“Oggi l’Italia si risveglia”, ha twittato il premier Conte stamane, in occasione del Vaccine Day per l’Europa. Una data simbolica, che rappresenta la forza della scienza, ma rischia di inaugurare una stagione di grandi difficoltà, se la campagna vaccinale non sarà messa a punto in maniera ottimale. Lo scorso 20 febbraio, Mattia, il “paziente uno” di Codogno, veniva ricoverato in condizioni gravi. La sua agonia è stata la prima esperienza tramite la quale la gente ha capito la gravità del virus; poi è stato un susseguirsi di contagi e decessi. Oggi, 27 dicembre, si apre un nuovo capitolo, mentre si chiude un anno con un’incognita in più, ovvero l’efficace distribuzione del vaccino, malgrado la gioia della scoperta.
Maria Rosaria Capobianchi è la direttrice del laboratorio di virologia dell’Inmi Spallanzani, tra le prime tre persone vaccinate in Italia. “Mi sento benissimo, sono emozionata, ma ancora più che emozionata sono inorgoglita” e ha aggiunto che “non possiamo cantare vittoria”. Parole sante, perché la sfida arriva adesso. E racchiude molti interrogativi, di diversa natura.
L’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha pubblicato una FAQ in cui risponde a diverse domande, presumibilmente frequenti tra gli italiani. Tra di esse, alcune riguardano da vicino diritti costituzionali: la libertà di spostamento una volta vaccinati; la possibilità, si legge, “di tornare alla vita di prima”; se saranno vaccinati solo i cittadini italiani; se il vaccino sarà per tutti e via proseguendo. Quanto menzionato, considerato l’alto valore giuridico che sta alla base di tali diritti, non può avere la sua fonte nelle “domande frequenti” del sito internet dell’Aifa. Urge un dibattito parlamentare, che coinvolga maggioranza e opposizione, dal quale possa nascere una legittimazione del Legislatore.
Questo è solo un esempio dei tanti nodi che dovranno essere sciolti intorno alla distribuzione dell’antidoto. E toccherà a Domenico Arcuri, a oggi l’uomo con più responsabilità in Italia, scioglierli e dare atto agli italiani del buon lavoro. I precedenti del suo operato in collaborazione col governo, tuttavia, non fanno ben sperare.
Ecco perché la sfida inizia ora, come sopra scritto. Il V-Day non è la fine dell’incubo, semmai l’inizio del lento risveglio. Le immagini dei camion che hanno scortato le dosi di vaccino partite dal Belgio hanno fatto il giro del mondo e, al netto delle critiche, era giusto che venissero accompagnate così. Lì c’era la più grande scoperta scientifica, economica, geopolitica e medica degli ultimi cinquant’anni, e forse più. Ora occorre che, metaforicamente, quel trattamento minuzioso riservato al vaccino venga adoperato anche nei mesi a venire. Una delle priorità è intraprendere una campagna mediatica senza precedenti, non tanto per obbligare tutti a vaccinarsi, anche se la somministrazione collettiva è fortemente consigliata, ma per informare bene la gente sul vaccino. Far capire cos’è, cosa contiene, quali effetti può avere, spiegare, cioè, a tutti ogni dettaglio in maniera chiara e semplice. Se il Cts e il governo continueranno a parlare di vaccino soltanto sui giornali o in televisione in modo equivocabile e tramite dichiarazioni flash, senza rivolgersi sinceramente al pubblico, anzi provando a mettere in bella luce se stessi, la fine del tunnel è ancora lontana.
Quindi, la giornata di oggi è molto importante, ma pur sempre simbolica. Per sconfiggere la piaga del Covid-19, purtroppo, bisognerà superare il simbolo, per arrivare alla realtà e a ciò a cui esso si rivolge.
In tal caso, la vita e il futuro del mondo.