Il cancellierato tredicennale che ha modellato e condizionato l’intera politica europea sin dal 2005 sembra ormai essere inesorabilmente destinato a concludersi. L’arduo e, probabilmente, ingrato compito che questo “articolo”- analisi si prefigge di portare a termine consiste in uno studio del contesto tedesco ed, in particolare, del suo centro-destra per meglio inquadrarne orientamenti e rotta.
È certamente doveroso introdurre il “merkellismo”,collocandolo nella tradizione del conservatorismo moderato tedesco,condito di ordoliberalismo e disciplina nell’ambito economico-finanziario, basata sul principio “ErstSparen, Dann Kaufen”(“prima si risparmia, dopo si spende”). Sebbene protagonista indiscusso di una stagione politica, nonché ideologia dominante all’interno della cerchia dei presentabili del Partito Popolare Europeo, il percorso politico della Cancelliera è segnato da innumerevoli scontri e rotture interne al partito, un travaglio spesso malcelato, fatto di decisioni spesso sofferte da parte delle minoranze interne. Partiamo da questo punto per cercare di comprendere come il potere di Angela sia ancora ben presente nella CDU e sarà particolarmente difficoltoso sbarazzarsene, anche per le evidenti ragioni anagrafiche (la Cancelliera è nata nel 1954, ed è ancora politicamente giovane, sebbene la sua esperienza sia stata già ampiamente collaudata). E la data del 7 dicembre 2018 costituisce soltanto la conferma che il solco tracciato da Merkel continuerà a dominare lo scenario politico europeo, ed il suo più grande protagonista di riferimento (il PPE). Le primarie per la leadership del maggiore gruppo di riferimento del centro-destra in Germania hanno, infatti, prodotto la vittoria di Annegrette Kramp-Karrenbauer,fedelissima della Cancelliera ed ex governatrice della piccola regione (Lander) del Saarland, al confine tra Germania e Francia. Karrenbauer si definisce una cristiano-democratica centrista; ha appoggiato Merkel nella sua gestione della crisi migratoria e,soprattutto, nella decisione di accogliere i rifugiati provenienti dalla Siria. La politica delle “porte aperte” non ha, tuttavia,entusiasmato una buona parte della CDU (come i risultati del rivale Merz al secondo turno certamente confermano): il 48,25% avrebbe probabilmente desiderato un cambiamento netto rispetto alla guida, da molti ritenuta sin troppo moderata, di Merkel. Merz avrebbe rappresentato sicuramente un’alternativa all’esagerato (per numerosi militanti e simpatizzanti dell’Unione Cristiano-Democratica) moderatismo della Cancelliera.
Ciononostante,è evidente come il partito sia de facto diviso a metà; non un monolite, dunque. Tuttavia, lo “scontro” interno, sebbene spesso nascosto al pubblico, non è destinato a placarsi, non questa volta.Osservare i sondaggi aiuterà a confermare questa tesi: la Unionsparteien è data al 29%, un dato molto inferiore alle iniziali aspettative e palesemente differente rispetto a quello che portò la Cancelliera a vincere nel 2013 (41,5%). Ciò che fa riflettere maggiormente è l’osservazione di un’ulteriore flessione financo se il confronto viene effettuato guardando i dati delle elezioni parlamentari del 2017 (32,9%). Risultati preoccupanti per la CDU, ma“Se Atene piange, Sparta non ride”. È, infatti, possibile rilevare come la SPD versi in una situazione considerevolmente peggiore (è attualmente al 14%). Ma alla luce dei risultati sarebbe innegabilmente imprescindibile una disamina attenta delle rilevazioni, e ciò potrebbe condurre a spiegare l’outcomein funzione delle politiche del Governo, evidentemente non molto gradite. Una conferma di ciò emerge anche dal quadro cristallino che le elezioni bavaresi hanno dipinto: la discesa al 37% della CSU (un buon risultato sicuramente, ma molto inferiore alle performance solitamente registrate dai Cristiano Sociali nelle elezioni precedenti). È, inoltre, imperativo constatare l’ascesa di FW (FreieWähler Bayern),gruppo conservatore/ecologista, nonché il trend di ripresa di FDP (liberali conservatori). Tutti segnali di una certa dose di insofferenza nei confronti dell’Unione (CDU-CSU) per la gestione del fenomeno migratorio e per la vicinanza ai socialisti.
Ciò nondimeno, l’incognita più grande rimane quella relativa all’orientamento e agli assetti del futuro centro-destra europeo, e questi dipenderanno indubbiamente da come Kramp-Karrenbauer deciderà di affrontare i nodi più spinosi. Le opportunità della Difesa unica europea, come pure quelle dell’integrazione dell’Unione e delle sue politiche di allargamento, saranno affrontate alla luce di una visione pragmatica e articolata? Daranno una spinta ad un federalismo ragionevole e moderato? Come si potranno coniugare le posizioni della CDU con quelle di Kurz o del centro-destra francese? Domande complesse, che sicuramente riceveranno soluzioni adeguate.Nell’attesa, continueremo ad osservare inquieti, ma anche fiduciosi.