“Renoir è un pittore sopravvalutato!” “Gli alberi nel mondo reale sono belli e gli occhi umani sono catalizzatori delle emozioni umane. Se dovessi credere a lui, gli alberi sarebbero una collezione di disgustose linee ondulate e gli occhi neri come se fossero colorati con i pennarelli!”
E’ stato persino scritto: “Dio odia Renoir”, questo per catalizzare l’attenzione di un nutrito numero di gente che oscilla fra la devozione e il fanatismo.
Tutto questo mare di odio deriva da un gruppo di Haters di Renoir seriali che nel 2015 ha dato vita a un vero e proprio movimento per l’abbattimento del mito del pittore impressionista, noto per le sue scene gioviali all’aria aperta, per le sue donne sorridenti e radiose e per quella impressione tattile piuttosto nebulosa e rarefatta.
“Renoir fa schifo!” urlano sui social. Invocano la lungimiranza del pubblico e li invitano a rendersi conto della sua assoluta sopravvalutazione. Non solo, chiedono alle istituzioni museali di rimuovere le opere del maestro, in modo da non oltraggiare più le cornee di chi va nei musei in cerca di bellezza. Celebre il picchetto davanti al Museum of Fine Art di Boston.
La cosa indubbiamente affascinante è vedere come questa onda di pensiero si allinei a quello che era il pensiero dell’epoca dello stesso Renoir. Ovvero, nella Parigi di fine Ottocento, le linee confuse e impressive di Monet, Renoir, Pisarro, Caillebotte, Degas e gli altri, vennero tacciate – esattamente come ora- di essere lontane dalla resa realistica e accademica che tanto volevano all’Accademia.
Ma qui non siamo a Parigi, non siamo all’Accademia. E il vilipendio di questi Haters di Renoir fa molto pensare.
Da dove deriva tutto questo? Il suo modo di dipingere rende la realtà troppo “fumogena”, distante dal dato fattuale, troppo molle e lanuginosa per essere vera. Semplicemente il suo stile è disgustoso e lui è un grande ciarlatano. Questo il pensiero dell’ideatore del movimento, Max Geller, e dei suoi seguaci (ad oggi 14,2 mila) nella loro pagina Instagram renoir_sucks_at_painting
https://www.instagram.com/renoir_sucks_at_painting/?hl=it
Forse non hanno mai visto le opere di un signore pelato che rendeva le forme del mondo cubiche e squadrate; oppure di un altro che si limitava proprio a rendere tutto in puri colori primari.
Perché non odiare anche loro?
L’odio deriva, in parte, da ciò che non si comprende. Almeno questo recita il manuale di Psicologia per principianti. Ma allora perché non odiare anche i vari esponenti dell’arte contemporanea e imperscrutabile. Duchamp dovrebbe essere visto come il diavolo!
Provando per un secondo a “empatizzare” il loro punto di vista, può darsi che la loro critica a Renoir derivi da un semplice sentimento di avversione verso un tipo di arte che vorrebbe essere tendente al realismo, ma che non ci riesce per lo stile volutamente soffice. Un balsamo per gli occhi che a loro brucia.
Se alcuni artisti sono volutamente ieratici e difficili da comprendere, andargli contro potrebbe sembrare come un atto di inutile disfattismo: se non capisci la sua immensa poetica, è un problema tuo che sei ignorante ed arido.
Invece, agire contro un mostro più sacro di Renoir, significava perdere in partenza. Andare contro quella famosa sfilza di artisti che piacciono a tutti, anche se non tutti sanno perché.
Renoir probabilmente rappresentava un connubio ideale tra “artista famoso”, “stile opinabile” e “personaggio attaccabile”. Il fatto che il suo fosse un realismo, ma con una patina di impressione che probabilmente era solo sua e non della collettività – come faceva Monet – lo rendeva una vittima sacrificale contro il narcisismo pittorico che non tiene conto del favore del pubblico.
Pensare che Pierre-Auguste Renoir, l’uomo, il pittore, il ciarlatano, pur di continuare a dipingere si legò i pennelli alle mani, visto che non poteva più usarle per via dell’artrite. Solo per amore dell’arte e della gente. Dal momento che viene considerato un esponente della joie-de-vivre, forse il più romantico e amante delle persone fra tutti i suoi colleghi, dire che fa schifo forse significa veramente essere molto annoiati o molto incapaci di comprendere. Eppure, lui spiegava ciò che faceva con molta semplicità:
<< Non ho regole, né metodi; chiunque può esaminare quello che uso o guardare come dipingo, e vedrà che non ho segreti. Guardo un nudo e ci vedo miriadi di piccole tinte. Ho bisogno di scoprire quelle che fanno vibrare la carne sulla tela. Oggi si vuole spiegare tutto. Ma se si potesse spiegare un quadro non sarebbe più arte. Vuole che le dica quali sono, per me, le due qualità dell’arte? Dev’essere indescrivibile ed inimitabile… L’opera d’arte deve afferrarti, avvolgerti, trasportarti>>
Ma questo, gli Haters di Renoir, forse non lo sanno...