Approvato la scorsa settimana dal Parlamento, ora si attende solo la pubblicazione in Gazzetta e poi il provvedimento sull’autonomia differenziata sarà legge: Mattarella, in soli 6 giorni e contro ogni diversa previsione di lunghe tempistiche, ha ratificato in via definitiva le “disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione“, finalizzate ad una maggiore autonomia regionale ed alla devoluzione nella gestione di ulteriori materie alle Regioni. Il passaggio in legge permetterà al ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, di procedere da subito alle previste trattative con le Regioni oltre che, per chi intenderà farlo, promuovere un referendum, sentore che aleggia fra il M5s che avevano richiesto, successivamente al passaggio del provvedimento al capo dello Stato, di non promulgare il testo se non con un messaggio che precisasse l’interpretazione di alcune norme. Richiesta evidentemente non seguita da Mattarella vista la celerità con cui lo ha invece approvato. Si ipotizza una raccolta di firme anche da parte del centrosinistra presente in Sardegna, Campania, Puglia, Emilia Romagna e Toscana. Proprio il governatore della Toscana, Eugenio Giani, nei giorni scorsi aveva dichiarato che avrebbe appellato il provvedimento con un referendum ma ferme le dimissioni di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia a causa di incompatibilità di cariche in vista del suo prossimo insediamento a Strasburgo, scenderebbero a quattro le Regioni governate dal centrosinistra intente a promuovere il referendum.
Certo è che quella del 26 giugno è una data storica, come lo stesso Luca Zaia, governatore del Veneto, ha commentato: “Se il 19 giugno è passato alla storia per essere la data dell’approvazione dell’Autonomia, il 26 giugno è sicuramente una data storica nel quale il presidente Mattarella ha promulgato la legge dell’Autonomia“, ed ancora: “Adesso attenderemo la pubblicazione in gazzetta ufficiale per poi chiedere di ripartire con le trattative rispetto alle materie previste dalla costituzione“, ha aggiunto.
I punti principali del provvedimento riguardano la richiesta di autonomia su 23 materie (fra cui salute oltre che ambiente, energia, trasporti, cultura e commercio estero ma anche sport ed istruzione) mentre 14 sono definite dai cosiddetti LEP, ossia livelli essenziali di prestazione: la concessione di autonomia è successiva solo alla soddisfazione di tali criteri, che definiscono il livello minimo di servizio che va necessariamente garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, considerandone i costi. Dunque l’analisi dei Lep avverrà sulla base di una ricognizione dell’impegno economico per singola Regione da parte dello Stato nell’ultimo triennio. Gli stessi saranno determinanti anche per l’applicazione del principio di trasferimento, per cui lo spostamento delle funzioni alle singole Regioni potrà essere realizzato solo successivamente alla determinazione dei Lep e previa disponibilità delle risorse come da legge di bilancio. I Lep, fondamentali dunque per esercitare l’autonomia regionale, andranno determinati entro 24 mesi dall’entrata in vigore del ddl e varati dal Governo attraverso uno o più decreti legislativi. Stato e Regioni avranno poi a disposizione 5 mesi per arrivare a un accordo. Prevista anche una cabina di regia attenta, in particolare, alla garanzia sui diritti civili e sociali oltre che una clausola di salvaguardia che estenderà all’esecutivo l’intervento nella tutela degli stessi oltre che in caso di inadempienza da parte degli organi delle regioni delle Regioni in materia di applicazione a trattati internazionali e normativa comunitaria.