A cura di Barbara Mascitelli e Lorenzo Calvani
È stata uccisa con un’autobomba Darya Dugina, figlia dell’ ideologo di Putin Alexandr Dugin. Molto probabilmente, secondo alcune fonti, l’autobomba era destinata al padre che all’ultimo momento avrebbe cambiato vettura salvandosi.
Che fosse questo un segnale per Mosca? Chi è stato davvero il mandante? Le accuse di Mosca imputano da subito Kiev, che nega alcun coinvolgimento.
Certo è che questo attentato è la prova di una pax interna del tutto inventata, imposta soprattutto in questi mesi in cui i russi hanno invaso l’Ucraina.
Chi è Alexandr Dugin
Alexander Dugin è il filosofo più controverso della nostra epoca. Sessant’anni, russo, strettamente legato al Cremlino e ispiratore di Vladimir Putin. Dugin ha agitato le pagine della Russia quando, tramite i suoi saggi, fece trasparire un nuovo orizzonte per il suo popolo, un nuovo tradizionalismo russo basato sulle esperienze dei grandi socialismi e strettamente legato a una visione nazionalista, seppure non etnocentrica, anzi basata sul multi-etnicismo (realtà già esistente in Russia). Balza agli onori della cronaca quando, dopo la caduta dell’Urss è ideatore, insieme al controverso intellettuale Limonov, del Partito Nazionalista Bolscevico (NazBol). Pian piano le idee di Dugin influenzeranno una nuova generazione di politici e oligarchi russi tesi alla destra ultra-nazionalista, ma allo stesso tempo ha suscitato il grande interesse del Presidente Vladimir Putin che incarnerebbe l’uomo nuovo di Dugin, lo “zar” che porterebbe a contrapporre un impero eurasiatico (citando il filosofo) “all’omologazione dell’Occidente”.
E’ stato sostenitore della guerra in Ucraina fin da tempi non sospetti per la sua idea di unificazione dei popoli di lingua russa con concomitante presa territoriale coatta dei territori delle ex repubbliche socialiste sovietiche.
Le ipotesi
Darya Dugina non era estranea alle teorie del padre, anche lei era una filosofa, giornalista e politologa che in occasione dell’operazione speciale in Ucraina si era espressa in modo favorevole e si era detta più volte compiaciuta di essere finita nella blacklist occidentale.
Dunque, si potrebbe pensare anche che l’attentato sia stato rivolto proprio a lei e non al padre perché un particolare molto interessante è emerso nel corso delle indagini: Dugin non è popolare in Russia. Anche se definito l’ideologo di Putin, ha poca influenza all’interno della sua corte. Se fosse stato il contrario, come minimo sarebbe stato protetto in qualsiasi modo dallo Zar. Come si è sempre detto e più volte ribadito nell’arco dell’invasione Ucraina, nel cerchio di Putin fanno parte oligarchi più pragmatici ma che, soprattutto, apprezzano il potere politico e il valore del denaro sopra ogni cosa.
A sorpresa, gode di più stima presso l’esercito russo e se l’ideologia politica post Putin prendesse una piega sbagliata rispetto all’attuale, le idee di Dugin giustificherebbero un cambio di direzione verso l’Occidente.
Definire non è popolare, è noto con le vicende del Cremlino e con la vita di Vladimir Putin, ma ha più valore per l’Occidente che per i russi, soprattutto per quelli che vivono nelle periferie ovvero da dove provengono molti soldati. Per questo l’uccisione della figlia viene associata ad una matrice Ucraina (occidentale) con stile mafioso. Una posizione che si consegue ad un disegno di legge presentati in queste ultime settimane al fine di riconoscere l’Ucraina come Stato Terrorista e di poter confiscare tutti i beni dei suoi cittadini a favore di Mosca.
Gli Occidentali…
Gli USA e la NATO stanno continuando a rifornire l’Ucraina delle armi pesanti e a lunga gittata per difendere i propri confini, ottenendo però la rassicurazione che queste non sarebbero state usate contro il territorio russo.
Zelensky sta rispettando questa consegna, d’altronde sarebbe stato un grande autogoal, ma ha deciso di voler ricorrere ad altri strumenti tra cui i droni come quello che si è schiantato sul comando della flotta russa nel Mar Nero. In questo modo, non c’è il pericolo di uno scontro diretto tra Mosca e l’Occidente.
Ma qual è allora la variabile impazzita da non sottovalutare? L’attività dei partigiani ucraini dietro le linee nemiche. Da che se ne voglia dire e pensare, ogni guerra che abbiamo vissuto e che fa parte del nostro bagaglio culturale, tra i vinti e i vincitori ci sono sempre stati i partigiani che hanno contribuito a mantenere alto l’onore della propria patria aggredita. Ebbene, nell’anno 2022 si ripresa il bisogno di avere queste figure adattate al mondo odierno: bandiere, murales, azioni di sabotaggio nelle retrovie dal Donbass alla Bielorussia.
L’esplosione della macchina di Dugina potrebbe essere ricondotta ai partigiani ucraini? Chi può dirlo…
Non sarebbe la prima volta che viene portata una guerra voluta dai russi stessi nel cuore della Russia, come hanno fatto i ceceni alla fine degli anni ‘90, quando innescarono una serie di attentati in varie città russe compresa Mosca. Chiamiamola legge del contrappasso o stile mafioso, ma quando si muore (per mano russa) poi si fa vedere agli stessi mandanti (i russi) cosa vuol dire avere il nemico in casa.
Risultato: o la ritirata massiva o la compattezza di un popolo di fronte alle forze del male. Come successe allora con i ceceni, che portarono alla nascita definitiva della figura di Vladimir Putin nominato come primo ministro e popolarissimo per la sua promessa di «andare ad ammazzare i terroristi fino nel cesso».
Conseguenze mediatiche
La notizia dell’attentato ha fatto subito il giro del web, da Telegram a Facebook. Notizie con i titoli accattivanti e con una certa predisposizione sentimentale per accattivare il pubblico sulla terribile morte di una ragazza uccisa sotto gli occhi del padre che si strugge per la sua perdita.
Un’azione drammatica e punitiva da parte dei media russi contrapposta a quella dell’Ucraina che mantiene un certo rigore ed un linguaggio pulito, non scomponendosi di fronte alle provocazioni russe.
Sicuramente a Mosca l’aria cambierà. Il clima di sospetto è destinato ad aumentare, la narrazione e la propaganda molto probabilmente cambierà: diventerà più aggressiva. Potrebbe essere l’occasione di distrarre dal conflitto poiché adesso molti politici, consiglieri e sostenitori del governo si sentono in pericolo.
Tutto questi destabilizza sicuramente la società autoritaria costruita da Putin e distrae risorse necessarie alla guerra.