Le chiamano “eccellenze italiane”. E hanno ragione. Sono così buone, così gustose, così eccellenti che mandano fuori di testa chiunque, anche chi (la testa) l’ha usata poco. Matteo Salvini, patrono dell’italianità e influencer agroalimentare di successo, non ha rinunciato a un’appetitosa vaschetta di ciliegie mentre Zaia, che a Salvini dà non poche preoccupazioni, parlava di mortalità infantile.
Se il leader leghista non avesse sbagliato un colpo negli ultimi mesi, gliel’avremmo fatta passare come una bagattella in buona fede. Invece no, l’episodio è solo l’ultimo di una lunga serie di errori strategici, che hanno contribuito a far crollare la Lega nei sondaggi. Chissà se Salvini dovrà rivedere la sua “Bestia”, la quale forse è invecchiata e si è fatta claudicante.
Certo è che il virus ha ristabilito, almeno, la volontà di fare affidamento sulla competenza, piuttosto che sulla parola.
È finito il tempo delle chiacchiere, è iniziato il tempo delle ciliegie. Che, lentamente, cadono a terra e marciscono.