A otto giorni esatti dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il Senato a maggioranza Repubblicana ha approvato la nomina del giudice federale Amy Coney Barrett come nuovo membro della Corte Suprema. Il giudice Barrett andrà dunque a sostituire la compianta Ruth Bader Ginsburg, giudice ed icona liberal deceduta poco più di un mese fa all’età di 87 anni. La nomina di Barrett rappresenta per molti versi un capitolo di importanza storica e comporta molte implicazioni: indipendentemente da chi vincerà le elezioni, è già possibile affermare che l’eredità di Trump nella storia degli Stati Uniti è stata posta definitivamente al sicuro.
La Corte Suprema negli Stati Uniti è formata da nove giudici, nominati dal Presidente in carica e confermati dal Senato a maggioranza assoluta. Essa rappresenta il massimo organo giudiziale degli Stati Uniti, con il compito di valutare la conformità costituzionale delle diverse leggi e sentenze disputate. La Corte, una volta analizzati i casi, delibera a maggioranza assoluta dei membri. Ciò assume fondamentale importanza in un sistema di common law che si basa sul principio dello “stare decisis”: le sentenze emesse dai giudici inferiori sono vincolanti e rappresentano un precedente giuridico che può essere richiamato in casi successivi. Se ciò non fosse abbastanza per rimarcare quanto la corte suprema influenzi la cosa pubblica statunitense, è bene ricordare che l’incarico di giudice della corte suprema è l’unico a vita negli USA: i membri non possono in alcun caso revocati da parti esterne, neanche dal Presidente.
Ma perché la nomina di Barrett rappresenta dunque un precedente così controverso?
Innanzitutto, mai un giudice era stato nominato così a ridosso di un’elezione presidenziale: basti pensare come nel 2016 la nomina della giudice Garland da parte di Obama ben otto mesi prima dell’elezione fu osteggiata dalla maggioranza repubblicana in Senato, risultando in un nulla di fatto. Allora l’argomento vincente fu che era compito del presidente successivo nominare il nuovo giudice. Adesso, la stessa maggioranza ha approvato Barrett con una maggioranza di 52-48. In secondo luogo, questa è la terza nomina del Presidente Trump presso la Corte Suprema, che si ritrova ad essere composta da 6 membri nominati dai Repubblicani e 3 nominati dai Democratici, con un equilibrio nettamente in favore dei conservatori. Infine, la stessa Amy Coney Barrett è un personaggio che fa parlare di sé: 48 anni, spiccatamente conservatrice, hanno fatto discutere le sue posizioni pro-life e contrarie all’Obamacare. Professoressa di Diritto Costituzionale presso la Notre Dame University, è l’unico membro dell’attuale Corte a non aver frequentato le università di Harvard o Yale. Viene descritta come un’accademica tanto brillante quanto rigorosa nell’applicare la filosofia dell’“Originalism”: per ciò si intende un’interpretazione letterale della Costituzione e una contestualizzazione del testo nell’epoca storica in cui è stato scritto, invece che come carta viva da essere interpretata.
La nomina di Barrett rappresenta dunque uno spostamento a destra della Corte di durata generazionale: casi come Roe v. Wade, che nel 1973 legalizzò l’aborto negli Stati Uniti, potrebbero essere dichiarati incostituzionali; l’Obamacare, tanto invisa ai Repubblicani, potrebbe essere sostanzialmente modificata realizzando ciò che il GOP non è mai riuscito a compiere in 10 anni. E infine, Trump si assicura una maggioranza schiacciante qualora l’elezione del 3 Novembre fosse contestata e dovesse essere valutata presso la Corte Suprema (come avvenuto nel 2000 nell’elezione tra Al Gore e G. W. Bush, con quest’ultimo risultante vincitore). Da qualsiasi lato la si guardi, il Presidente ha ottenuto una vittoria fondamentale non solo per sé stesso, ma per tutta l’America conservatrice.
L’immagine e la sostanza della vita politica degli Stati Uniti saranno influenzati da questa nomina almeno per i prossimi 30 anni: come eloquentemente detto dal leader della maggioranza Repubblicana McConnell, “prima o poi perderemo la Casa Bianca e molto di quanto fatto fino ad ora sarà cambiato. Ma non questo”.