La rivoluzione della gentilezza, il volto della tenerezza, gli occhi della sofferenza, i tratti somatici di quella orgogliosa rinascita. La plastica rappresentazione del trionfo della vita contro l’atroce abominio del nazifascismo.
La memoria storica, non solo utile ma anche necessaria, di un drammatico buio storico da ricordare costantemente. Il sorriso di chi ha sempre il sole dentro anche avendo attraversato tempeste che, noi giovanotti, non osiamo neanche immaginare.
Dividersi su Liliana Segre è antistorico, anacronistico, irreale e perfino profondamente sbagliato. Dividersi sulla memoria è un errore. Lei non ha colori di parte ma solo strisce tricolori, segno di appartenenza ad una grande Paese.
Lo stesso Paese che, nel mondo virtuale soprattutto, invece si chiede perché una anziana novantenne sia andata in Senato per due giorni consecutivi. In piena pandemia, senza vaccino ancora fatto, con un virus che miete centinaia di vittime al giorno. In media, la maggior parte, anche della sua stessa età. Eppure L’Italia si è diviso, soprattuto quella che viaggia solo in rete.
La nonna Segre, mi sarà concesso umilmente questo affettuoso appellativo, va in Senato con tutti i rischi e pericoli annessi e connessi. E lo fa per senso di responsabilità, lo fa perché una crisi in piena pandemia non è forse la strada migliore. Perché in questo c’è si un fondo di irresponsabilità. Ma questa è politica, è dibattito a volte anche stucchevole. Che sicuramente non merita giusto spazio in queste righe. La senatrice a vita quel dibattito invece, proprio a Palazzo Madama, lo segue per ore. Anche il giorno dopo la fiducia al governo Conte. Chissà cosa avrà pensato veramente nonna Liliana, me lo chiedo da nipote che aveva una nonna che oggi, più o meno, avrebbe avuto la sua stessa età. Si sarà ancora emozionata per gli applausi a Paolo Borsellino: come tutti gli altri, con i brividi sulla pelle, si alza in piedi. Ed anche per lei si alzano in piedi, mentre al microfono c’è il presidente emerito dell’aula Pierferdinando Casini. In piedi ad applaudirla. Liliana Segre è la memoria che ci permetterà di non avere, nel futuro prossimo, devastanti salti nel passato. Liliana Segre è la memoria che permette la libertà. E su questa, davvero, non possiamo nè dobbiamo mai desistere o dividerci. Perché noi, la maggior parte di noi, non conosce la privazione di libertà, la costrizione ideologica e la follia estremista. Siamo stati solo fortunati, davvero. Di non aver avuto l’infanzia di nonna Liliana, di aver vissuto e conosciuto solo la libertà.
La stessa che oggi, ancora, ci permette di dividerci e vedere presunte casacche politiche, anche sulla senatrice a vita. Sbagliando, ma in piena libertà. Per la quale diciamo grazie anche a Lei, cara nonna Liliana. E anche scusa, perché ci sarà ancora una volta chi, leggendo queste righe penserà che la sua profonda responsabilità coincida solo con una precisa partigianeria.
Ci scusi senatrice, abbiamo la libertà ma spesso dimostriamo di non esserne all’altezza.