In queste ore la Polizia del carcere di Siracusa ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Milano Anna Magelli su richiesta dei P.M. dr. Alberto Nobili e dal dr. Enrico Pavone nei confronti di un tunisino di 37 anni che durante la sua detenzione, in diverse strutture carcerarie, e in particolare presso un carcere del milanese dove aveva fatto proselitismo cercando di reclutare nelle file dell’ISIS un detenuto suo connazionale.
A scoprire l’attività di istigazione a delinquere finalizzata al terrorismo è stata la Polizia penitenziaria del Nucleo Investigativo Centrale (ormai conosciuto per le sue brillanti operazioni come N.I.C.) che a seguito dei contributi forniti dai Reparti di Polizia penitenziaria di Opera, Asti e Sassari ha sviluppato a livello centrale una complessa attività di indagine coordinata dalla Procura di Milano.
Il detenuto tunisino ha posto in essere una pericolosa attività di indottrinamento ideologico al fine di convincere i suoi connazionali a combattere in Libia e in Siria, facendo credere che avrebbe potuto fornire sostegni economici ai familiari dei detenuti che si trovavano in Tunisia.
Dall’attività di indagine spicca la specialità del lavoro svolto dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, incentrato sulle affinate abilità di analisi e correlazione di isolate notizie e di singole informazioni, altrimenti a sé stanti, provenienti dai Reparti del Corpo, che vanno a consolidare il metodo d’indagine rendendo possibile la ricomposizione e lo sviluppo del quadro investigativo finale che nel caso in specie con la direzione della Procura di Milano ha consentito di ricostruire quanto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare.
Il soggetto non è stato mai perso di vista dagli investigatori del NIC in quanto era già noto per una precedente articolata attività investigativa coordinata dalla Procura di Roma e sempre condotta da quella squadra investigativa. In quella circostanza il tunisino dopo una articolata attività investigativa venne condannato nel novembre del 2017, con rito abbreviato, ad anni 4 e mesi 8 di reclusione per 270 bis c.p. in seguito riconvertito con una pena di anni 4 e mesi 6 di reclusione per la riformulazione del reato con l’articolo 302 c.p.
Anche in quella circostanza grazie all’osservazione intramurale disposta dal NIC per rischio di radicalizzazione violenta di matrice confessionale, il soggetto aveva evidenziato che, nonostante i continui trasferimenti per motivi di sicurezza in tutte le carceri in cui era transitato, si poneva a capo di gruppi di preghiera, da lui stesso formati, che si riunivano all’interno della sua camera detentiva durante le ore di socialità. Dalle indagini, motivo per cui gli uomini della Polizia penitenziaria del NIC non hanno mai sottovalutato le sue potenzialità di proselitismo, emergeva come soggetto fortemente carismatico che cercava di imporre il proprio credo a tutti i detenuti anche con enigmatici comportamenti diretti alla sopraffazione e all’esaltazione degli attentati.
Di pari passo, con la creazione dei suddetti gruppi, il detenuto tunisino assumeva un comportamento fortemente conflittuale con il personale della Polizia Penitenziaria, tanto da incorrere in numerosirilievi disciplinari anche a causa delle aggressioni perpetrate.
Nello specifico, nel corso di quell’attività investigativa il NIC dimostrò il suo inserimento nell’organizzazione terroristica Ansar Al Shari’a interrompendo, come accaduto oggi con la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare di Milano, l’opera di proselitismo e di reclutamento di adepti che, una volta in libertà, avrebbero potuto loro volta essere anche protagonisti di atti terroristici anche in Italia.
Il NIC è un Reparto specializzato che si contraddistingue nello svolgimento di indagini in materia di criminalità organizzata e di terrorismo, oltre che per coordinare le attività investigative delle proprie articolazioni regionali e territoriali. E’ il servizio centrale di polizia giudiziaria del Corpo e si caratterizza da anni quale vera e propria eccellenza nell’espletamento dell’attività investigativa in ambito penitenziario, sia essa di iniziativa o su delega dell’Autorità Giudiziaria.