Siamo quasi a giugno: i maturandi sono in preda alla disperazione, ormai si sa. Hanno capito che il loro esame sarà la scusa buona per “vedere come si fa a mandare la gente a scuola col Covid” e affronteranno un orale con tutte le discipline, cittadinanza e costituzione e la famosa alternanza scuola lavoro (quasi quasi era meglio la vecchia terza prova).
I ragazzi di nomaturità2k20, i famigerati Studenti a distanza, hanno inoltrato un comunicato stampa e diffuso una comunicazione su tutti i loro canali social: oggi, si fa sciopero e non si seguono le lezioni in didattica digitale. Chi aderirà allo sciopero scriverà con un rossetto, su foglio bianco, l’hashtag #lascuolasiamonoi. La scelta del rossetto è interessante: punta forse a far circolare più in fretta le foto e le stories della protesta, ironizzando sul fatto che tutto il web ritiene che il ministro dell’istruzione, Lucia Azzolina, dovrebbe scegliere una tonalità di rossetto più appropriata alla sua carnagione.
Fanno bene? Fanno male? Sono i maturandi dell’anno del Covid: qualcuno di loro ha perso un familiare; qualcuno non vede un professore da mesi, nemmeno online; se sono privatisti, non potranno nemmeno svolgere l’esame a giugno, ma dovranno farlo a settembre e perderanno la possibilità di accedere ai corsi universitari. Nessuno di loro è stato considerato o ascoltato dal ministro, che continua a ribadire che la didattica digitale funziona.
Forse dovremmo ascoltarli, quantomeno perché bisogna sempre dubitare di chi è troppo sicuro di ciò che dichiara. E anche perché, con ironia e correttezza, ci stanno dicendo anche loro quello che molti sbandierano da anni, e cioè che la scuola italiana ha davvero bisogno di ripartire da zero.