La “European Blockchain Services Infrastructure” (EBSI) è una rete di nodi distribuiti per l’Europa (36 in totale), fa parte della “Connecting Europe Facility” (CEF) ed è il prodotto principale della “European Blockchain Partnership” (fondata nell’aprile 2018). La CEF consiste in diversi “building blocks”: si tratta, essenzialmente, di codice aperto e riutilizzabile messo a disposizione dei servizi comunitari.
Dopo sette anni, nel 2022 al CEF subentrerà il “Digital Europe Programme” (DIGITAL). Questo, per la EBSI, si tradurrà, tra l’altro, in una nuova “visual identity” (nuovo logo, nuovo sito web, nuovi canali social).
Oltre alla EBSI, gli altri blocchi della CEF sono:
- la “Big Data Test Infrastructure” (un potente strumento di analisi per grandi moli di dati);
- il “Context Broker” (uno strumento per raccogliere dati dagli IoT);
- l’ “eArchiving” (uno strumento per l’archiviazione dei dati);
- l’ “eDelivery” (uno strumento che consente lo scambio dei documenti elettronici in sicurezza);
- l’ “eID” (uno strumento per l’identificazione dei cittadini nei vari Stati membri);
- l’ “eInvoicing” (uno strumento per le fatturazioni digitali);
- l’ “eSignature” (uno strumento per la firma digitale);
- l’ “eTranslation” (uno strumento per la traduzione digitale dei documenti);
- lo “Once-Only Principle” (uno strumento per la condivisione dei dati relativi ai propri cittadini con gli altri Stati membri).
La EBSI, in particolare, costituisce un investimento da quattro miliardi di euro circa e ambisce a fornire servizi ai cittadini, alle PA e alle aziende dell’Unione, della Norvegia e del Liechtenstein). Nel 2021 c’è stato il deployment della versione 2.0, che ne ha ampliato gli use cases: identità digitale, notarizzazioni, certificazioni. Nel 2022 è previsto il pilota dello scenario “Multi-University pilot”, che prevede la verifica dell’identità digitale di istituzioni e studenti universitari. Sempre quest’anno, è previsto anche il go live del Wallet Conformance Testing (WCT), che consentirà ai wallet providers di conformarsi agli standard dell’EBSI e così partecipare al progetto.
Il 22 febbraio 2022 è prevista una call for proposals al fine di rafforzare l’infrastruttura già realizzata, eseguire il deployment e l’upgrade dei casi d’uso e standardizzare le specifiche blockchain. Se siete interessati, tenete d’occhio il sito ufficiale: (clicca qui). Sempre a febbraio, ci sarà il deployment della v2.0.0-rc.12 di EBSI nell’ambiente di pre-produzione, che consentirà successivamente di rendere il già menzionato WCT operativo.
È possibile partecipare alla EBSI sia utilizzandola come infrastruttura per le proprie dApps sia scaricandone e gestendone un nodo (clicca qui).
Per una più dettagliata rendicontazione delle attività di quest’anno e di quello passato, rimandiamo al Paris Blockchain Week Summit, che si terrà il 13-14 aprile.
Per “Euro digitale”, invece, s’intende una valuta elettronica complementare all’euro cartaceo, che è stata proposta dalla BCE al fine di facilitare i pagamenti digitali in quella che sta diventando, anche a causa dell’attuale emergenza sanitaria, una società sempre più cashless. A differenza delle tradizionali crittovalute, l’euro digitale non è concepito per essere volatile: analogamente a quanto già succede col cartaceo, il valore è ancorato alle politiche della BCE. Quest’ultima si era riservata di deliberare circa la sua eventuale introduzione entro luglio 2021 e ne sta attualmente studiando il potenziale design. Tale fase si concluderà nel 2023. Al momento, sembra che il progetto procederà indipendentemente dalle evoluzioni dell’EBSI.
Tra le cose che la BCE sta sperimentando, riportiamo:
- la compatibilità tra l’euro digitale e il “TARGET Instant Payment Settlement” (TIPS), l’infrastruttura lanciata nel novembre 2018 per velocizzare il trasferimento dei fondi da parte dei fornitori di servizi di pagamento;
- l’interconnessione tra tecnologie decentralizzate (quale la blockchain) e i sistemi centralizzati;
- l’uso dell’identità digitale con le blockchains dedicate ai servizi di pagamento;
- le funzionalità dei dispositivi hardware che consentono le transazioni offline.
Facciamo infine presente che, al marzo 2021, il 60% delle Banche centrali del mondo stava già sperimentando le cosiddette CBDC (“Central Bank Digital Currencies”). Siamo curiosi di vedere che cosa avranno prodotto tra il 2022 e il 2023.