All-in Letta: perché Enrico non sta sbagliando nulla

Anche se molti militanti del Partito Democratico stanno prendendo le distanze dal Segretario del PD, il principe francese al Nazareno Enrico Letta sta facendo ragionamenti non più partitici ma elettorali.

Il puntare su due principali riforme come il ddl Zan e lo Ius Soli è una formula vincente ad ampio spettro: rimpolpa fondamentalmente l’elettorato.

Letta sa perfettamente che il futuro non sta più nell’alta borghesia, che comunque continua ad appoggiare – in parte – il Partito Democratico, ma nella nuova generazione e nei flussi migratori ingenti, che un domani diventeranno italiani. Una trasformazione, o anche una muta del serpente, per garantire quel che si chiama volgarmente voto d’opinione.

L’approccio comunicativo, che può sembrare sicuramente poco coerente e destabilizzante del PD fonda le proprie radici sul fatto che la politica ad oggi serve un nemico, o per lo meno stare su un piattino della bilancia avendo posizioni nette e decise. Nel primo punto nell’agenda di Enrico Letta c’è il ddl Zan.

L’ultimo è nel centro della cronaca politica attuale, dopo la situazione/polemica Fedez-Rai.

Situazione che ha smosso le coscienze più giovani e progressiste tramite l’utilizzo degli influencer con l’appoggio generale del mondo della musica, spettacolo ed intrattenimento ma non solo: le multinazionali e aziende cedono molto, per motivi spesso commerciali, al politicamente corretto, quindi schierandosi apertamente con le sensibilità LGBTQ presenti nel Paese.

In questo specifico caso l’elettorato è in polarizzazione mantenendo un trend di crescita progressivo piuttosto alto nella fascia 16-30. Quindi mettendo in cassaforte l’investimento di Letta.

Il secondo cavallo di battaglia è lo Ius Soli, argomento con cui il segretario ha iniziato la sua era nel primo insediamento. Il PD sa perfettamente che la natalità e riforme annesse ormai sono fuori dai radar elettorali: perché non più competitive come ci spiega chiaramente il report sugli indici demografici dell’ISTAT.

L’immigrazione massima che l’Italia sta cercando di gestire a mozzichi e bocconi per il PD rappresenta uno scrigno di voti quasi inestimabile, se la legge sullo Ius Soli passasse. L’analisi lucida di Enrico Letta è che per riposizionare al vertice dei sondaggi il Partito Democratico è necessario avere i voti dei nuovi italiani, quelli del futuro, quelli del post-Ius Soli.

Si rende conto, chiaramente, che il mondo si sta spostando sull’ala progressista più velocemente di quanto qualsiasi politologo avrebbe potuto immaginare: quindi il focalizzarsi sui diritti civili, in toto, non può che essere la scelta corretta. Detto ciò, è comprensibile che gli elettori del PD della prima ora non si sentano più rappresentati ma, se il populismo odierno è essere o diventare un nuovo partito di massa, Letta sta centrando perfettamente il bersaglio. Denotando, però, un certo snaturamento da ciò che è, ed ha rappresentato, la sinistra nell’ultimo mezzo secolo.

Ma il fallimento o la vittoria del segretario del PD è dentro le future urne. Quindi – per ora – chapeau Enrico.

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