Colpite alcune postazioni Unifil nel sud del Libano, paura per il contingente italiano. Prevista per oggi la riunione del Gabinetto israeliano per decidere sull’attacco all’Iran. Biden pensa ad appoggiare Israele contro Hezbollah per promuovere nuove elezioni in Libano
Dopo l’attacco missilistico della scorsa settimana, in Libano continuano i bombardamenti da parte di Israele che espande le sue operazioni e contemporaneamente prepara la sua rappresaglia contro l’Iran, come ha avvertito già qualche giorno fa il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant: “L’attacco iraniano è stato aggressivo ma impreciso. Il nostro attacco, invece, sarà mortale, preciso e soprattutto sorprendente”. Nella notte tra domenica e lunedì non sono mancate rappresaglie di Hezbollah nel nord di Israele ed è di pochi minuti fa la notizia che “soldati israeliani hanno sparato contro posizioni dell’Unifil nel sud” del Libano: questo da quanto si apprende da fonti Onu. Da ieri infatti l’IDF stava tentando di mettere fuori uso le telecamere delle postazioni Unifil ma stamattina la ritorsione si è intensificata ampliandosi alle postazioni, danneggiando una stazione di trasmissione attraverso un attacco dichiarato “deliberato”, questo nonostante non ci siano dichiarazioni da parte dell’esercito israeliano. Il contingente della missione lungo il confine sud del Libano è guidato dalla Brigata Sassari, che è composta da 1.200 militari italiani che, secondo Ansa, al momento non sembrano essere stati coinvolti. Nella notte di ieri inoltre, IDF ha ucciso altri due capi Hezbollah: si tratterebbe di Ahmad Moustafa al-Haj Ali, che guidava il Fronte Houla del movimento filo-iraniano, e Mohammad Ali Hamdan, capo dell’unità anticarro di Hezbollah nell’area di Meiss El Jabal. Ma gli attacchi continuano anche nella Striscia di Gaza dove Idf hanno annunciato di avere “eliminato” nella giornata di ieri più di 50 membri di Hamas nell’area di Jabalya, nel nord dell’enclave palestinese. Ancora, ieri l’Aeronautica militare ha colpito “circa 30 obiettivi terroristici di Hamas nella Striscia di Gaza e oltre 110 obiettivi terroristici di Hezbollah in Libano”, come si legge inoltre in un comunicato pubblicato su Telegram.
L’allerta è dunque altissima: è prevista per oggi la riunione del Gabinetto di sicurezza israeliano per votare la risposta da dare all’Iran a seguito dell’attacco missilistico subìto lo scorso 1 ottobre. Secondo la tv pubblica Kan, il Gabinetto israeliano dovrebbe procedere ad autorizzare il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Galant a prendere una “decisione finale”, sia in termini di tempistica sia sulla modalità della ritorsione, dunque su quali obiettivi puntare. Sembra infatti maturare l’idea che i punti di attenzione israeliani siano, in particolare, le strutture militari iraniane anche se gli obiettivi potrebbero cambiare. Gallant era pronto a far partire l’operazione già ieri sera ma di certo c’è che la conseguenza è quella di aprire un nuovo fronte di guerra.
Nel frattempo l’offensiva, ormai anche terrestre, nel sud del Libano non si placa e rimane fermo il tentativo di indebolire quanto più possibile gli Hezbollah che rimangono i principali alleati di Teheran nella regione.
Il coinvolgimento internazionale
Dopo la telefonata di ieri, 9 ottobre, tra Benjamin Netanyahu e Joe Biden con la presenza di Kamala Harris e dopo che gli ultimi mesi avevano visto i leader dei due Paesi affrontarsi con freddezza ed ancora con la conferma dell’imminente iniziativa israeliana verso l’Iran strettamente connessa alle relative modalità con la quale questa verrà espletata, gli Usa studiano un piano per una possibile svolta della situazione in Libano. Secondo il Wall Street Journal, Biden starebbe pensando di avallare l’iniziativa israeliana in Libano contro gli Hezbollah per porre fine alla loro presenza ed ingerenza nel territorio allo scopo di poter promuovere nuove elezioni presidenziali in un Paese che, dal 2022, ossia con la fine del mandato affidato allora a Michel Aoun, riversa in una situazione di stasi, di fatto cioè senza una guida politica eletta dal popolo. Sempre secondo i media americani, nei giorni scorsi il segretario di Stato americano Anthony Blinken avrebbe avuto un colloquio con i vertici di Qatar, Egitto e Arabia Saudita sostenendo l’elezione di un nuovo presidente mentre Amos Hochstein, inviato Usa, ha fatto presente agli stessi interlocutori arabi che il sostegno contro gli Hezbollah potrebbe essere visto come opportunità per sbloccare lo stallo politico libanese. L’iniziativa, se sembra avere il sostegno da parte dell’Arabia Saudita, è invece stata considerata pericolosa ed irrealistica da Egitto e Qatar.