Nel capitolo intitolato «La società italiana al 2021» del 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, pubblicato il 3 dicembre scorso, si legge fra l’altro: «La società irrazionale. L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. E poi: il 5,8% è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone.»
Tali affermazioni, per una strana associazione di idee, rimandano la memoria a un vecchio libro pubblicato nel 1935 intitolato Mal d’Africa in cui l’autore – Riccardo Bacchelli – conferisce dignità di racconto romanzato agli appunti di viaggio del geografo ed esploratore italiano Gaetano Casati che fra il 1880 e il 1890 viaggiò nel cuore dell’Africa, in Sudan e in Equatoria, allo scopo di compiere rilievi geografici per conto del periodico L’Esploratore.
A proposito di una delle tante popolazioni indigene incontrate durante il viaggio dice ad un certo punto Bacchelli, riportando fedelmente gli appunti di Casati: «E così il nostro capitano (Casati n.d.r.) cominciò ad entrare nel mondo dei feticci e degli scongiuri, in un mondo dove gli uomini non distinguevano fra il fatto e l’immaginazione, e dove tutto ciò che si produceva, per quegli intelletti, aveva la stessa verità, in qualunque modo si fosse prodotto, favola o realtà, sentimento o ragione, sensazione o sogno.»
Accostare l’approccio “culturale” alla realtà di tanti nostri concittadini a quello di popolazioni che, alla fine dell’ottocento, praticavano cruenti riti tribali può apparire irriverente, ma, purtroppo, non lo è. E a chi obiettasse che là si trattava di un approccio condiviso da intere popolazioni mentre oggi si tratta solo di minoranze, è facile replicare che le percentuali citate dal Censis sono, sì, minoranze ma tradotte in numeri assoluti rappresentano comunque alcuni milioni di persone.
Perché, dunque, tanta irrazionalità? Lungi da chi scrive la pretesa di rispondere a una domanda così formidabile, ardua anche per chi della psicologia e della sociologia ha fatto una professione. Si può comunque affermare che l’irrazionalità è sempre stata e sempre sarà una componente dell’animo umano che talora può apparire in qualche individuo più di altri predisposto o in determinate particolari circostanze. Ma ciò che qui spaventa sono i numeri, che ne fanno un autentico fenomeno di massa. E in questa escalation non può negarsi una notevole dose di responsabilità a carico dei social e dei mezzi d’informazione.
I social hanno, insieme a innegabili meriti, il torto di accogliere con pari dignità e in modo del tutto acritico notizie vere e notizie false, considerazioni scientifiche e considerazioni antiscientifiche, pareri autorevoli e sciocchezze sesquipedali.
I mezzi d’informazione, soprattutto in tema di Covid e di vaccini vista l’attualità dell’argomento, ci mostrano i sostenitori dell’approccio scientifico – e fra questi si collocano anche coloro che nutrono perplessità di fronte a risultati che una scienza per sua natura non esatta come la medicina ha raggiunto in così breve tempo – e quelli dell’approccio antiscientifico, non come larga maggioranza gli uni e minoranza gli altri, e talora sembrano accreditare le tesi di due atteggiamenti contrapposti meritevoli della stessa dignità, come se si trattasse di elettori del centro destra contrapposti a quelli del centro sinistra, o di tifosi dell’Inter contrapposti a quelli del Milan.
Bene quindi ha fatto il Presidente Mattarella a rilevare come, sotto il profilo numerico, il rapporto fra gli uni e gli altri sia di 9 a 1, e bene ha fatto Enrico Mentana ad escludere i no vax dai suoi telegiornali e a scrivere testualmente: «Per me mettere a confronto uno scienziato e uno stregone, sul Covid come su qualsiasi altra materia che riguardi la salute collettiva, non è informazione, come allestire un faccia a faccia tra chi lotta contro la mafia e chi dice che non esiste, tra chi è per la parità tra uomo e donna e chi è contro, tra chi vuole la democrazia e chi sostiene la dittatura.»