Da Papa Francesco a Draghi: storie della scorsa settimana

Una settimana può essere un periodo di tempo ristrettissimo, se paragonato ad un’era geologica. Rappresenta un’enormità se paragonato all’aspettativa di vita di una falena.

È il lasso temporale più idoneo, invece, per valutare cosa accade nella vita di tutti i giorni. Cosa sarà accaduto nella scorsa settimana?

I tesserati fidelizzati a +Europa sono meno dei residenti di un medio condominio romano

Che +Europa non fosse propriamente un movimento politico con milioni di iscritti, era cosa risaputa. Che fosse una polveriera altrettanto, realtà confermata nell’ultima assemblea nazionale, conclusasi con la sfiducia al tesoriere Valerio Federico e con gli addii di Emma Bonino e del segretario Benedetto Della Vedova.

Poco male, per chi sostiene che i micropartiti siano un dramma per la democraticità, che deve tenere conto spesso di attori con più parlamentari eletti che elettori. Il dato curioso, e molto, è invece quello riportato dal dirigente Carmelo Palma, relativamente agli iscritti al partito.

27.11.2018, avvio della discussione sulla creazione del regolamento interno del partito: 1.348 iscritti.
18.1.2019, ultima data utile per la votazione: 4.491 iscritti.

30.10.2020, avvio della discussione sul regolamento interno del partito: 699 iscritti.
7.12.2020, ultima data utile per votare il regolamento interno: 2.462 iscritti.

Curioso che nel momento in cui si debba procedere a votazioni (e quindi, di conseguenza, a “scalare il partito”), il numero degli iscritti triplichi. Ancor più curioso se si osserva il numero degli aderenti al movimento continuativamente nei suoi 3 anni di vita, dal 2018 al 2021: 376 iscritti. Morale della favola? Gli iscritti storici del partito sono meno dei residenti di un qualsiasi condominio di Roma.

Il Papa afferma che la Chiesa non può benedire le unioni omosessuali e gli omosessuali si arrabbiano

La Chiesa, durante il magistero dell’odierno Papa, come mai si è aperta nei confronti delle unioni tra individui dello stesso sesso: spesso scontentando le anime conservatrici in seno alla stessa, spesso venendo incontro ai diritti degli individui e alla loro libertà di assecondare la propria sessualità.

Ma la Chiesa, in quanto tale, è un’istituzione millenaria, con le sue regole e determinati limiti invalicabili sul suo istituto cardine, quello matrimoniale: dare ordine e forma giuridica ai diritti degli individui che compongono coppie omosessuali – restando, quindi, nell’alveo del diritto civile nazionale – non significa minimamente sovrapporre le unioni civili all’istituto religioso del matrimonio: il matrimonio, per la Chiesa, è il fulcro della società, attiene all’istituzione della famiglia composta da uomo e donna ed implica fattori antropologici e sociali, di dogma. Cosa profondamente diversa dalla legge dei singoli Stati.

Una precisazione, vale la pena di dirlo, assolutamente non necessaria per chiunque avesse la minima contezza di ciò che significa la parola matrimonio all’interno della sfera religiosa, che non attiene l’ordinamento laico nazionale. Evidentemente, vale la pena precisare: la Chiesa cattolica ha un suo preciso credo, cui non può né deve venire meno.

Per questo esiste un ordinamento nazionale, mutevole a seconda delle lune e delle volontà politiche, ed un ordinamento religioso, millenario e consolidato: con buona pace di chi non riesce a far uso diligente del proprio intelletto.

È presto per fare bilanci su Draghi, ma la sua scelta nella comunicazione paga

Sarebbe da sciocchi, con poco tempo passato dal suo insediamento, sostenere per partito preso che Draghi sia migliore, peggiore o uguale a Conte: sicuro è che ha capito da subito quale sia stato il vero e proprio tallone d’Achille del predecessore.

La comunicazione.

Ed è così che si ritrova ad optare per conferenze stampa sobrie, fatte di sciorinamento di dati, di slogan ridotti all’osso, di un’estrema riservatezza preliminare sui contenuti, di un linguaggio diretto, tanto nei modi quanto nella forma.

Nessuna diretta su Facebook, nessuna bozza di DPCM “rilasciata casualmente” ore prima della presentazione ufficiale, nessuna gola profonda da Palazzo Chigi, nessun “vi concederò”, “distanti oggi per abbracciarci domani”, persino nessun “bazooka con una potenza di fuoco notevole”. Non sarà molto e non basta per superare l’esame, ma di sicuro la scelta è decisamente apprezzabile.

La Turchia abbandona la Convenzione europea contro la violenza sulle donne di Istanbul

Che la Turchia possa abbandonare un trattato vincolante può far storcere il naso, ma è nel suo potere. Che la Turchia possa abbandonare un trattato vincolante posto a tutela della condizione femminile può far storcere molto il naso, ma è nel suo potere. Che la Turchia possa abbandonare un trattato vincolante posto a tutela della condizione femminile di cui si fece promotore nel 2011, tanto da chiamarlo “Convenzione di Istanbul”, è decisamente paradossale.

Andiamo con ordine: la Convenzione del 2011, promossa dalla stessa Turchia – nello scorso decennio un Paese privo di legislazione a tutela della donna – obbligava i governi ad adottare leggi di contrasto alla violenza domestica, alla violenza coniugale e alla tristissima ed ancora attuale piaga delle mutilazioni genitali femminili.

Con la scelta attuata pochi giorni fa, Erdogan scopre sempre di più la sua scelta di campo: venir meno alla tutela della figura femminile. Decisione già di per sé infelice, che si va a sommare alla scelta di belligeranza geopolitica nei confronti della Grecia e di Cipro, oltre che delle mire mai nascoste di espansionismo nell’area mediorientale. Scelte che pongono l’Europa di fronte ad una presa di coscienza, doverosa ancorché tardiva: questa Turchia può aspirare a diventare un membro UE? Trovare una risposta è più semplice di quanto possa sembrare. E la risposta non è positiva.

1 commento

  1. Chiunque si iscrive o fa una donazione a +Europa compila un form via sito, individualmente, approvando la privacy proposta, dove indica i propri dati certificando dunque la propria identità e ponendosi nelle condizioni di essere contattato personalmente, così come rendendosi disponibile anche a qualunque verifica diretta.

    Le donazioni superiori ai 500 euro, per legge, vengono pubblicate con il nominativo del donatore sul sito e sul portale della Camera, donatore che deve anche firmare una “dichiarazione congiunta” nel caso le sue donazioni annuali superino i 3000 euro.

    +Europa è l’unico partito, con Radicali Italiani, che pubblica queste informazioni in formato aperto, in un file Excel scaricabile.

    Sono molti di più quelli che non si sono iscritti con diritto di voto congressuale rispetto ai 412 iscritti ogni anno a +Europa, sono:

    1. I 1747 iscritti nel secondo anno di +Europa, anno senza congressi.
    2. I 126 iscritti quest’anno senza diritto di voto al prossimo Congresso (che vanno dunque sommati ai precedenti raggiungendo il totale di 1873).
    3. I 2581 iscritti del primo anno, che non hanno votato al Congresso fondativo pur avendone diritto.
    4. Gli iscritti attuali che pur avendone diritto, non voteranno al prossimo Congresso.

    Questo precisato va respinta l’idea che chi si iscrive per, o anche per, partecipare al momento democratico massimo di un partito possa essere considerato iscritto di serie B.

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