Le parole di Draghi: una chiamata alle armi dell’etica

Il già presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha aperto con un significativo discorso il 40esimo Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, senza folla per via del Covid. Se l’ultima volta che ha parlato ha scosso la politica europea, questa volta ha scosso la politica italiana. Seppur il discorso ha fatto molto eco, è stato sottovalutato e trattato come l’ennesimo invito a seguire determinate politiche economiche, mentre è stato un invito più grande, di portata etica, morale e per certi versi storica.

Draghi ha nominato la parola crisi 7 volte durante il discorso, ma ha nominato ben 13 volte la parola “incertezza”, la quale è conseguenza della crisi e fonte di paralisi delle nostre attività e decisioni. Nel quadro economico-sociale frutto della pandemia, che descrive M.D. c’è “un solo aspetto della nostra personalità dove questa incertezza non ha effetto: ed è il nostro impegno etico”, che anzi “trova vigore nelle difficoltà della situazione presente”.

Il messaggio diventa quindi esplicito. Draghi chiarisce che dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche, ma non dobbiamo rinnegare i nostri principi. Quindi ribadisce: “Non voglio fare oggi una lezione di politica economica ma darvi un messaggio più di natura etica per affrontare insieme le sfide che ci pone la ricostruzione e insieme affermare i valori e gli obiettivi su cui vogliamo ricostruire le nostre società, le nostre economie in Italia e in Europa.”

Ma perchè un’economista dovrebbe fare sproni etici e non economici?

L’Economia cerca di rispondere a come massimizzare l’utilizzo delle risorse scarse.

La Politica risponde alle priorità del loro utilizzo. Ma quali priorità ha la politica?

L’attenzione è all’oggi, non al domani. Essa è concentrata alle prossime elezioni e non alle prossime generazioni. Si traduce in sussidi, bonus, e non in istruzione, formazione, ambiente. Per M.D. “I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri.”

Mario Draghi chiama in causa la morale dei governanti: “Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi.”

Le risposte che guardano al presente non sono bocciate, ma non bastano. Secondo Draghi “Si è evitato che la recessione si trasformasse in una prolungata depressione. Ma l’emergenza e i provvedimenti da essa giustificati non dureranno per sempre. Ora è il momento della saggezza nella scelta del futuro che vogliamo costruire”

Draghi invita sostanzialmente a non fantasticare sulle soluzioni degli anni ‘70 come la monetizzazione del debito o la svalutazione. Invita piuttosto ad ispirarsi allo spirito del dopoguerra.

“Si pensi ai leader che, ispirati da J.M. Keynes, si riunirono a Bretton Woods nel 1944 per la creazione del Fondo Monetario Internazionale, si pensi a De Gasperi, che nel 1943 scriveva la sua visione della futura democrazia italiana e a tanti altri che in Italia, in Europa, nel mondo immaginavano e preparavano il dopoguerra. La loro riflessione sul futuro iniziò ben prima che la guerra finisse, e produsse nei suoi principi fondamentali l’ordinamento mondiale e europeo che abbiamo conosciuto.”

La riflessione deve allora iniziare subito.

Qualsiasi ricostruzione che verrà sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo. Mario Draghi auspica che sia “buono” e non “cattivo” e cioè che sia usato a fini produttivi e non improduttivi. Ai giovani i governi devono rendere conto di ogni soldo
speso a debito.

Ricorda che “Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani” Si dovrebbe rendere conto a loro di ogni soldo speso a debito.

“Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza.” afferma interrotto da un lungo applauso. Ai giovani bisogna mostrare che “il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro.”

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