Santa Cruz de la Sierra, Bolivia.
In tale città, il giorno 12 gennaio 2019, si è scritta una pagina di storia italiana, nonché sudamericana.
Difatti, una squadra speciale dell’ Interpol, (costituita da agenti boliviani, brasiliani ed italiani) ha catturato, nel tardo pomeriggio della giornata di cui sopra, Cesare Battisti.
Poche settimane fa, ci preoccupammo di ricostruire la vicenda inerente il terrorista italiano, cercando di seguire un “iter-storico”.
Nel precedente articolo furono messi in risalto alcuni interrogativi e dubbi su questa situazione paradossale.
Fra i tanti dubbi sorti, quello principale riguardò la volontà del Brasile di giungere ad una vera e propria conclusione.
La risposta (a tale dubbio) è stata netta.
Il Brasile, di Jair Bolsonaro, è stato il più valido alleato dell’Italia.
Il neo Presidente, infatti, ha agito in modo impeccabile sulla vicenda: assumendo una posizione ferma e di grande coscienza sociale, cosa che i suoi predecessori hanno omesso.
Cerchiamo ora, di ricostruire quanto avvenuto in quest’ultimo periodo, prima della cattura.
I giorni precedenti le festività natalizie, una squadra speciale dell’Interpol cominciò a ristringere il campo d’azione, per la ricerca del terrorista.
Le indagini condussero in Bolivia, territorio già conosciuto dal criminale italiano, dove egli aveva conoscenze e grande praticità di manovra.
Il timore era quello che Battisti potesse ottenere uno status a livello politico, simile a quello concessogli dal Presidente Lula.
Questa volta però, tale timore era stemperato da una grande volontà, di portare a termine l’operazione.
Ormai, Cesare Battisti era privo di protezioni di qualsiasi tipo (sia politiche che burocratiche); si attendeva solamente il suo primo errore.
Il 12 gennaio, alle ore 17.00 ora brasiliana (22.00 in Italia), durante dei sopralluoghi delle autorità nelle vie della città di Santa Cruz, un passante attirò l’attenzione dei militari, per via della sua camminata barcollante.
La fisionomia sembrava corrispondere proprio al latitante.
Le forze del luogo interagirono con i colleghi impegnati nella vicenda, così da procedere all’identificazione e poi ad un eventuale arresto.
Battisti non oppose resistenza all’accertamento della sua identità, e fu trasportato subito nella caserma locale.
Alle 11.36 del 14 gennaio 2019, Cesare Battisti, sanguinario terrorista italiano, è atterrato all’aeroporto di Ciampino, dal Falcon 900 (aereo del nostro Governo), dopo 38 anni di latitanza.
L’area era completamente occupata da militari, sia sul suolo che nello spazio aereo.
Dopo circa 10 minuti dall’atterraggio, Battisti è smontato dal mezzo; atteggiamento suo classico, espressione beffarda, ma questa volta caratterizzata da una smorfia di stanchezza, senza manette ai polsi.
Ad attenderlo, il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che hanno rilasciato anche delle dichiarazioni a tal proposito.
A livello di pena è difficile ora riferire con precisione, difatti l’ambito giuridico deve fare il suo corso nelle prossime ore.
Circola la notizia che Battisti possa rientrare nei casi del c.d. “ergastolo ostativo”, consistente nell’impossibilità, per i condannati all’ergastolo (per stampo di questo genere) di accedere a benefici penitenziari.
Sul punto è bene vedere l’ art.4-bis Legge sull’ordinamento penitenziario (L.26-07-1975, n.354): “Divieto di concessione dei benefici e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti”
Molto significative le parole del ministro Matteo Salvini: “L’arresto di Battisti è un punto di partenza e non di arrivo”.
Parole che suonano come una sorta di messaggio a tutti quei latitanti italiani sparsi per il mondo.
Aspetto fondamentale di questa vicenda è la fitta rete di rapporti instauratasi fra Italia e Brasile.
Questa è stata la chiave per giungere al risultato finale.
Una comunione di intenti, un rapporto intensificato nell’ultimo mese, che ha consentito di lavorare sottotraccia e senza intoppi alle autorità.
Questo legame non è da sottovalutare, perché proprio su questi aspetti Battisti ha giocato durante tutti questi anni.
La divergenza fra Stati, il non cooperare, politiche tolleranti anche verso terroristi.
Nell’ambito di questa operazione, un grande riconoscimento va alle nostre forze di polizia, che hanno condotto un’operazione difficile, quanto delicata, con la massima precisione.
Siamo giunti a quello che è l’ultimo tassello di una vicenda durata più di trent’anni.
Ora tutte quelle vittime, tutte quelle persone toccate da quest’essere avranno una porzione di soddisfazione (se così può esser chiamata) che sembra quasi un raggio di sole nel mezzo di un buio incolmabile.