La politica italiana sta attraversando un periodo fatto di scontri, divisioni, resistenze e guerra tra partiti e correnti.
Continua il braccio di ferro tra la nostra nazione e la Comunità europea e quella internazionale. Sulla manovra lo scontro è ancora aperto con il Governo che deve assolutamente trovare una soluzione per evitare una “procedura d’infrazione” che avrebbe delle conseguenze gravissime per tutti noi.
Vanno avanti le trattative con Bruxelles che batte sulle pensioni e “quota 100”, visto l’impatto che questa avrebbe sulla tenuta dei conti della previdenza. Intanto Salvini contrattacca e avverte che “smonterà la legge Fornero pezzo per pezzo” mentre il Movimento 5 Stelle non cede sul reddito di cittadinanza, provvedimento sul quale Di Maio si gioca gran parte della sua credibilità.
Vista la già complessa situazione, a scuotere ancor di più gli animi e a generare maggior tensione, arriva anche il rapporto analitico di Goldman Sachs.
La nota banca d’affari, con sede a New York City, accende non pochi campanelli d’allarme su quelle che saranno le conseguenze della manovra giallo-verde annunciando serie ripercussioni.
“L’Italia getta una nube scura sullo scenario dei mercati in Europa, e le cose potrebbero dover peggiorare prima di vedere un miglioramento. – Scrivono gli analisti statunitensi, secondo i quali servirebbe – una pressione aggiuntiva del mercato” per ottenere “un cambiamento di politiche fiscali che comporti un compromesso con le autorità europee”.
Solo “una volta che la nebbia si sarà diradata”, Goldman Sachs avrà “diverse ragioni per rimanere strategicamente costruttivi”. Parole che suonano, obbiettivamente, più come minaccia che altro.
Al netto però di ogni considerazione politica, tutti dovremmo convenire che oggi l’Italia ha bisogno di unità e sentimento d’appartenenza.
La partita che si sta giocando, sul piano internazionale, è complessa nonché delicata e sicuramente non può essere gestita senza una maggioranza che dimostri comunione di intenti.
Comunione di intenti che è mancata quando il Governo ha deciso di non aderire al “Global Compact for Migration”, accordo intergovernativo sotto l’egida delle Nazioni Unite che cerca di dare risposte globali al problema della migrazione.
L’11 e 12 dicembre, a Marrakech, l’Italia non parteciperà alla conferenza Onu che sarà chiamata ad adottare formalmente l’accordo.
Anche su questo polemiche e spaccature, con Roberto Fico che non è riuscito ad astenersi dal far sentire la sua voce, ovviamente fuori dal coro.
Secondo il Presidente della Camera, l’Italia dovrebbe aderire al Global Compact, aprendo così, de facto, un fronte avverso al Ministro dell’Interno.
Intanto, mentre in casa nostra continuano le polemiche, al G20 si chiude un’importante accordo tra Usa e Cina: tregua commerciale di 90 giorni.
Durante questo periodo, il Presidente americano Trump e quello cinese Xi, si incontreranno di nuovo per definire un piano che eviti nuove tensioni commerciali, assicurare il successo delle relazioni commerciali tra i due paesi e l’apertura dei reciproci mercati.
Oltretutto la Cina “sosterrà gli sforzi” per un secondo summit tra Usa e Corea del Nord, dopo quello di Singapore dello scorso 12 giugno.
Donald Trump, ancora una volta, dimostra che esiste un populismo capace di guardare agli equilibri internazionali, sperando che possa essere d’esempio agli esponenti del Governo italiano.