Il 7 dicembre 2021 si è tenuto il 2° round tra il Presidente USA Biden e il Presidente Russo Putin, che aveva come argomento di discussione la questione dell’Ucraina, un paese si direbbe sempre più occidentale e che mira ad entrare nella NATO e nell’Unione europea. E questo non è visto di buon occhio dalla Russia, che vuole mantenere il controllo su questo stato e diminuire l’influenza occidentale.
Ci riprova di nuovo, dopo il 2014, la Russia ad invadere l’Ucraina. A testimonianza di ciò, le numerose truppe russe posizionate sul confine. Secondo il governo ucraino, dovrebbero esserci circa 40 mila soldati sul confine est dell’Ucraina, 9 mila in Crimea già occupata e annessa dalla Russia. Oltre ai soldati, sono presenti artiglieria, carri armati e mezzi pesanti. La città già invasa dalle forze armate – arrivate persino dalla Siberia – è Voronezh, una cittadina russa che si trova a circa 300 km dal confine con l’Ucraina. L’unica cosa che contraddistingue questa mossa è l’effetto sorpresa mancante rispetto all’invasione della Crimea, iniziata con “i caschi verdi”. Come riporta il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, la Russia ha il diritto di posizionare le sue truppe a suo piacimento all’interno del suo territorio. Dunque, questa volta non ha negato la presenza di forze militari al confine, ma l’ha usata come propaganda interna attraverso servizi televisivi sull’esercito in movimento diffusi anche sui social.
Questo cambio di atteggiamento da parte di Putin ha scosso un po’ tutti i governi europei e non poco quello degli Stai Uniti. Secondo un analista del centro studi International center for defence and security James Sherr, per comprendere bene quali siano le ragioni di una nuova guerra bisognerebbe ricostruire gli avvenimenti dell’ultimo anno (2019/2020). In effetti, ci sono state delle grandi novità: il presidente ucraino eletto nell’aprile 2019 Volodymyr Zelensky, dapprima aveva cercato di ricostruire un rapporto pacifico con la Russia scambiando i prigionieri e concedendo il cessate il fuoco con le milizie filorusse. Da febbraio 2020 ha cambiato totalmente atteggiamento: ha sanzionato Viktor Medvedchuk, il leader del principale partito filorusso del paese e amico e alleato di Putin (che è il padrino di sua figlia). Lui era il collegamento principale della Russia e dei suoi interessi in Ucraina, dunque la sua esclusione dalla scena politica è stata una grave perdita oltre che un grave affronto. In più, ha chiuso tre canali televisivi di propaganda filorussa di proprietà di un imprenditore vicino a Medvedchuk.
Ma, non del tutto scontato, c’è la richiesta di Zelensky all’Occidente di entrare nella NATO, cosa che sarebbe un problema per la Russia e la sua strategia di sicurezza nazionale. E la grande rappresentanza dell’Occidente è la presidenza americana di Joe Biden, determinato ad ostacolare l’espansionismo russo e che ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno al mantenimento della sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina. Ecco perché Biden è sempre stato molto diretto con Putin nel dirgli che se avrebbe attaccato l’Ucraina ci sarebbe stato anche lui. Gli USA, infatti, hanno inviato due navi da guerra nel Mar Nero per segnalare di essere pronti ad intervenire. Anche se sul “tavolo degli accordi” si vogliono evitare scontri di questo tipo.
Perché la Russia si è frenata?
Questi cambiamenti hanno fatto fare dei passi indietro alla Russia. Innanzitutto, perché fino a quando un pezzo dell’Ucraina sarà dominata da separatisti filorussi l’influenza russa sarà assicurata. Per questo, l’Ucraina non può entrare nella NATO perché nel testo del trattato c’è un articolo che prevede l’automatismo di intervenire in difesa di un paese membro in caso di aggressione compiuta da un paese esterno. E nessuno, tanto meno gli USA, vorrebbero intervenire militarmente per difendere l’Ucraina.
Se i negoziati di pace restano tuttora validi è grazie al “Formato Normandia” a cui partecipano Francia, Germania, Russia e Ucraina: da 7 anni si sta cercando di trovare una soluzione per risolvere il conflitto nel Donbas. Però, questi incontri non sono andati mai bene perché, nonostante la Russia si sia presentata come potenza mediatrice e non come parte in causa del conflitto, i conflitti con l’Ucraina continuano a presentarsi.
Addirittura, Putin di recente ha rifiutato una proposta della Merkel di una riunione dei leader del formato Normandia. Questo tentativo non ha ricevuto l’effetto desiderato, e forse anche perché ormai Merkel è fuori dai giochi. Dal canto suo, la Russia richiama l’Ucraina a rispettare i termini dell’Accordo di Minsk su cui si regge il Formato.
È un test di Putin?
Qualora tutto questo fosse stato un test da parte di Putin, si potrebbe dire che Biden l’abbia superato alla grande: piuttosto che mostrarsi disinteressato o timoroso, il Presidente americano reagisce con prontezza e dichiarando di essere sempre pronto a difendere l’Ucraina e la sua amministrazione.
Sul fronte europeo, invece, si può dire l’esatto contrario: hanno condannato la Russia e richiesto la rimozione delle truppe dal confine, ma hanno condannato anche le provocazioni dell’Ucraina.
D’altro canto, c’è chi ritiene, invece, che la Russia non voglia mettere alla prova l’Occidente. Dall’inizio dell’anno gli scontro nell’Ucraina orientale sono aumentati considerevolmente e sono morti 26 soldati ucraini, la maggior parte in agguati di cecchini russi. Via via la propaganda dei media russi sta diventando sempre più aggressiva e bellicosa. Persino le televisioni russe sostengono da settimane che l’Ucraina starebbe per lanciare un attacco contro i cittadini russi nel territorio ucraino e, di tutta risposta, la Russia si dichiara pronta a rispondere.
Insomma, sembra di assistere al “gioco della patata bollente”, un tira e molla di colpe a vicenda che non si risolverà mai. Un gioco che è dovuto, soprattutto per la Russia, ad una causa di politica interna: a settembre sono previste elezioni legislative e il governo è stato messo in difficoltà negli ultimi tempi da grandi proteste per la liberazione del leader di opposizione Navalny, oltre che dalla cattiva gestione della pandemia da Covid19. Dunque, un’operazione militare quella contro l’Ucraina che potrebbe risollevare l’opinione pubblica di Putin.