Oggi – 2 febbraio 2022 – è morta a Roma Monica Vitti (pseudonimo di Maria Luisa Ceciarelli), vinta dall’Alzheimer che l’ha allontanata dalla scena già dal 2001. A comunicare il triste annuncio è suo marito, fotografo di scena e regista Roberto Russo, che le è stato accanto in tutti questi anni.
La Vitti è la diva del cinema italiano e protagonista della Trilogia dell’Incomunicabilità in bianco e nero di Michelangelo Antonioni, oltre ad essere l’unica “mattatrice” della commedia all’italiana di Alberto Sordi, accanto a Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni.
Debutta nel ’55 nell’Adriana Lecouvreur di Guido Salvini e da quel momento si lascia travolgere dallo spirito silenzioso dell’Antonioni di film quali L’Avventura, La Notte, L’Eclisse e Deserto Rosso, ancorandosi all’espressiva verve e alla voce roca che incarna il pathos del suo estro lirico. Ricordiamo, inoltre, il suo ruolo in “La ragazza con la pistola” di Mario Monicelli, “Dramma della gelosia” di Ettore Scola, “Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa” di Marcello Fondato, “La Tosca” di Luigi Magni con il mitico Gigi Proietti, “Polvere di stelle” di Alberto Sordi. Partecipa anche alla miniserie “L’Alfiere” di Anton Giulio Majano e presta la sua inconfondibile voce nel film “Il grido” di Antonioni.
Ha vinto cinque David di Donatello, tre Nastri d’Argento, dodici Globi d’oro, un Leone d’Oro alla carriera a Venezia, una candidatura al premio BAFTA. La notizia della sua vita spezzata via e da sempre consacrata al cinema, sua ninfa e musa ispiratrice, lascia un vuoto incolmabile nei nostri cuori. Le sue parole risuonano anche da lassù:
“Io faccio un mestiere che è sempre in pericolo: siccome recitare è legato a uno stato d’animo si può diventare cattivi attori da un momento all’altro, basta che succeda qualche cosa nella nostra vita o nel nostro cervello e uno resta senza saper fare più niente come un falegname che ha il martello e non capisce cosa deve farci, come se non lo avesse mai usato prima […]. Le ore che io dedico al mio lavoro le dedico a me stessa: ogni cosa che io vivo è una cosa che io utilizzo nel mio lavoro. Mestiere e vita sono tutt’uno.”
Ci mancherai, Monica.