Si sono concluse domenica le elezioni brasiliane per il futuro Presidente del paese: i cittadini hanno scelto il leader di sinistra, Liz Inácii Lula da Silva, con il 50,83% dei voti. Lula ha superato il presidente uscente Jair Bolsonaro alla fine di un lungo testa a testa, accumulando soltanto il 49,17% dei voti. Una vittoria per un soffio, ma che di certo ha lasciato senza fiato Jair denunciando fin da subito l’inaffidabilità del sistema di voto.
Nessuna concessione di vittoria, se non fino a due giorni fa!
<<Hanno cercato di seppellirmi vivo ma sono qui. Sono qui per governare il Paese in un momento difficile, ma riusciremo a trovare le risposte. Il Brasile è tornato: è troppo grande per essere relegato a questo ruolo di paria nel mondo>>, queste le parole del neopresidente durante il suo primo discorso dopo l’elezione. La sua vittoria, una resurrezione per il Brasile!
Ma anche una non del tutto indifferente rimonta personale per Lula, politico 76enne che ha riportato la sinistra al potere in Brasile. Ebbene sì, perché è stato condannato per corruzione a 580 giorni di reclusione. Sentenze poi annullato dalla Corte Suprema, che gli hanno permesso di ricandidarsi e ritornare al comando del suo amato paese, dopo i precedenti mandati consecutivi tra il 2003 e il 2010.
Ma cosa si aspettano da Lula nel 2023? Innanzitutto, non più distinzioni all’interno dello stesso paese, sono tutti brasiliani e parte di un’intera famiglia. <<Vivremoin una nuova epoca di pace, amore e speranza. A nessuno interessa vivere in un Paese perenne,ente in guerra. È tempo di deporre le armi. Questo Paese ha bisogno di pace e unità. I brasiliani sono stanchi di combattere>>. Il neopresidente dovrà affrontare le sfide di un Brasile finora abituato ad una grave disuguaglianza all’interno del proprio popolo, a combattere contro la pandemia covid 19. La soglia della povertà è aumentata dal 2019 al 2021, sono diminuiti i tassi di alfabetizzazione e frequenza scolastica. Non mancano le urgenze ambientali, come la deforestazione in Amazzonia: <<Il Brasile è pronto per lottare contro la crisi climatica e per la deforestazione zero dell’Amazzonia. Il pianeta ha bisogno di una Amazzonia viva: un albero in piedi vale più di tonnellate di legna estratto illegalmente>>.
Bolsonaro rompe il silenzio
Il presidente uscente di destra Bolsonaro rompe finalmente il silenzio dopo la sua sconfitta elettorale. Da domenica, dopo lo spoglio, non si era pronunciato in merito all’esito elettorale, e non aveva concesso nemmeno la vittoria al suo avversario. Tra un morso e l’altro delle dita, Bolsonaro ha ringraziato i 52 milioni di elettori che lo hanno votato, affermando comunque di continuare a rispettare la Costituzione. Rimanendo in silenzio sul riconoscimento della vittoria di Lula, è stato divulgato un suo discorso tenuto presso il Tribunale supremo federale in cui sottolineava l’importanza della garanzia della libertà di movimento in relazione ai blocchi stradali, sull’inizio della transizione e nel riconoscere il risultato finale delle elezioni.
Il governo brasiliano, comunque, ha già dato avvia alla transizione con il presidente eletto cominciando da giovedì 3 novembre, con la formalizzazione del nome del vicepresidente Geraldo Alckmin.
Nonostante ciò e le promesse di Bolsonaro di continuare ad operare ed obbedire alla Costituzione, numerose sono state le proteste dei suoi fan elettorali. <<Capisco le proteste, motivate dall’indignazione per le elezioni. Ma non vanno usati i metodi della sinistra>>, ha detto Bolsonaro riferendosi ai blocchi effettuati dai suoi sostenitori sulle autostrade. La prima protesta si era registrata domenica sera nello stato del Mato Grosso do Sul: i dati registrati furono prima a quota 134, poi a 421 nella nottata. Sono rimasti 267 punti di protesta, con 42 cortei senza ostruzione del flusso dei veicoli, 136 blocchi parziali e 89 totali.
Non sono mancate testimonianze sui social media di agenti che incitano i manifestanti a resistere. A tal proposito sono state aperte delle inchieste e sono stati identificati gli agenti coinvolti.
Buon lavoro Presidente!