Afrodite di Stefano Lorenzi: un film immerso e immersivo

Novantatré minuti è la durata complessiva del film Afrodite di Stefano Lorenzi, di cui trentacinque “di film subacqueo”, come il regista stesso lo definisce.

“Un film immerso e immersivo”. Con queste parole la relatriceMarzia Gandolfi ha consegnato al pubblico Afrodite, terzo film presentato per il Concorso Meridiana, facente parte della sedicesima edizione del festival barese Bif&st. Il pubblico, forte di quell’incentivo, ha saputo inabissarsi sempre più nella trama, trattenendo spesso il fiato per poi riprenderlo, fino a risalire in superficie con scroscianti applausi. Nel teatro Kursaal SantaLucia, nel lunedì del Bif&st che va dal 22 al 29 marzo, quegli applausi erano tutti per il mare che, a pochi metri da quelle poltrone di velluto rosso, completa una cornice perfetta. 

Il film racconta dell’incontro tra due vite, quelle di Ludovica, ex istruttrice di diving e subacquea, costretta a pagare un debito contratto con la mafia recuperando un carico misterioso da un relitto sommerso, e Sabrina, subacquea del gruppo mafioso, che si intrecciano tra mare e terra, portando a risvolti inaspettati. 

Di certo, non si può negare la laboriosità di un film che si svolge per un lasso di tempo non indifferente in un ambiente così inconsueto per il cinema, come le profondità del mare.

La complessità della sfida non ha, tuttavia, fermato né la narrazione, mai interrotta, neppure negli abissi delle acque sicule,ma protratta attraverso la gestualità e neppure le due attrici protagoniste, Ambra Angiolini (Ludovica) e Giulia Michelini(Sabrina). Difatti, Michelini, presente in sala, ha ammesso di aver interpretato il ruolo di Sabrina in un primo tempo con l’ansia e il timore di confrontarsi con uno spazio tanto nuovo quanto sconosciuto nel suo lavoro d’attrice, per poi abbandonarsi al mondo subacqueo con un lavoro fisico e psicologico non indifferente, ma alleviato dalla sua controfigura. 

Il regista stesso ha rivelato di aver iniziato lezioni di immersione subacquea mentre scriveva il film, per empatizzare con quel mondo e trarre le conoscenze necessarie. Come, però, tiene a sottolineare senza la sua troupe e il cast non sarebbe riuscito ad affrontare la fatica del film. Per questa ragione, Lorenzi ha invitato parte di quelle risorse indispensabili per il suo film, presenti in sala, a condividere il palco del Bif&st con lui e beneficiare degli applausi del pubblico.  

“Quando Oscar (Oscar Iarussi, direttore artistico del Bif&st) ha annunciato questa sezione del festival, Meridiana ho pensato che fosse nato per questa sezione, è come se ci fossimo ispirati l’un l’altro.”

Così Lorenzi si riferisce all’adiacenza del film con il ConcorsoMeridiana e con una delle visioni che il direttore artistico del Bif&st, Oscar Iarussi, ha voluto presentare per questa edizione.

Pur essendo l’Italia una penisola e avendo due isole, di cui una, la Sicilia, è l’ambientazione del film; il mare, secondo il regista, manca. Lorenzi con Afrodite ha, quindi, voluto rivendicare la centralità di un grande assente del cinema italiano, l’acqua come luogo di vita primordiale e morte. 

Il film ripercorre varie tematiche oltre quella del mondo subacqueo. 

Tra queste spicca la ricerca di libertà, la resistenza all’oppressione rappresentata dalla mafia e, specialmente, la rivendicazione femminile (e femminista) della parità di genere che passa attraverso la sessualità. 

Quest’ultima, non un trend da seguire, ma una necessità cui già otto anni fa, un po’ più lontani dal pinkwashing dilaniante, il regista, agli albori dell’ideazione del film, intendeva seguire. 

Niente da aggiungere su quest’ultimo argomento, se non la dedica del film da parte di Lorenzi a due donne speciali scomparse troppo presto dalla sua vita: Ludovica, amica privata, e Michela Murgia, l’amica pubblica, “la cittadina del mondo” come la definisce il regista.

Così Lorenzi disvela un po’ quello che è il fine ultimo del cinema, e dell’arte in generale, quella voglia di preservare dal tempo una persona cara, ricordare un cambiamento significativo, trasmettere l’universalità delle emozioni e, al contempo, affrontare la vita: 

“I film nascono così, un po’ per l’arte un po’ per desiderio di raccontare un cambiamento. Nella parte finale del film assistiamo ad un desiderio, il desiderio di ribellarci. Credo che la ribellione sia legata a ciò che abbiamo dentro, alle emozioni. Il viaggio che fanno queste due donne è legato alle emozioni. Il cinema secondo me è questo. Io ho cercato di fare questo con un film piccolo ma con uno sforzo produttivo enorme reso possibile dall’aiuto di tante persone.”

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