 29 settembre scorso. Quello che tutti si chiedono, però, è: “Ma ora Britney è davvero libera? Potrà davvero riappropriarsi della sua vita come un tempo?”. La risposa è: ovviamente no, almeno al momento. A quanto pare la strada è ancora lunga e tortuosa ma l’uscita di scena della figura paterna lascia ben sperare in una risoluzione positiva. La prossima udienza è fissata per il 12 novembre, giorno in cui la giudice Brenda Penny dovrebbe porre fine alla conservatorship e quindi definitivamente alla tutela legale, senza nemmeno il bisogno di una ulteriore perizia psichiatrica nei confronti della Spears.
Ciò che è certo, è che Britney ha sete di vendetta nei confronti del padre. Stando ai ben informati, oltre a riprendere in mano la propria vita, attuerà un’iniziativa legale volta a ripagare tutti i torti subiti.
“Rivoglio solo la mia vita. Ho lavorato, non devo niente a queste persone” ha spiegato la Spears alla giudice Penny durante una delle ultime sentenze, quando le è stato dato modo di raccontare, dopo anni, la sua verità. Ed è stato lì che Britney ha vinto la sua battaglia più grande e si è sentita, finalmente, libera.