A Perugia, la “sottile linea” di Klimt tra tabù e verità

La Galleria Nazionale dell’Umbria continua a illuminarsi dei riflessi della nuova mostra “Un capolavoro a Perugia KLIMT, Le tre età” organizzata dalla Direzione regionale dei Musei nazionali Umbria in collaborazione della Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, che introduce una nuova gradazione di ricerca nella storia dell’arte contemporanea.


L’esposizione del capolavoro di Klimt vedrà come suo momento privilegiato proprio questa estate, inserendosi in un piano museologico, che ha confermato di riscuotere notevole fortuna proprio nella precedente mostra sul ‘Mistero del Maestro di San Francesco’, prosecutivo del tematico rapporto arte-attualità.


L’idea quanto più attuale del superamento della “linea morale” all’interno di una sfera che si mantiene da millenni così parallela e intangibile alla logica umana come quella in cui è racchiusa l’Arte, non poteva che trovare un rifugio anche di timbro politico nella pittura klimtiana, in un tempo di discrasie ideologiche e di siccità culturale.


L’obiettivo della mostra d’altronde è già espresso nel titolo, far conoscere al largo pubblico la straordinaria carica innovativa che attraverso la fine dell’Ottocento occidentale, e non ultimo, attraverso lo sperimentalismo klimtiano, ha investito l’iconografia laica del soggetto femminile, che sino al pur estroverso clima romantico era connaturata, quasi congenitamente, all’iconologia mariana e biblica.

Il pittore austriaco fu ritenuto anche folle per questo. Fu emarginato dalla critica contemporanea proprio per aver demarcato egli tra i primi quella ‘sottile linea’ che specie nell’ambiente pittorico era stata oscurata tra l’ideologia eterodossa cristiana e la nostalgia cavalleresca popolare nell’ambito della figura femminile.


Il soggetto femminile, l’unico esprimibile in quanto già redento dal tomistico peccato originale, sarebbe continuato ad essere oggi categorizzato dal culto mariano. L’immagine laica della donna, ovvero quella che conosciamo oggi, non avrebbe trovato mai spazio all’infuori della veste di «madonna» se l’Arte più sensibile ed eversiva inaugurata dall’opera klimtiana non avesse decentrato il punto focale dall’elemento teologico al filosofico, sul solco del vicino tentativo di Nietzsche.


La pittura del grande capolavoro austriaco “Le tre età”, realizzato nel 1905, rifletterà sugli sguardi spettatori dei turisti che affollano le sale della Galleria perugina proprio il presupposto dell’Arte, cioè la trasfusione di nuovi spiriti, la coscienza preziosa della unità non solo familiare, ma sociale che nell’esclusivo concetto della donna noi non avremmo mai ereditato.
Un riflesso questo che continueranno a dare le sale della Galleria fino al 15 settembre, ma anche gioverà all’utilità non più astratta della museografia, quanto più alla nostra civiltà.

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