Arriva dalla sede di Bruxelles del Parlamento europeo la notizia dell’accordo provvisorio trovato ieri nel negoziato tra gli eurodeputati e il Consiglio europeo sulle condizioni per l’erogazione dei fondi europei agli Stati membri. L’accordo sul meccanismo di condizionalità prevede infatti che nessun fondo dell’UE possa essere assegnato a uno Stato qualora esso non dovesse rispettare lo Stato di diritto e ovviamente i diritti fondamentali, civili e politici dei suoi cittadini, come la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti
delle minoranze.
Ad annunciarlo è stato il tedesco Sebastian Fischer su Twitter, in qualità di
funzionario della Germania che al momento detiene la presidenza del semestre europeo, sottolineando come, seppur l’accordo preliminare rappresenti un passo fondamentale per i negoziati in corso sul pacchetto del bilancio Ue, esso debba attendere ancora l’approvazione finale dal Parlamento e dai ministri dell’UE.
Le azioni di sanzione previste nel meccanismo, secondo quanto riportato dall’ufficio stampa del Parlamento europeo, verrebbero attivate non solo nel caso in cui uno Stato membro violi l’accordo danneggiando direttamente il bilancio, come nei casi di corruzione e frode, ma anche qualora sussista il pericolo che lo faccia, includendo nello stesso meccanismo un’azione di prevenzione e di tutela nei confronti dell’UE e
dei suoi valori.
L’accordo prevederebbe inoltre uno specifico articolo, voluto dagli eurodeputati, in cui si chiarisce apertamente la portata delle violazioni tutelate dal meccanismo, come il verificarsi di minacce all’indipendenza della magistratura, la mancata correzione di decisioni arbitrarie o illegali e le limitazione dei rimedi giuridici.
Garantiti sarebbero comunque i finanziamenti destinati ai beneficiari finali dei fondi europei che altresì verrebbero penalizzati a causa della violazione commessa dai loro governi: l’eurocamera avrebbe infatti insistito per implementare, all’interno del meccanismo, la possibilità di presentare un reclamo alla Commissione europea attraverso una piattaforma web, in modo tale da assicurare che questi ultimi beneficiari ricevano gli aiuti dovuti.
L’ultimo punto messo in luce dall’eurocamera riguarderebbe una sintesi del
funzionamento del meccanismo: la svolta sarebbe rappresentata dal traguardo raggiunto dai parlamentari nel ridurre il tempo a disposizione da parte delle istituzioni dell’UE per adottare le misure contro lo Stato membro che violi l’accordo, accorciandolo ad un massimo di 7-9 mesi.
La Commissione, dopo aver accertato l’esistenza di una violazione, proporrà di attivare il meccanismo di condizionalità contro un governo dell’UE. Il Consiglio avrà quindi un mese di tempo per adottare le misure proposte (o tre mesi in casi eccezionali) a maggioranza qualificata. In ultima istanza la Commissione avrebbe inoltre la possibilità di diritto di convocare il Consiglio per garantire il rispetto di tali scadenze.