NextGenerationEu: Tutte le risposte sul Recovery fund

Today we’ve taken a historic step, we all can be proud of”

Con queste parole la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha commentato l’accordo sul Recovery fund, giunto dopo 4 lunghi giorni di trattative in seno al Consiglio Europeo. In questo approfondimento cercheremo di chiarire ogni dubbio sul Recovery fund.

In cosa consiste l’accordo?

I 27 Paesi membri dell’Unione europea hanno dato mandato alla Commissione di indebitarsi per una cifra record di 750 miliardi. Questi soldi saranno raccolti sui mercati direttamente dalla Commissione e poi distribuiti ai singoli Paesi sotto forma di prestiti (360 miliardi) e sussidi (390 miliardi). Per la prima volta si prevede che la Commissione si indebiti sul mercato e che generi entrate direttamente. Dal 2021 una plastic tax europea contribuirà a finanziare il fondo mentre meno certa è l’applicazione di una carbon tax alla frontiera e della digital tax a partire dal 2023.

L’accordo dovrà essere ratificato dalla gran parte dei parlamenti nazionali prima di diventare operativo.

Chi ha vinto la trattativa?

Rispetto alla bozza iniziale curata da Francia e Germania i paesi frugali hanno strappato un mix con meno sussidi e più prestiti, il cosiddetto freno di emergenza ( un meccanismo che permette ai singoli paesi di mettere in discussione l’erogazione di fondi ), e dei rebate, ovvero sconti sul bilancio europeo, per ben 27 miliardi.

L’Italia dal canto suo, con il cambio del meccanismo di ripartizione ottenuto in zona Cesarini, otterrà più prestiti di quanto previsto inizialmente. Ha giocato una partita a parte l’Ungheria che ha ottenuto una attenzione più blanda allo Stato di diritto.

Per giungere a una quadra complessiva si è usciti dal perimetro del RF. Se si considerano solo quanto si verserà nel fondo e quanto si riceverà dallo stesso i paesi che guadagneranno dal piano sono Italia, Spagna, Polonia, Grecia, Romania, Portogallo, Croazia, Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Lituania, Lettonia. Andranno praticamente in pareggio Malta Estonia e Cipro. I paesi che ci rimetteranno sono la Repubblica Ceca, Lussemburgo, Finlandia, Danimarca, Belgio, Austria, Irlanda, Svezia, Olanda e soprattutto Francia e Germania.

Quanto ci guadagna l’Italia?

Secondo il Messaggero il nostro paese riceverà 127,4 miliardi di prestiti a lunghissimo termine che dovrà restituire tra il 2027 e il 2058. Riceverà anche 81,4 miliardi di sussidi diretti. Si stima però che dovrà contribuire con 40,6 miliardi al fondo stesso. Al netto di impegni e prestiti guadagneremo dunque circa 40 miliardi. Con i prestiti guadagneremo qualche altro miliardo in interessi risparmiati visto che la Commissione si indebiterà sui mercati strappando tassi più bassi di quelli che strapperemmo noi.

Con che criterio si distribuiranno i soldi?

Nel 2021 e nel 2022 il criterio guida per i fondi che saranno erogati con il Recovery sarà quello della disoccupazione relativa al periodo 2015-2019: più è alta, più soldi arrivano. Dal 2023 il criterio sarà la perdita del Pil nel 2020 e quella cumulativa, sempre del Pil, nel 2020-2021. Poichè soffriamo una disoccupazione relativamente alta e stiamo soffrendo un crollo del Pil robusto, godremo di più aiuti di altri e più di quanto previsto inizialmente.

Quando arriveranno i soldi?

Il fondo ha diversi capitoli che saranno gestiti direttamente dalla Commissione. La gran parte invece ( 672,5 miliardi ), appartenenti al capitolo per la ripresa e la resilienza, saranno distribuiti ai vari Paesi tra il 2021 e il 2023. Circa 146 miliardi dovrebbero arrivare nei prossimi due anni. Di questi circa 20 miliardi ad Ottobre a coprire le spese già sostenute per il Covid. 63 miliardi dovrebbero arrivare nel 2023.

Quali saranno le condizioni per avere i soldi?

I paesi dovranno definire un piano ( cosiddetto Recovery Plan ). Dovrà essere triennale (2021-2023) e dovrà essere presentato in autunno. I piani presentati dagli Stati membri saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, in base alle proposte presentate dalla Commissione. I piani saranno riesaminati e adattati, ove necessario, nel 2022 per tenere conto della ripartizione definitiva dei fondi per il 2023.

La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario (Cef), gli sherpa dei ministri delle Finanze. Se in questa sede, “in via eccezionale”, qualche paese riterrà che ci siano problemi, potrà chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio Europeo prima che venga presa qualsiasi decisione ( cosiddetto freno di emergenza ).

Che Europa ci aspetta?

Questo piano arriva insieme ad piano di acquisti della Banca Centrale da oltre 1200 miliardi di euro e ad un piano da 540 miliardi di prestiti a tasso agevolato per la disoccupazione, le spese sanitarie e il finanziamento alle imprese curato da Mes, Bei, e Sure. Resta però più significativo di tutti gli altri perchè anche se non è il primo “salvadanaio comune” creato dall’Unione Europea..

  • É il primo ad essere gestito da organi politici e non tecnici
  • É sostanzialmente il primo sensibile aumento del bilancio europeo
  • É sostanzialmente la prima forma di mutualizzazione del debito in Europa
  • Getta le basi per un fisco europeo

In pratica è il primo passo che l’Europa compie da stato federale, e non da semplice mercato comune. Non a caso il nome ufficiale che gli ha dato la Commissione èNextGenerationEu

Che Italia ci aspetta?

L’Italia stagnava già da prima del Covid tra bassa crescita, bassa produttività, denatalità, debito pubblico e debito pensionistico. Nel 2019 non avevamo ancora raggiunto il PIL del 2007. Un piano del genere appare come l’ultima vera chance per invertire la rotta. Non so cosa ci aspetta ma il mio auspicio è che coglieremo l’opportunità per uno scatto di maturità e non solo perché dobbiamo seguire delle condizionalità.

Per approfondire sono disponibile le conclusioni del Consiglio

https://www.consilium.europa.eu/media/45118/210720-euco-final-conclusions-it.pdf

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