In Italia il sistema scolastico poggia su due colonne portanti, la scuola pubblica statale e quella pubblica paritaria. Quest’ultima, in parole povere, è la scuola pubblica gestita da altri soggetti diversi dallo Stato.
Nel Paese sono presenti attivamente circa 12.000 scuole paritarie, frequentate da 900.000 alunni e che danno lavoro a circa 180.000 dipendenti. Come sancito dalla Costituzione, assolvono il diritto di una libera scelta educativa, ma è un cammino ancora in salita, per via dei vari governi che in parte per ideologia, in parte per limitare gli aumenti della spesa pubblica, non danno lo stesso peso a questi istituti.
Una legge di vent’anni fa parificherebbe nei fatti le due tipologie di scuole – pubblica e paritaria – ma è sotto gli occhi di tutti che, concretamente, in termini di risorse economiche non è così.
Dagli insegnanti della paritaria pagati meno dei colleghi della statale al punteggio dimezzato maturato negli anni di servizio presso una scuola paritaria per le graduatorie dei concorsi pubblici, dalla mancata carta del docente, alla parte di materiale informatico non dotato a loro dallo Stato, che non ha permesso, se non con sforzi personali, il pieno svolgimento delle lezioni nel periodo della didattica a distanza a causa del coronavirus.
Una visibile incongruenza con la piena attuazione dei principi della normativa è verificabile anche nell’ultimo Decreto del Governo, in piena pandemia, il così detto DL “Rilancio”. Questo ha indotto le scuole paritarie ad uno sciopero del 19 e 20 maggio, con la conseguente apertura di ieri da parte del Governo, che ha visto però solo aggiungere al fondo 70 milioni, oltre agli 80 già stanziati nel “Fondo Nazionale per il Sistema integrato di educazione e istruzione“ per sostenere le paritarie, con la causale del mancato versamento delle rette o delle compartecipazioni da parte di chi usufruisce del servizio scolastico, fino all’età di 16 anni, in ragione della cessazione delle lezioni scaturita delle disposizioni anti-pandemia Covid 19.
Ben poco, dunque, rispetto agli 1,5 Miliardi stanziati al Sistema Scolastico Nazionale. Non solo, la polemica insorge dallo stanziamento limitato agli studenti solo fino a 16 anni, non condiviso dal settore, e dall’irrisorio stanziamento della messa in sicurezza delle scuole. Oltre alla problematica della mancata erogazione della cassa integrazione per la maggioranza di tutti i lavoratori dipendenti del Paese, che mettono ancor di più in ginocchio questo settore.