«Caro Patrick ti scrivo,
Così mi distraggo un po’».
Avrebbe scritto così Lucio Dalla, sapendoti lontano. Lontano dalla Bologna che ti aveva accolto per studiare, dagli amici come Amr, il quale ha avviato una petizione da 220.000 anime (https://www.change.org/p/l-egitto-liberi-subito-lo-patrickgeorgezaky-freepatrick-liberatepatrick) per chiedere la tua scarcerazione.
Perché mai un ventisettenne, dovrebbe aver bisogno di amici che lottino per la propria scarcerazione? Perché mai un ventisettenne dovrebbe essere interrogato dalla sicurezza nazionale egiziana, per 17 ore, bendato ed ammanettato? Che poi, come se non bastasse, l’hanno fatto incuranti della tua asma. Ci vuole veramente tanta forza per vivere, combattendo il proprio respiro. Forse ciò che è più naturale. Quasi come amare.
Non trovi, Patrick? Forse a qualcuno non piaceva sentirti parlare di diritti civili, di diritti umani. Ti ricordi di Sarah?
Eri già in carcere quando si è suicidata. Perché vedi, alla fine, l’Agenzia di sicurezza nazionale che l’ha arrestata aveva ragione: le torture, le violenze e le aggressioni sessuali alla fine avrebbero fatto breccia.
Sai Patrick, fra qualche settimana potrai chiamarmi “Dottore” perché finalmente sarò laureato. Nonostante questo, non potrai farlo. Non perché abitiamo in città diverse e nessuno dei due conosce l’altro personalmente ma perché tu, dal 7 febbraio, sei nel carcere di Tora al Cairo per colpa dei tuoi pensieri.
Caro Patrick, recentemente sei riuscito a scrivere alla tua famiglia, gli hai scritto che presto sarai libero e che stai bene. Da queste tue parole sono rimasto veramente confortato eppure ho paura.
«Paura di cosa?» chiederai tu. Dopotutto non sono certo io quello che viene torturato per le proprie idee. Eppure ho paura. Paura di vederti nella cronaca nera. Paura di immaginare un paese che continua ad arrestare e a far sparire persone come fosse polvere da nascondere sotto al letto.
Ho paura di svegliarmi in un mondo dove le persone vengono torturate per la sola colpa di amare.
Ho paura, perché non ho più bisogno di svegliarmi.
Ho paura perché già vivo in questo mondo.
Tuo,
Riccardo