Qualche giorno fa l’euro ha compiuto vent’anni. Il primo gennaio del 1999 fu introdotta la moneta unica, accolta da molti con speranza, nel segno di un’unione fra Stati non solo politica, ma anche economica. Il nuovo millennio: un’espressione tanto altisonante quanto spaventosa, all’epoca. Sono trascorsi solo due decenni, eppure molti cittadini hanno iniziato a ripudiare la moneta comune. Nostalgici della lira? Non esattamente. In verità, si tratta di nostalgia di un periodo senza crisi, più florido. Molti tra coloro che criticano l’euro, nascostamente invece attaccano le tasse alte, la classe dirigente, i potenti, la casta europea e i piani alti in cui abita.
O, forse, inveiscono contro l’euro semplicemente perché allora avevano venti anni in meno.
Ad ogni modo, il regalo di compleanno dell’euro sarà il ritiro delle banconote da € 500.
La Bce ha motivato la scelta con l’obiettivo di combattere il riciclaggio di denaro, che soprattutto negli ultimi anni è stato uno dei primi nemici della ripresa economica. Comunque, la banconota manterrà il suo valore e potrà essere sempre cambiata, per un periodo illimitato.
Perciò, non c’è da allarmarsi. Non ci sono “draghi” nella Banca Europea intenzionati a danneggiare i cittadini con l’inizio dell’anno. Anzi, tutti dovremmo inaugurare il 2019 con il proposito della fiducia nelle Istituzioni, nazionali e comunitarie. Riporre fiducia vuol dire credere in un progetto, con razionalità e obiettività, senza piegare la schiena davanti ad esso. Se qualcosa non va, si denuncia con valide argomentazioni. Ma non si scuote la testa, senza sapere il motivo per cui la si agita. Ecco che, se qualcuno agisse in tale maniera, avremmo meno economisti da caffè e Corriere dello Sport, più persone che anziché parlare tacciono.
Spesso, alla fine, il silenzio è intelligente. E risparmia anche qualche insulto.