È di questa settimana la notizia che il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina ha deciso di avvalersi della collaborazione di Domenico Arcuri, già commissario per l’emergenza Covid e destinato a giocare un ruolo importante nelle decisioni urgenti da prendere prima della riapertura delle scuole.
Secondo le ultime dichiarazioni del ministro, la presenza di Arcuri permetterà di saltare a piè pari tutti i passaggi burocratici che, solitamente, si rendono necessari per gli interventi di piccola edilizia e di rinnovo degli arredi negli edifici scolastici.
Quella del ministero è una decisione saggia, perché chiunque abbia messo piede in una scuola negli ultimi trent’anni sa che c’è un gran bisogno di semplificazione: se spesso i tempi burocratici necessari per riparare un vetro rotto superano i sei mesi, come potremmo rivoluzionare gli arredi in tempi brevi e garantire l’assenza del pericolo di contagio?
L’opposizione insorge: Giorgia Meloni, sarcastica, commenta che i figli degli italiani hanno bisogno di altro, sottintendendo un gioco di poltrone. È facile sparare sulla Croce Rossa e criticare un ministro che, negli ultimi mesi, ha spesso dimostrato di non possedere le competenze adatte per guidare un ministero complesso come quello dell’istruzione; stavolta, però, è possibile che l’attribuzione di un ruolo chiave a qualcuno che ha lavorato nel cuore dell’emergenza Covid sia una scelta saggia. Ancora più saggio sarebbe rendere strutturale la semplificazione della macchina burocratica, invece di considerarla un provvedimento straordinario. Siamo realistici, però: ciò che non è avvenuto in trent’anni potrebbe mai verificarsi in meno di due mesi, nel bel mezzo di una pandemia con annessa recessione economica?
Brava Chiara, continua a scrivere, la grofomania è sempre un pregio 🙂