Argentina: Boca Juniors – River Plate, la partita del popolo

Argentina, una repubblica federale, ci troviamo in Sud America.

Una nazione sempre molto lontana dalle “luce dei riflettori”.

Eppure, questa è una terra che ne ha passate veramente tante.

Merita di essere menzionata “La guerra delle Falkland” del 1982, fra Argentina e Regno Unito, per il possesso delle Isole Falkland (per l’appunto), arcipelago dell’Atlantico meridionale; scontro che vide gli argentini soccombere alla maggior preparazione ed organizzazione dello schieramento opposto.

E si sa, una sconfitta in qualsiasi conflitto non può che contribuire a destabilizzare l’assetto politico del paese; difatti è qui che si segna la fine della dittatura militare in Argentina.

Altro episodio: la “crisi economica argentina del 2001”.

Di per sé, evento strettamente collegato a quello di cui sopra.

Per far fronte a questa situazione, dopo la caduta del regime dittatoriale, si tornò nel 1983 alla democrazia, con l’elezione del presidente Raùl Alfonsin.

Il progetto di rinascita dell’Argentina però, doveva fare i conti con una situazione economica (nello specifico finanziaria) estremamente delicata (basti pensare che nel 1989 l’inflazione raggiunse il tasso mensile del 200%).

Critico anche il dato inerente la disoccupazione.

Queste problematiche sfociarono tutte nel biennio 2001-2002, che rappresenta il periodo più complesso per il popolo argentino, tante furono le persone che iniziarono a vivere in condizioni di povertà assoluta.

Veementi erano anche le cacerolazo, proteste popolari che consistevano nel percuotere rumorosamente pentole e padelle; che ben presto sfociarono nella distruzione anche di attività commerciali (in particolare a Buenos Aires) e in guerriglia (consuetudinaria) fra i manifestanti e le forze di polizia.

Insomma, l’Argentina ha una sua storia, travagliata e sempre “appesa ad un filo”, e c’è da dire che ha sempre presentato un conto assai caro.

Ma c’è un evento, però, che più di altri ha destabilizzato (e ancora oggi destabilizza) l’intero territorio albi-celeste.

Un evento che vede contrapposte le due realtà del Paese.

Un evento che (paradossale, ma vero) è più sentito di una questione politica o di qualunque altra questione sociale.

Stiamo parlando del “Superclàsico”, la partita di calcio: Boca Juniors – River Plate.

Facciamo un passo indietro.

Buenos Aires (capitale), precisamente zone di “La Boca”; qui vengono fondate (nei primi anni del novecento) anche grazie alla massiccia partecipazione di immigrati (inglesi ed italiani in primis) le due squadre di calcio che da lì in avanti incarneranno, in modo divergente, lo spirito argentino.

Il River Plate sorto per primo, fondato nel 1901; significativo è il soprannome di: “Los Millionarios” per le notevoli capacità economiche del club.

Difatti, questa è considerata la squadra dell’aristocrazia argentina.

Nello stesso quartiere, quattro anni dopo, nascono i rivali del Boca Juniors, soprannominati “Xeneizes” (genovesi). Genovesi appunto, che assunsero un ruolo determinate per la nascita di questo club.

Il Boca invece è la squadra del proletariato, quella che rappresenta la porzione più ampia del Paese.

Perché menzionare oggi, questo evento?

Il 9 dicembre 2018 si svolgerà la finale di ritorno della Copa Libertadores (la nostra Champions League, per capirci).

Le squadre che si stanno contendendo tale trofeo sono per la prima volta nella storia, proprio: Boca Juniors e River Plate.

Adesso, una volta metabolizzato il peso specifico di questa “semplice” (direbbero alcuni) partita di calcio, fissiamo dei punti.

La finale di andata è già stata svolta, l’11 novembre, in Argentina nello stadio del Boca (“La Bombonera”); partita finita 2-2.

Il ritorno doveva svolgersi allo Stadio “Monumental” (casa del River).

Dopo la partita di andata, sono stati tanti gli episodi che hanno condizionato lo svolgimento del ritorno.

Come era prevedibile, i disordini, la grande tensione sociale e il caos caratterizzavano un intero territorio.

Comunque una data venne individuata, il 24 novembre; rimaneva invece grande incertezza sull’orario.

E’ proprio il 24 di novembre che si concentrano tutti i più rilevanti episodi di scontri fra tifoserie e non solo.

Difatti il pullman dei giocatori del Boca fu colpito con diverse pietre, oltre che con altri oggetti (ferendo anche dei giocatori).

Numerosi furono i lacrimogeni e altre sostanze lanciate, causando stato di shock, e problemi a livello respiratorio ai passeggeri dell’autobus.

La partita fu rinviata; e dopo tanti incontri a livello di vertici calcistici e politici si è giunti ad una soluzione drastica.

Domenica sera, ventotto giorni dopo la partita di andata, la finale di ritorno di Copa Libertadores si giocherà ad oltre 10.000 km. di distanza, dallo stadio del River Plate a Buenos Aires, il “Monumental”, dove si sarebbe dovuta disputare due settimane fa.

Infatti il “teatro” che ospiterà questo evento sarà il Santiago Bernabeu di Madrid; questa è stata la decisione del CONMEBOL (organo di controllo del calcio sudamericano).

Da sottolineare anche l’iniziativa della città di Genova, di far disputare la partita allo “Stadio Luigi Ferraris”, opzione però bocciata dallo stesso CONMEBOL.

Non è compito di questo report, fare considerazioni in merito alla decisione resa da tale organismo.

Lo scopo è sempre lo stesso, sensibilizzare/stuzzicare colui che legge.

L’ Argentina, uno Stato di cui sappiamo veramente poco e quel poco ci è giunto anche in maniera trasversale.

Numerosi sono stati i problemi affrontati da questo popolo, problemi che hanno plasmato ogni singola persona nativa di quella terra.

Un Paese dove il 9 di dicembre si scriverà una pagina di storia; una pagina di storia che parlerà di una partita di calcio, anzi di una partita sociale che toccherà il cuore di ciascun abitante argentino.

Boca Juniors – River Plate: la partita sociale.

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