La spedizione sudafricana “Endurance22” è salpata il 5 febbraio da Città del Capo, con l’obiettivo di raggiungere il relitto dell’omonima imbarcazione, naufragata nei gelidi mari antartici nel 1915.
La cosiddetta“epoca eroica dell’esplorazione antartica” ebbe inizio alla fine del XIX secolo e terminò proprio con la spedizione Endurance nel 1917, quando il capitano Ernest Shackleton e gli altri sopravvissuti raggiunsero la Nuova Zelanda.
L’esploratore britannico e i suoi avrebbero dovuto attraversare l’Antartide da parte a parte, a piedi e su slitte trainate da cani.
La nave, però, rimase imprigionata dai ghiacci del Mare di Weddell prima di poter raggiungere il suolo della baia di Vahsel, dove avrebbe dovuto avere inizio la missione.
La banchisa riuscì a trattenerla in superficie per 10 mesi prima che sprofondasse, mentre l’equipaggio, dopo aver vissuto per mesi sulla lastra ghiacciata, riuscì incredibilmente a salvarsi.
Su una scialuppa, Shackleton guidò gli uomini fino all’arcipelago della Georgia del Sud; tuttavia, per arrivare ai villaggi abitati, dovettero attraversare una catena di montagne ripidissime e mai mappate.
Lo racconta Mirella Tenderini a “Outdoor e Ambiente”, in occasione della ripubblicazione del suo romanzo “La lunga notte di Shackleton”.
L’autrice descrive la forte personalità del capitano e il rapporto di confidenza con i marinai; ognuno svolgeva il proprio lavoro, nessuno dava ordini e il clima era disteso e coeso.
Fu la sua, la prima spedizione esplorativa e non militare; sulla Nimrod non furono imbarcate armi, ma una stufa per cucinare, illuminazione, apparecchi fotografici, libri, una macchina da scrivere e addirittura un’automobile.
Franco Battiato gli dedicherà un singolo,“Shackleton”, contenuto nell’album “Gommalacca”: “Una catastrofe psicocosmica. Mi sbatte contro le mura del tempo. Sentinella, sentinella, che vedi? […] All’estremità settentrionale un forte vento. Spingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti. Imprigionando per sempre la nave dell’audace capitano Shakleton.”
L’odierna spedizione ha come obbiettivo ritrovare il relitto, inabissato a circa 3 mila metri di profondità, per fotografarlo e filmarlo tramite droni marini.
La rompighiaccio Agulhas II perforerà lo strato ghiacciato —circa 3 metri di spessore —, permettendo al sottomarino di nuova generazione, Saberthoot, di immergersi.
La tragedia e l’eroismo della straordinaria spedizione Endurance sono documentate dai diari della troupe, tra cui gli appunti del navigatore Frank Worsley (1872-1943), i quali indicano l’esatta posizione del naufragio.
Lo storico Dan Snow, che parteciperà alla spedizione insieme ad un team internazionale e interdisciplinare, non fa mistero del suo entusiasmo a “BBC News”.
L’archeologo marino, Mensun Bound ci tiene, inoltre, a precisare che l’Endurance rimarrà intatta; essendo un patrimonio storico, non saranno portate in superficie sue parti, come garantito dal Trattato Antartico del 1959.
Invece ne sarà fatta una scansione altamente dettagliata in 3D.
Quello dell’Endurance può essere collegato ad altri celebri naufragi che hanno influenzato l’arte e la cultura.
Dalla baleniera Essex, affondata da un capidoglio, che ha ispirato il “Moby Dick”(1851) di Melville; a “La zattera della Medusa”, dipinto di Théodore Géricault, che racconta la vera storia, datata 1816, di un gruppo di disperati che dovettero sopravvivere su una zattera di fortuna.