Capolavoro di uno dei più amati, tormentati, inquieti scrittori del Novecento, “Narciso e Boccadoro” narra la vita e l’amicizia di due giovani sullo sfondo della grigia e fredda Germania rinascimentale.
La vicenda si svolge all’inizio in un convento, dove Narciso è già monaco, insegnante e brillante studioso, mentre Boccadoro vi viene condotto dal padre, per proseguire gli studi e, così spera l’austero padre, prendere i voti monastici e abbracciare la vita religiosa.
L’incontro tra i due ragazzi è un capolavoro di descrizione e narrazione, i due protagonisti si guardano e si riconoscono come simili, si sentono vicinissimi, riconoscono nell’altro la stessa grandezza d’animo, la stessa “superiorità” pur essendo irrimediabilmente diversi… Passione e spiritualità, istinto e razionalità questi sono Boccadoro e Narciso… ardore e rinuncia, Yin e Yang, il nero e il bianco… sfaccettature di un’anima unitaria.
Narciso è l’asceta, il maestro, colui che cerca di svincolare la sua spiritualità dalla realtà, di elevare la sua anima al di sopra delle passioni umane, lui comprenderà subito la natura così diversa di Boccadoro, la sua anima tormentata, capirà anche quale sarà il fine ultimo della loro bella amicizia: aiutare l’amico a ritrovare se stesso.
Boccadoro sente l’ ”attrazione” verso Narciso, anche se, a differenza del suo amico, vive l’amicizia e l’affinità a un livello più istintivo. Convinto in tutti i modi dal padre a entrare in convento, Boccadoro non immagina di aver represso in sé la sua vera natura, “Hai dimenticato tua madre… hai dimenticato te stesso….” Sarà la rivelazione del giovane monaco al suo amico.
Boccadoro, però, non è l’unico a trarre vantaggio dall’amicizia con Narciso, anche lui può dare molto: capacità di amare, di prendersi cura di qualcuno, Narciso, l’asceta, il puro, dedito agli studi e alla preghiera, scoprirà nel loro rappporto, la dolcezza di un sentimento umano senza il quale nessuno può dirsi completo. Narciso può accettare l’amicizia di Boccadoro, proprio perché riconosce in lui un’anima superiore, come la sua, anche se totalmente diversa.
Come può un ragazzo dimenticare se stesso… come può dimenticare la madre? Durezza dell’educazione e norme sociali che, in ogni tempo, ci indicano ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è consentito e ciò che non lo è. Narciso però è un “maestro”, un educatore che ognuno di noi vorrebbe avere e con una frase risveglia la vera indole di Boccadoro.
Dolore e sofferenza accompagnano la scoperta di Boccadoro, ma finalmente è libero, libero di amare sua madre e di vivere la “sua” vita, perché, come rivelerà in fin di vita al suo amico, guida e maestro, “senza una madre non si può amare, senza madre non si può morire”.